HomeCulturaMSI a Rimini, il patriarca Cappelletti: “Sono nato fascista e morirò fascista”

Figlio della Lupa, padre e zio uccisi nel '45, la lunga militanza accanto a Rauti e poi Fini: "Non votavo più, sono tornato a farlo per la Meloni"


MSI a Rimini, il patriarca Cappelletti: “Sono nato fascista e morirò fascista”


20 Dicembre 2022 / Paolo Zaghini

“Sono nato fascista e morirò fascista. Ho già pronta la camicia nera con cui voglio essere sepolto”. Questo è il biglietto di presentazione di Sergio Cappelletti, 93 anni, un po’ malandato nella salute ma ancora con la testa lucidissima. Un testimone che è stato un protagonista scomodo per oltre 50 anni della vita politica riminese.

Anni ’80. Savignano sul Rubicone. Da sinistra, Sergio Cappelletti, Flavio Giunchi dirigente missino di Forlì, Giorgio Almirante

Un curriculum lunghissimo. Nel Partito: sostenitore di Pino Romualdi, segretario provinciale del MSI dal 1957 al 1968, membro del Comitato Centrale nazionale del MSI e di AN dal 1956 al 1995, nel 1994 uno dei sei probiviri nazionali per la nascita di AN su proposta del Segretario Giancarlo Fini, Presidente del Centro Regionale di Studi corporativi dal 1973 (istituto fondato a Roma nell’ottobre 1972, la cui attività cessò nel 1992), eletto fra i consiglieri della Fondazione di Alleanza Nazionale nel 2009 negli anni del PDL. Nelle istituzioni: consigliere provinciale a Forlì dal gennaio 1965 al 1967, dal 1980 al 1990, consigliere comunale di Rimini dal 1970 al 1975, per alcuni anni nel CdA dell’Istituto case popolari, candidato ma non eletto alla Camera alle elezioni politiche del 1972, candidato ma non eletto al Consiglio regionale alle elezioni del 1975, del 1985, del 1990 e del 1995, candidato ma non eletto al Senato alle elezioni politiche del 1976, negli organismi dirigenti dell’Aeroclub di Rimini per tantissimi anni e membro del CdA di Aeradria e suo Presidente onorario dal 7 ottobre 2010 al 2013.

Anni ’90. Bologna, Circolo della Stampa. Da sinistra, Sergio Cappelletti, Gianfranco Fini

La sua biografia personale racconta una storia tragica. Sergio è nato a Imola il 12 luglio 1930 da Teresa Ferri (1912-1949) e Dante Cappelletti (1909-1945), figlio unico. I genitori si separarono nel 1938 e lui fu mandato a vivere a Rimini dallo zio Luigi Ferri. Qui rimase sino al 1 novembre 1943 quando tornò a Imola dal padre. Imola fu liberata (o secondo Cappelletti conquistata) dagli Alleati il 14 aprile 1945. Nell’immediato confuso dopoguerra Sergio visse la tragedia dell’uccisione del padre Dante (36 anni), vigile urbano, e dello zio Bruno Cappelletti (45 anni), funzionario dell’anagrafe, il 14 maggio 1945, entrambi fascisti noti in Città, da parte di quattro sbandati (mai individuati, anche se Sergio con me ha sostenuto di sapere chi fossero). Sergio non dice che questi appartenessero alle formazioni partigiane, ma attorno a queste vi era un galassia confusa di uomini che con le armi e la violenza compirono gesti criminali nel clima della fine della guerra. A dicembre 1945 Sergio, quindicenne, venne rispedito dalla madre Teresa presso gli zii di Rimini. Madre e zii frequentarono negli anni del dopoguerra la sezione riminese del PSI. Frequenta la scuola di ragioneria, ma non la finirà.

29 dicembre 1935. Imola. Sergio Cappelletti all’età di 5 anni in divisa da Figlio della Lupa (nell’organizzazione fascista della gioventù i ragazzini dai 5 agli 8 anni)

Sarà il terzo imolese che a Rimini farà politica: i comunisti Augusto Randi (1922-2011) arrivato ad ottobre 1949 e Zeno Zaffagnini (1932-2019) arrivato nel marzo 1953.

Si avvicina alla politica facendo il “galoppino” alle elezioni del 1946 per “L’Uomo qualunque” di Guglielmo Giannini, in seguito milita in uno dei gruppi neofascisti semiclandestini che agivano in Italia (il FAR di Romualdi), per poi chiedere via posta la tessera al neonato MSI nel gennaio 1947.

