HomePoliticaNasce a Rimini il comitato della destra “Fermare la guerra”. Critiche al Governo e a Zelensky

Matteo Montevecchi l'esponente di punta del Comitato riminese


Nasce a Rimini il comitato della destra “Fermare la guerra”. Critiche al Governo e a Zelensky


1 Aprile 2023 / Redazione

Si è costituito anche a Rimini il comitato “Fermare la guerra”, nato dal manifesto per fermare la guerra firmato da esponenti della destra come Franco Cardini (Storico e presidente emerito dell’Associazione Identità Europea), Francesco Borgonovo (vicedirettore de “La Verità”) e presieduto a livello nazionale da Gianni Alemanno. A livello locale il comitato è rappresentato da Adolfo Morganti cittadino sammarinese, è console onorario della Repubblica di Romania Matteo Montevecchi consigliere regionale della Lega, Valerio Savioli e Stefania Sincropi candidata a sindaco di Rimini per la lista 3V (movimento NO Vax)
“Dopo oltre un anno di pensiero unico veicolato dal mainstream sulla guerra russo-ucraina e di retorica bellica filo-Zelensky sulla pelle del popolo ucraino, si rende sempre più chiara, alla maggioranza del paese, la reale e drammatica situazione in cui ci troviamo, ovvero quella di una guerra che non è iniziata soltanto un anno fa con l’aggressione russa, come ci ha propinato la propaganda a reti unificate, ma che trova le sue origini nel 2014, dopo il colpo di stato ai danni dell’ex presidente ucraino Yanukovyc, dopo 8 anni di bombardamenti ai danni del popolo del Donbass da parte di Kiev, che hanno causato migliaia e migliaia di morti, dimenticati e sepolti da molti media occidentali e dopo le ripetute violazioni degli accordi di Minsk.
Solo ed esclusivamente con un approccio di ferma condanna nei confronti della guerra e delle azioni ed omissioni che hanno contribuito a fomentarla, è possibile affrontare con equilibrio e serietà questo tragico scenario che auspichiamo possa cessare il prima possibile per il bene di tutte le popolazioni coinvolte. Tentativo che risulta complesso se si intende continuare ad agitare questo pericoloso e incosciente clima da tifo da stadio che si è generato all’interno dell’Unione Europea e non solo.
Per oltre un anno ci hanno raccontato che solo inviando armi all’Ucraina si sarebbe potuto porre fine a questa guerra e che solo così facendo avremmo potuto tenere la guerra lontana dal resto d’Europa e da casa nostra. Per oltre un anno sono state appiccicate etichette, accusando di chissà quale “filoputinismo” chiunque osasse proporre una valutazione o una strada diversa da quella intrapresa. Invece, è falso sostenere che spedendo armi si faccia un favore agli ucraini: in questo modo si firma la loro condanna. Così facendo si prolunga soltanto questa guerra, assecondando alcuni interessi economici e geopolitici che non vogliono possa cessare. Infatti assistiamo ad una ferma e generale opposizione a qualsiasi trattativa diplomatica. L’esito è raccogliere sempre più morti e distruzione.
Abbiamo deciso di unire le nostre forze e di fondare insieme, anche in Provincia di Rimini, il Comitato libero ed apartitico “Fermare la guerra”, nato dal manifesto per fermare la guerra firmato da autorevoli esponenti come Franco Cardini (Storico e presidente emerito dell’Associazione Identità Europea), Francesco Borgonovo (vicedirettore de “La Verità”) e presieduto a livello nazionale da Gianni Alemanno. A livello locale il comitato sarà quindi rappresentato da Adolfo Morganti, Matteo Montevecchi, Valerio Savioli e Stefania Sincropi.
Intendiamo rivolgere un forte ed accorato appello al governo italiano, affinché possa smettere di continuare a mandare armi a Kiev. Una scelta sciagurata iniziata durante il governo di Mario Draghi, sempre meno condivisa dalla maggior parte della cittadinanza che è nettamente schierata contro le sanzioni (auto-sanzioni) alla Russia e contro quell’invio di armi funzionale solo ad alimentare la guerra e con essa il rischio di gravi e non trascurabili escalation.
Riteniamo che collocarsi su una linea più realista del re come ha fatto l’Italia negli ultimi anni, rischia di proiettarci in un contesto di muro contro muro con le sue nefaste conseguenze, chiudendo di fatto a qualsiasi realistico tentativo di pace. La nostra nazione non può continuare ad abdicare al suo ruolo storico di mediatore, recuperabile solo se il nostro governo decidesse di rifiutare nel futuro prossimo, come ci auguriamo, di inviare ulteriori armi a Zelensky. Allo stesso tempo, questa virtuosa decisione, porrebbe un freno alla politica bellicista degli Stati Uniti di Biden che troverebbe un ostacolo in più in Europa, una sorta di frattura interna alla Nato che potrebbe coinvolgere anche altre nazioni e causare effetti e sviluppi diversi.

Da sinistra. Adolfo Morganti, Matteo Montevecchi, Valerio Savioli, Stefania Sincropi

L’Italia può contribuire in questo modo a dare un forte segnale. Sbaglia chi pensa che questo sia del tutto impossibile. L’Ungheria di Vitkor Orban, dimostra in modo evidente come un paese, nonostante si trovi all’interno dell’Unione Europea e della Nato, possa decidere con coraggio di perseguire gli interessi nazionali e di non piegarsi ai diktat di poteri sovrannazionali. Esattamente un mese fa, il primo ministro ungherese, nel suo messaggio annuale alla nazione, non a caso, ha dichiarato: “L’Ungheria è l’unico paese che è per la pace. L’Unione Europea alimenta la guerra. Questa non è la nostra guerra, dobbiamo rimanerne fuori, sollecitiamo un cessate al fuoco immediato”. Poi ha definito le sanzioni “arma della politica di guerra di Bruxelles che erano dirette alla Russia, ma hanno colpito l’Europa”.
Allo stesso modo non va assolutamente dimenticato il ruolo del Vaticano nella prospettiva della pace, posizione che l’Italia potrebbe sostenere attivamente. Anche il nostro paese, quindi, può fare la sua parte. Può decidere di non accodarsi alla narrazione dominante della guerra che va vinta e dell’avversario che va sconfitto. Può chiedere con forza che vengano perseguiti quei tentativi diplomatici ancora non pervenuti da parte dell’Unione Europea. L’Italia può aprire una breccia per fermare la guerra e diventare, assumendo una posizione di “neutralità attiva”, una piattaforma di pace. Per questo motivo oggi fondiamo il Comitato Fermare la guerra- Rimini”.