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Maggio 2021? Chiamate la Sciarelli!


22 Maggio 2021 / Lia Celi

Forse è il caso di avvertire «Chi l’ha visto?» e aspettare che mercoledì sera l’infallibile Federica Sciarelli annunci con la sua voce tesa e accorata: «Siamo alla ricerca del signor Mese di Maggio, trentun giorni, che da diversi anni è sparito dalla sua abituale dimora, la stagione primaverile, fra aprile e giugno. Si presentava sempre il giorno della Festa del Lavoro e se ne andava poco prima della Festa della Repubblica. Appassionato di floricultura, in particolare di rose, ce lo descrivono come un mese solare, quasi estivo, specie verso la fine. Dettaglio molto importante: è un grande devoto della Madonna».

Se nei pochi giorni che ci separano da giugno non ci arriverà qualche segnalazione, sarà passato un altro anno in cui i trentun giorni fra aprile e giugno sono uno stallo meteorologico con il meteo che al massimo concede un “variabile”, quasi mai nei fine settimana in cui al sabato e/o alla domenica piove, e il termometro che si avventura raramente oltre i venti gradi e sconsiglia di archiviare calze e calzini e di accorciare le maniche.

E non è che dal primo giugno le cose cambiano di colpo, di solito la stagione si mantiene scorbutica almeno per l’inizio del mese, finché una notte qualcuno lassù accende il forno al massimo e non lo spegne fino a ottobre, sicché il primo weekend di sole e di caldo vero e proprio bisogna passarlo a casa a fare il cambio di guardaroba e a mettere via i piumoni che ci siamo tenuti fino al giorno prima.

D’accordo, non ci sono più le mezze stagioni, però maggio non era “mezza”, era già “tre quarti”, una prova generale d’estate, almeno dal 15 in su, con i fiori e gli alberi al massimo del rigoglio e dello splendore, e l’aria abbastanza tiepida per esaltare e diffondere i loro profumi ma ancora abbastanza fresca da non avvizzire fiori e foglie. Anche per questo era il mese dei matrimoni, perché bouquet e decorazioni reggevano più a lungo – vabbè che per quest’anno, a causa delle restrizioni anti-Covid, il problema ancora non esiste.

Era anche il mese in cui i riminesi ultimavano la tintarella che avevano cominciato già a prendere a Pasqua – si poteva stare ore in spiaggia senza scoppiare di caldo e ogni minuto passato sotto il sole si traduceva nella privilegiata e sana abbronzatura che ci distingueva dai turisti, ancora bianchicci come vermi a giugno inoltrato.

Al bar e al ristorante ci si sedeva solo fuori per godersi il carezzevole e non invadente tepore maggiolino – bè, il sedersi all’aperto è l’unica cosa che non è cambiata; quel che non c’è è il tepore, e mai come quest’anno agogneremmo di poterci sedere al chiuso.

Pure le rose sono costrette a un’infanzia prolungata: causa freddo la fioritura è pigra, i boccioli si aprono con lentezza guardinga, per paura di dover passare le notti a rabbrividire mentre il termometro scende perfidamente a livelli degno di marzo. «Ben venga maggio», cantava il poeta in un’epoca in cui mancava tutto – elettricità, antibiotici, automobili, Internet e Nutella – ma maggio era maggio, con i fiori, i nuovi amori e tutto il resto.

Dovendo proprio scegliere con la pistola alla tempia, personalmente farei a meno del mese delle rose e mi terrei l’epoca con l’elettricità, gli antibiotici eccetera. Però maggio mi manca, qualche giorno di tepore e profumo di fiori me lo farei volentieri.

Sciarelli, pensaci tu: dirotta uno degli inviati impegnati nelle ricerche di Denise Pipitone alla ricerca del mese scomparso. Noi intanto gli lasciamo un messaggio: caro maggio, torna da noi, almeno per l’ultima settimana. Se c’è qualche problema, lo risolveremo insieme. Te lo chiede anche la Madonna. 

Lia Celi

(foto di Roberto Nanni Bagno 99)