Nel 1948 ha inizio la sua lunga frequentazione e partecipazione all’Aeroclub riminese (prenderà poi anche il brevetto da pilota e quello da paracadutista), soprattutto come aeromodellista. Diventa inoltre dal 1948 al 1952 responsabile dei giovani missini. Fra il 1952 e il 1953 parte militare per Civitavecchia, alla scuola militare, dove diverrà sergente nei reparti di artiglieria di campagna e poi viene destinato a Gradisca d’Isonzo.

7 novembre 2022. Sergio Cappelletti a casa sua. Alle pareti il ritratto del Duce, negli scaffali di casa tanti libri sul fascismo

Al suo ritorno, fra il 1954 e il 1958, svolge diversi lavori: rappresentante di profumi, cartellonista pubblicitario, tipografo. Nel 1955 si sposa con Clelia Guazzetti (1931-2005) e da questa unione nasceranno Roberta (nata nel 1958) e Guido (nato nel 1962).

Nel 1958, su suggerimento di Romualdi, apre la Tipografia Erreci che sarà attiva sino al 1998.
Nel 1957 diventa Segretario della sezione riminese del MSI, poi l’anno successivo con il riconoscimento dell’autonomia riminese da Forlì, diverrà il segretario circondariale. Nel 1958 si tenne il primo Congresso del MSI riminese che contava allora 240 iscritti.

9 ottobre 1947. Carta d’identità di Sergio Cappelletti

27 novembre 1960. Roma. Convegno Nazionale Enti Locali. Tessera ingresso di Sergio Cappelletti

La Federazione riminese con Cappelletti e poi con Italo Ricciotti fu sempre schierata con Romualdi nelle battaglie interne al partito, prima con il segretario Arturo Michelini (in carica dal 1954 al 1969) e poi con Giorgio Almirante (dal 1969 al 1987). E questo creò in diverse occasioni situazioni difficili per i missini riminesi. Dopo la morte di Romualdi e Almirante nel 1988, Cappelletti si schierò con Gianfranco Fini che sostenne anche quando, a partire dal 1994, partì l’operazione di costruzione di Alleanza Nazionale che avrà luogo al Congresso di Fiuggi nel gennaio 1995.
Al terzo, e ultimo, Congresso di Alleanza Nazionale a Roma il 21 e 22 marzo 2009 dove si votò per la nascita del Partito della Libertà (PDL), ovvero un nuovo partito che nasceva dalla fusione di Forza Italia e AN, furono tre i voti contrari. Uno di questi era di Sergio Cappelletti. Quel Congresso segnò la fine dell’attività politica di Cappelletti a 79 anni. Non aderì al PDL, ma poi neanche a Fratelli d’Italia della Meloni. Non andò più neanche a votare, sino alle elezioni di settembre di quest’anno, quando per la prima volta votò per la Meloni.

Anni ’60. Rimini. Aeroclub. Foto di gruppo in occasione dell’ottenimento del brevetto di volo. Primo a destra in piedi Sergio Cappelletti. Secondo da sinistra in piedi, Cantoni, presidente Aeroclub

Abbiamo posto alcune domande a Cappelletti.

Per te cosa ha significato essere fascista per una vita?

“Innanzitutto essere un patriota, amare l’Italia. Il regime fascista di Mussolini è oggi storia. Io sono nato in quegli anni, nel 1930, ma la mia scelta avvenne negli anni tragici della Repubblica Sociale Italiana dove tanti giovani italiani bruciarono la loro esistenza. E scelsi la parte perdente. Ma non ho mai odiato gli avversari, anche se non dimentico. La mia è stata una fede più che una scelta ideologica. In tanti anni di militanza politica ho sempre cercato di costruire pensando al futuro, più che al passato. Ma cosa vuoi, a volte anch’io sono cascato, e casco ancor oggi, nella nostalgia di un passato che a me non sembra fosse tutto sbagliato”.

22 marzo 1967. Rimini, Torrefazione Giovannini. Visita del pugile Nino Benvenuti. Al centro Sergio Cappelletti, alla sua destra Nino Benvenuti, alla sua sinistra Dante Giovannini (Archivio Fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini, fondo Minghini)

Mi hai detto in uno dei colloqui che abbiamo avuto che la violenza non è mai utile per risolvere i problemi. Eppure il MSI è stato per molto tempo uno dei protagonisti della violenza politica in Italia.

