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E Paolino “dal mudàj” ti chiedeva: “Ma sei normale te?”


3 Settembre 2018 / Paolo Zaghini

Giuliano Bonizzato: “Scusa, ma sei normale, te?” – La Stamperia.

Ognuno di noi, ad una certa età, e se ha la fortuna di avere un pubblico, cerca di raccontare i momenti “eroici” della propria gioventù. E’ quello che fa l’avvocato Giuliano Bonizzato, detto GiBo, liberal laico conservatore, in questo suo nuovo libercolo (è il dodicesimo se non ho contato male) edito per suo e nostro divertimento, scritto come sempre con penna pungente e salace.

Il libretto è dedicato a Paolino “dal mudàj”, un personaggio felliniano che negli anni ’60 si vedeva girare per il centro città e la zona mare con indosso un vecchio impermeabile decorato di innumerevoli medagliette eucaristiche e squillanti campanellini, con una vecchia scopa tra le mani. Un ragazzo sempre sorridente, mite, ma che creava non poche inquietudini fra i genitori. A tutti rivolgeva immancabilmente sempre la stessa domanda: “Scusa, ma sei normale, te?”. La risposta dell’Avvocato: “Un momento, che ci devo pensare”. E qui il dibattito su cosa è la normalità e su chi è normale o meno lo possiamo tranquillamente aprire sapendo che i confini fra l’uno e l’altro possono essere molto labili. Ad esempio questo governo e i suoi rappresentanti saranno mica normali?

Gli anni della gioventù del nostro Avvocato cadono a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta. I momenti “caldi” sono le ultime feste delle matricole universitarie e dei goliardi, fra Rimini e Bologna. “Le associazioni Goliardiche si fusero a partire dal 1958 nell’Unione Goliardica Italiana, che si batteva, passando attraverso la riforma dell’Università, per la visione di una scuola pubblica laica, agli antipodi di quella privata e confessionale che accompagnava tuttora tanti giovani dall’asilo alla laurea. E l’U.G.I. rappresentò davvero l’essenza, laica e libertaria, di quella Goliardia che fino a quel momento si era limitata a sbeffeggiare nei modi più fantasiosi, l’autoritarismo e le gerarchie, cattoliche o comuniste che fossero. Fu a Rimini che si svolse dal 28 al 31 marzo 1967 il XVI Congresso, forse il più significativo, della menzionata Unione Goliardica Italiana”.

Altro tema caldo, di cui però si continua a discutere tutt’oggi, è la libertà sessuale. Da buon libertario l’Avvocato, parlando del recente Gay Pride, sostiene la seguente tesi: “Poiché quando tutti si convinceranno che ogni tendenza sessuale è innata, ne conseguirà che ognuno dovrà essere ritenuto, nel proprio genere, normale”. E a proposito della lotta alla prostituzione, o meglio delle puttane sulle strade, sempre l’Avvocato propone al Sindaco “di consacrare [queste ultime] ierodule”, ovvero nella Grecia antica erano così chiamate le giovani donne che in varî santuarî erano addette al tempio, partecipando alle cerimonie con musica e danza ed esercitando la sacra prostituzione all’interno del tempio stesso per arricchirne i proventi. E prosegue: “facendo in modo che le stesse, anziché sulle strade e nei condomini, possano celebrare i loro riti in un Tempio neoclassico sul Colle di Covignano, opportunamente dedicato ad Afrodite Pontia patrona della navigazione e dei marinai. I Pellegrini, ovviamente, dovranno versare il loro obolo direttamente alla Cassa del Comune”.

L’Avvocato ricorda poi la sua militanza nella banda di “giovani selvaggi” di piazzale Mantegazza (all’ombra dell’odierno grattacielo che allora però non c’era ancora) contro “i burdell di prit”, ovvero i ragazzini dell’oratorio dei Salesiani di Piazza Tripoli.

Manlio Masini nei due volumi dedicati alla Chiesa dei Salesiani di questo aspetto non ne parla. Ma io, che alla fine degli anni’60 partecipai alla vita dell’oratorio, ricordo bene gli scontri con quelli di Via Trieste e dintorni, soprattutto nel periodo della fogheraccia di San Giuseppe il 19 marzo, tra la fine dell’inverno e l’annunciarsi della primavera, per la conquista della legna sull’Ausa. Intere settimane di guerriglia guerreggiata.

Da buon romagnolo sanguigno GiBo mette alla frusta in diversi passaggi la religione cattolica, dando libere interpretazioni a vari passaggi delle sacre Scritture. Ma la sintesi migliore è la battuta, citata, ripresa da Woody Allen: “Credi in Dio? Beh, credere è una parola grossa, diciamo che lo stimo”.

E poi arriva il ’68… e tutto cambia, o meglio “non rise più nessuno”. Anche se l’Avvocato ne ricorda soprattutto gli aspetti ludici e di costume: quello dei “birri”, quello dei Goliardi, quello dell’esplodere della mania del topless in spiaggia, quello dei professori, quello musicale del jazz e del rock.

E poi la “rivoluzione” di Telerimini. Il giovane Avvocato seguì, per amicizia, la nascita nel 1971 di “Babelis” (acronimo dei quattro soci fondatori Bagnolini, Bedetti, Liuzzi, Soci) che mandava in onda le registrazioni delle telecronache delle partite della Rimini Calcio. Ai primi del 1972 “Babelis”, trasformatasi in Telerimini, divenne la seconda testata giornalistica televisiva italiana privata dopo Telebiella. L’Avvocato combatté fra il 1973 (decreto Gioia che vietava ogni trasmissione) e il 1990 (decreto Mammì che regolamentava finalmente le trasmissioni in etere) nei vari tribunali italiani contro il monopolio di Stato e per il diritto all’esistenza e all’attività di Telerimini che ancor oggi vive e trasmette (dal 28 luglio 1976 come Videogiornale Adriatico, o meglio Telerimini V.G.A.). Berlusconi, con le sue TV, dovrebbe ringraziare questi pionieri dell’etere che conquistarono il diritto a trasmettere e Lui ne approfittò vergognosamente.

Per esprimere infine tutto il suo scetticismo su questo mondo l’Avvocato si appella a Socrate che “condannato a morte, e pur avendo la possibilità di squagliarsela, si sciroppò per onorarle [le Leggi], un bell’infuso di cicuta … ‘Le Leggi vano rispettate anche se da esse, per noi, derivasse un male’, disse prima di morire, quel Saggio. Oggi gli avrebbero incendiato la macchina”.

Paolo Zaghini