Ormai è guerra continua fra Regione sindacato medici Snami ma anche De Pascale ha perplessità
27 Luglio 2024 / Redazione
Ancora forti tensioni tra la Regione e il Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici (Snami). La controversia si è intensificata a causa di due recenti provvedimenti che hanno modificato significativamente il modo in cui i medici di medicina generale devono svolgere la loro attività, suscitando forti proteste da parte dei professionisti del settore.
Le nuove griglie diagnostiche
Uno dei principali punti di attrito è l’introduzione di griglie diagnostiche a percorso obbligato nel software di cartella clinica, imposta dall’Assessorato regionale alla Salute. Questa modifica obbliga i medici a selezionare una diagnosi predefinita da un elenco di opzioni quando devono prescrivere una visita o un esame, assegnando automaticamente una priorità clinica come “URGENTE”, “PRIORITARIA”, “DIFFERIBILE” o “PROGRAMMATA”.
Lo Snami critica duramente questo sistema, sostenendo che limita la libertà professionale dei medici e la loro capacità di esercitare il giudizio clinico in base alla loro esperienza e conoscenza. “Chi ha pensato a questo procedimento di scelta informatica considera i medici alla stregua dei monitor del menu di ordinazione automatica presente nella catena McDonald”, commenta il sindacato.
Problemi con il nuovo nomenclatore delle prestazioni
Un ulteriore problema segnalato dallo Snami riguarda il recente aggiornamento del nomenclatore delle prestazioni mediche. Ogni prestazione prescritta da un medico è identificata da un codice specifico, ma la mancata sincronizzazione tra il nuovo nomenclatore e il sistema di cartella clinica regionale ha creato confusione e difficoltà per i medici nel trovare le prestazioni corrette da prescrivere.
Il sindacato descrive questa situazione come un “labirinto onirico di definizioni” che rende difficile la ricerca delle prestazioni, costringendo i medici a continui tentativi per trovare le informazioni corrette. Inoltre, le impegnative che riescono a essere generate dal sistema vengono spesso respinte dai CUP regionali (Centri Unici di Prenotazione) perché non riconoscono la prestazione prescritta. Questo problema ha creato un “ping pong estenuante” tra medici e CUP, causando disagi significativi per i pazienti e intasando ulteriormente il sistema sanitario.
Reazioni e critiche
Anche il mondo politico inizia a mostrare perplessità riguardo alle riforme in atto. Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e candidato del PD alle prossime elezioni regionali, ha espresso dubbi sulla riforma dell’emergenza-urgenza, in particolare sui CAU (Centri di Assistenza Urgente) introdotti dall’assessorato alla Salute e dall’Ausl. “Ci sono delle correzioni da fare”, ha dichiarato, riconoscendo che alcune critiche sollevate dai medici sono fondate.
La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) ha espresso anch’essa preoccupazioni simili. Pietro Pesaresi, presidente riminese dello Snami, ha sottolineato l’amarezza di vedere la creazione di un “pastrocchio” che ha generato malcontento tra i professionisti sanitari, nonostante le rassicurazioni dei manager politici e dei medici amministrativi che, secondo Pesaresi, “non hanno mai visitato un paziente in vita loro”.
Pesaresi ha criticato duramente i continui progetti che, secondo lui, sono sviluppati senza consultare i clinici che lavorano quotidianamente sul campo e che si basano invece su statistiche e dati elaborati da esperti lontani dalla realtà pratica della medicina. “Andiamo avanti così, fino al prossimo progetto farlocco di chi non ascolta MAI i clinici ma crede molto alle statistiche del pollo prodotte dai bocconiani da tavolino”, ha affermato Pesaresi, concludendo con una domanda retorica su chi risponderà per il tempo, le risorse umane e finanziarie sprecate.
Ma nemmeno i medici di famiglia sono esenti da critiche. Molti cittadini dicono di apprezzare i CAU perchè almeno lì trovano qualcuno a cui potersi rivolgere, mentre avere contatti diretti con il proprio dottore è diventata un’impresa. Sempre meno professionisti sono disposti a comunicare il proprio numero di cellulare ai pazienti, per esempio. Per non dire delle visite a domicilio, sebbene il loro contratto di lavoro le preveda espressamente.