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"Quando i decisori politici non hanno idee, possono comunque far finta di averne"


Matteo Montevecchi e le didattiche della violenza


23 Novembre 2023 / Redazione

Dobbiamo ringraziare il consigliere regionale Montevecchi, esponente di una destra così destra da far apparire azzardosi progressisti i cugini di FDI, per averle sparate così grosse (satanismo della sorella della vittima etc.) da suscitare una catena di opportune reazioni. Il manifesto delle donne e voci autorevoli come quella del vice-Sindaco di Santarcangelo Pamela Fussi invitano a una analisi seria della questione oltre che a sentimenti di solidarietà verso la famiglia colpita.

I fenomeni di violenza sulle donne, sui bambini e sugli anziani, in genere su soggetti con minori capacità di autodifesa accadono per l’assommarsi di didattiche subculturali di violenza, di vocazioni “naturali” e deficit di deterrenti credibili. Oltre ai casi eclatanti di omicidi e procurate invalidità, è da considerare che un numero elevato di donne rimane con il proprio compagno anche se non lo stima e non lo ama più temendo che -come talvolta succede- questi per vendetta si vendichi dell’abbandono maltrattando o uccidendo i bambini.

Quando i decisori politici non hanno idee, possono comunque far finta di averne. Come Montevecchi insegna, nell’attuale sistema politico e’ tutta questione di comunicazione e la vuota comunicazione può sostituire il nulla, almeno dal punto di vista e di potere del decisore. Il governo fornito di voti ma non di autentica progettualità che piace al consigliere può solo “fare ammuina”, dare ad intendere che fa “qualcosa”. Magari trenta ore di chiacchiere per alcuni mesi con uno psicologo, come se la violenza fosse solo questione di malfunzionamento psichico individuale e non una ipercomplessa questione culturale e sociale da affrontare semmai sotto un ampio profilo multidisciplinare .

Il lavoro delle scuole e delle agenzie di cultura

Nella scuola si contrasta la violenza con l’insegnare bene la propria disciplina. Italiano, matematica, scienze, tutte le discipline sono intrinsecamente i linguaggi della non violenza, della salvezza e dell’amore per la natura e l’umanità.
Cerchiamo di guardare alla luce delle varie scienze del spirito la storia di ogni soggetto, la presenza o meno nel suo orizzonte di stelle di riferimento. Servono scenari di un orientamento non autoritario ma autorevole per qualità umane, culturali e professionali dei suoi attori, gente aperta ad agire e a farsi agire nella relazione entro un quadro culturale non meramente psicologistico, poiché la violenza non comincia e non finisce a livello individuale.

La  società tutta è luogo di orientamento/disorientamento all’Intero attraverso i saperi; si tratta di aiutar a pervenire a visioni/interpretazioni originali ma non caotiche o deintenzionalizzate. Pur nei giorni tristissimi delle stragi e dei grandi affari di alcuni in Ucraina e in Palestina e dell’impoverimento da inflazione conseguente, si tratta di cercar di educare non solo all’affettività ma all’amare orientando culturalmente l’intelligenza “buona” che è in ciascuno di noi. Forse, un giorno, accadrà anche a quella ibernata nel fondo più fondo del nostro consigliere.

Italo Mancini “L’Ethos dell’Occidente” e “Tornino i volti”, Marietti

Gabriele Boselli