Il Capogruppo consiliare della Lega in Consiglio Comunale, a Rimini, Marzio Pecci, preannuncia una interrogazione, nel corso del Consiglio comunale di questa sera, sulla scomparsa delle opere d’arte dal comune di Rimini.
L’interrogazione si chiude – dichiara l’esponente leghista – con un appello all’autore del furto perché restituisca le opere, anche in modo anonimo.
“La recente notizia pubblicata dal Corriere Romagna il 9 dicembre 2019, a firma di Andrea Rossini, sulla scomparsa delle 30 opere dell’artista Gruau – anticipa il capogruppo leghista – non può passare sotto silenzio e non può essere archiviata senza prima aver fornito, da parte dell’amministrazione comunale e da parte dei responsabili del settore, i chiarimenti sulla vicenda.
Da quanto ho letto pare che i fatti risalgano agli anni 2006-2011 e che la scomparsa riguardi circa 30 opere che si sono volatilizzate dopo essere state appese per diverso tempo negli uffici di assessori e dirigenti.
Rene’ Gruau ha avuto un interessante legame con Rimini e la generosità manifestata verso la città, con la donazione di sue opere, deve essere difesa ed apprezzata per impedire che finisca nella sciatteria che, sempre più spesso, coinvolge il patrimonio pubblico sia esso statale, regionale e comunale.
Purtroppo l’illecita sottrazione di beni culturali – prosegue l’esponente della minoranza – dal patrimonio pubblico sono fenomeni diffusi e risalenti nel tempo e di diversa derivazione, che vanno dal furto alla appropriazione indebita o ad altre pratiche illegali, tutti uniti dal fil rouge del depauperamento del patrimonio pubblico, ma tutto questo non deve impedire a chi amministra di recuperare il patrimonio sottratto oltre a chiedere la punizione dell’autore o degli autori del furto.
Dunque è nostro dovere sollecitare l’Amministrazione comunale affinché venga istituita una Commissione di indagine che faccia chiarezza sull’accadimento dei fatti, permetta il recupero delle opere e che si attivi perché le indagini di polizia giudiziaria non restino confinate tra i muri del palazzo di Giustizia senza alcun seguito.
Come afferma diligentemente il giornalista, autore dell’articolo di stampa sul Corriere di Rimini, Andrea Rossini, “Chiunque li abbia presi non passava lì per caso: aveva accesso agli uffici e conosceva il menefreghismo del sistema. Il ladro stava nel Palazzo”.
Noi dobbiamo scoprirlo o, perlomeno, e glielo chiediamo con il cuore in mano, nell’interesse della città, che, anche in modo anonimo, restituisca – conclude Marzio Pecci – le opere sottratte al patrimonio comunale”.