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Il mondo salvato dai ragazzini è qui, in quella scuola di Riccione


8 Aprile 2018 / Lia Celi

Il mondo salvato dai ragazzini non esiste solo nei libri di Elsa Morante, ma è qui, vicino a casa nostra. E’ nella classe della scuola elementare di Riccione che si è attivata, ogni bambino un compito, per aiutare un compagno affetto da epilessia.

La maestra Elena Cecchini ha responsabilizzato tutti i gli alunni in modo che, se il ragazzino ha una crisi, ciascuno sappia come rendersi utile: chi andando a prendere il farmaco nel cassetto giusto, chi chiamando i bidelli, chi avvertendo un insegnante.

La storia, raccontata su Facebook dalla mamma del piccolo, ha commosso il web (come si dice oggi) e anche chi sul web non ci sta, visto che è stata ripresa dai quotidiani e ieri campeggiava sulle locandine delle edicole. «Il mio bambino sta vivendo tranquillo anche grazie a risposte così meravigliose dall’esterno,» ha scritto nel suo post la signora, tanto riconoscente quanto sorpresa: non sapeva niente dell’iniziativa della maestra e ha scoperto solo per caso il foglio con la divisione dei compiti appeso in classe.

E pare che i bambini facciano a gara per vedersi assegnare uno degli incarichi: ancora non sono stati contagiati dal virus del «non è di mia competenza», che aggredisce il 90 per cento degli adulti e li rende così spilorci di sé, così chiusi e pigri verso i bisogni dell’altro.

Per gli alunni di Elena aiutare l’amico più fragile è una gioia, e sì, magari anche un modo per fare bella figura. E allora? Bisogna imparare da subito che l’altruismo non è solo sacrificio e fatica, comporta anche dei benefit d’immagine.

Gli scolaretti di Riccione imparano anche che l’improvvisazione, l’eterna scappatoia italiana, può essere suggestiva a teatro o in un concerto jazz, ma quando si tratta della vita e dell’incolumità dei propri simili bisogna essere preparati e istruiti sul da farsi. Lezione che farà di questi bambini degli italiani anomali, degli incompresi, delle cassandre seccatrici, con quella loro mania di essere pronti per ogni emergenza, anche se non spetterebbe specificamente a loro occuparsene.

Se faranno gli architetti raccomanderanno architetture antisismiche, e verranno accusati di voler fare perdere tempo e denaro ai committenti. Se saranno medici di pronto soccorso litigheranno con i colleghi per ricoverare piccoli pazienti con una brutta otite, anziché rimandarli a casa rischiando complicazioni fatali; se diventeranno anche loro insegnanti, come Elena, si faranno odiare perché si daranno da fare anche al posto degli inadempienti, smascherando le loro code di paglia.

Sicuramente non faranno carriera in politica: chi si adopera davvero per il bene comune si ferma ai gradini più bassi della scala. Tant’è vero che Elena Cecchini è una maestra elementare, mentre dovrebbe fare il presidente del Consiglio.

Lia Celi www.liaceli.it