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Mabel Morri, la grande bellezza è anche nei piccoli fumetti

Ancora non tanti anni fa, se a scuola ti beccavano con un giornalino a fumetti erano guai. Adesso il fumetto non solo è utilizzato come strumento didattico, ma è studiato come vera e propria forma di arte. Tasnto che non si dice più neppure “fumetto”, ma graphic novel. E ormai si vende più in libreria che in edicola.

E di arte si tratta senza dubbio, basta considerare che anche per creare una semplice striscia bisogna possedere diverse qualità. Una di queste (forse la più importante), è senza dubbio la creatività. Il fumettista è prima di tutto un creativo, una persona che riesce a riproporre la realtà in un modo totalmente diverso, arrivando a creare un mondo alternativo e a volte anche fantastico.

La fumettista e illustratrice Mabel Morri, 42 anni, riminese, ha trovato questa chiave da circa 20 anni ed è riuscita a usarla sempre nel migliori dei modi. Lei sì, artista del fumetto, oltre ad aver collezionato numerosi premi e riconoscimenti, ha pubblicato diverse opere come, ad esempio, ‘Cinquecento milioni di stelle’, ‘Io e te su Naboo’, ‘Tiamotti’ e l’ultimo nato ‘Il giorno più bello’, che hanno avuto un certo successo di pubblico e critica.

Kia.CAVAGLIETTO(NOVARA)

Mabel, la creatività è una dote naturale o si può acquistare con il tempo?

«Io credo che tutti siano dotati di creatività. Magari non sempre prettamente nel settore artistico, ma anche solo ingegnarsi in qualsiasi campo. Conosco persone che sono come MacGyver e per me sono creative. Io, per esempio, non saprei da che parte iniziare, quando le vedo armeggiare con viti o martelli».

Quanto bisogna essere creativi e fantasiosi per disegnare fumetti?

«Sicuramente immaginare mondi e situazioni, interazioni tra personaggi e universi magari anche paralleli aiuta molto. Non la userei comunque fantasia come termine: dà tanto l’idea di qualcuno con la testa sulle nuvole per cui può disegnare fumetti. Disegnare fumetti è un lavoro, è una cosa seria, per la quale si studia e per la quale c’è una formazione. È vero che è un percorso lungo, sempre in divenire: Picasso all’inizio della sua carriera non era lo stesso Picasso della Guernica, si è evoluto come uomo e come artista e nei fumetti è la stessa cosa».

Bisogna essere anche un bravo autore di testi per creare fumetti?

«Non necessariamente. Ci sono formidabili interpreti in Italia, ma non tutti sono sceneggiatori. Io ho frequentato il Ginnasio e poi sono passata al Liceo Artistico, continuando gli studi artistici dopo la maturità».

Esistono molte donne che intraprendono questa strada?

«Ne esistono molte e valide in Italia, alcune giovani altre che ne hanno segnato la storia».

Si ricorda il primo fumetto che ha realizzato?

«I primi fumetti li ho disegnati intorno ai 10 anni, e non ricordo di cosa parlassero. Poi già a 16, arrotondando a un’età che racchiude simbolicamente l’adolescenza, ne ho disegnati tanti; oggi li riguardo con tenerezza, ricordando la me stessa di allora. Nel professionismo avevo disegnato un fumetto che parlava di scarpe e un altro, che mi è capitato qualche giorno fa tra le mani, ambientato sulle scale del Ginnasio. Storie brevi, i romanzi a fumetti sono arrivati dopo».

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Quante opere ha realizzato in questi anni?

«Tante. Ho quasi vent’anni di storie e disegni alle spalle. Sono molto legata ai fumetti dell’inizio, alle storie brevi e autoprodotte che sono state raccolte in volume come ‘Hai mai notato la forma delle mele?’ edito da Renbooks, ma anche a ‘Francis degli specchi‘ scritto da Lorenza Ghinelli, l’esperienza di Self Comics, e poi le storie lunghe, ‘Io e te su Naboo‘, ‘Cinquecento milioni di stelle’ e l’ultimo ‘Il giorno più bello’ edito da Rizzoli Lizard. Inoltre, ho realizzato le colonne della Chiesa di San Martino in Riparotta a Viserba di Rimini, lavoro di cui misuro l’importanza soltanto nel tempo».

Le colonne della chiesa di San Martino in Riparotta decorate da Mabel Morri

Le colonne della chiesa di San Martino in Riparotta decorate da Mabel Morri

Secondo lei, il fumetto può essere considerato una forma d’arte?

«Negli ultimi anni è sicuramente stato sdoganato, arrivando in ambienti e ambiti difficilmente immaginabili qualche tempo fa. Le candidature al ‘Premio Strega‘, credo siano un sintomo di un cambiamento nella considerazione di questo linguaggio. Se ne parla molto di più sui giornali, in televisione e in internet. Ci sono molte più persone che ne apprezzano la bellezza. Per me è la forma d’arte più bella che esista e sembra che il mondo se ne stia accorgendo».

Oggi ci sono molti giovani che decidono di intraprendere questa carriera?

«Tanti e molto validi, quantomeno interessanti, sperando non si brucino. Un po’ come i giovani calciatori che se non funzionano subito li si brucia. Anche nel fumetto molti hanno qualità che con il tempo diventano segni e stili inconfondibili».

A cosa sta lavorando in questo momento?

«Al momento sto portando avanti qualche commissione e poi, principalmente, sto lavorando a un fumetto nuovo, un fumetto che mi sta dando tanto».

Nicola Luccarelli

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