“Tema delicatissimo. La nostra, per anni, è stata una violenza difensiva contro gli attacchi della sinistra. E forse, in alcuni casi, abbiamo reagito con troppo vigore. Ma confermo che la strada della violenza era ed è sbagliata. Sono cresciuto alla scuola di Pino Romualdi, un duro, ma che ha sempre operato per bloccare ogni volta che gli è stato possibile reazioni inconsulte verso gli avversari. E nei terribili anni ’70, seppur in mezzo ad alcune ambiguità di Almirante, il MSI prese le distanze dai gruppi neri più violenti e dalle loro azioni. Consentimi però di dire che queste frange erano strumentalizzate dalla DC di Giulio Andreotti e dalle azioni dei Carabinieri e dei servizi, più o meno deviati (Gladio, Rosa dei Venti, “golpe” Borghese). Noi spesso venivamo a sapere cose che non ci piacevano, ma nonostante ciò a volte abbiamo dato a Rimini rifugio ed assistenza a camerati ricercati (ma lo stesso succedeva dall’altra parte per i brigatisti rossi). Di armi nel nostro mondo ne hanno girate tante, ma fortunatamente a Rimini queste, e quelle degli “altri”, non sono mai state usate”.

Anni ’70. Sergio Cappelletti legge Il Secolo d’Italia

Sei tornato a votare dopo molti anni e hai dato il voto a Giorgia Meloni. Perché?

“Anche Fini è tornato a votare dopo anni e lo ha fatto scegliendo la Meloni. La spinta a creare la “casa della destra” finalmente ha aiutato molti, come me, a sostenere un progetto politico vincente. E poi la bagarre sui giornali e in TV contro il fascismo, le prese di posizione antifasciste sempre più becere contro il pericolo fascista in Italia, mi hanno stufato e spinto a tornare a votare. L’incapacità da parte di molti poi di non capire che un progetto di destra moderna non voglia dire tornare al fascismo rischia di essere un grave problema, di destabilizzare la vita politica italiana. E questo non deve succedere”.

6 dicembre 1977. Scritte contro il MSI sui muri della tipografia ERRECI di Sergio Cappelletti (Archivio Fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini, fondo Minghini)

Ieri sei stato a pranzo con Gianfranco Fini. Mi hai detto che sei rimasto suo amico. Dal nuovo corso della Meloni lui è tagliato fuori?

“Mi considero onorato di continuare ad essere il “vecchio” amico di Fini. Lui è stato il “padrino” politico di Giorgia Meloni chiamandola a ruoli importanti nel partito prima (Presidente di “Azione Giovani”, il movimento giovanile) e poi facendola entrare, a 31 anni, come Ministro della gioventù nel 2008 nel IV Governo Berlusconi. Dopo l’espulsione dal PDL il 29 luglio 2010 e l’insuccesso elettorale alle politiche del 2013 con il suo gruppo “Futuro e Libertà”, tanto da non risultare eletto, Fini finì ai margini della politica nazionale. Recentemente, intervistato in TV nella trasmissione della Lucia Annunziata, ha definito l’esperienza del PDL “un errore che non mi perdono” e ha dichiarato anche di non avere intenzione di tornare sulla scena politica né di prendere più alcuna tessera di partito. E ha confermato che il 25 settembre di quest’anno, dopo anni di astensione dal voto, ha votato per Fratelli d’Italia e che Giorgia Meloni ha creato con FdI «la casa della destra». Penso dunque che Fini sosterrà da fuori la Meloni, semmai intervenendo sulle questioni a lui più care”.

13 aprile 1972. Il Resto del Carlino. L’auto incendiata di Sergio Cappelletti

Cosa pensi della guerra di aggressione russa in Ucraina e del ruolo di Vladimir Putin?

“Il discorso potrebbe essere lungo parlando di “concetto imperiale”, valido tanto per gli Stati Uniti che per la Russia. L’Ucraina per me era ed è parte della Russia. Certo la Russia di Putin ha invaso il territorio odierno dell’Ucraina, ma nessuno più dice niente sulle provocazioni continue dell’Occidente verso la Russia, l’avanzata della NATO sino ai suoi confini, sapendo tutti benissimo la sensibilità che su questo tema esiste da sempre da parte russa. La guerra deve finire il prima possibile, ma bisogna sapere che la Russia per farlo dovrà vedere accolte diverse sue richieste a garanzia dei suoi confini. Per questo dico che Putin mi è simpatico, che lo capisco. E’ in gioco l’equilibrio politico del mondo, dove non è possibile che sia solo l’America a decidere ciò che va bene per tutti”.

5- FINE

Paolo Zaghini

11 aprile 1975. “Il Progresso”, periodico della Federazione Comunista Riminese. Scheda su Sergio Cappelletti nel dossier del giornale sul neofascismo riminese

23 aprile 1995. Elezioni Regionali. Sergio Cappelletti candidato

31 maggio 1980. Il Corriere di Romagna diretto da Flaminio Mainardi. Conflitti interni al MSI fra Sergio Cappelletti e Oronzo Zilli

Aprile 1995. Sergio Cappelletti