HomeCulturaPer la festa mancata della Beata Sandra Sabattini, che fu contenta di essere donna


Per la festa mancata della Beata Sandra Sabattini, che fu contenta di essere donna


7 Giugno 2020 / Paolo Zaghini

Francesco Lambiasi: “Scelgo Te e basta. Sandra Sabattini. Vivere a braccia spalancate” – Il Ponte.

Avevo tenuto le annotazioni su questo volume del Vescovo di Rimini da parte, per segnalarlo in occasione della beatificazione della giovane Sandra Sabattini prevista per domenica 14 giugno in Fiera a Rimini. Ma la pandemia di Covid19 ha costretto la Diocesi a rinviare, a data da destinarsi, la celebrazione. Il 2 ottobre 2019 Papa Francesco aveva promulgato il decreto riguardante la sua beatificazione: “una di quei santi della porta accanto su cui tanto insiste Papa Francesco” come scrive il Vescovo Lambiasi.

La storia della giovane Sandra è quella di una giovane ragazza credente, impegnata in attività di volontariato a favore degli “ultimi”, cresciuta dentro l’Associazione Papa Giovanni XXIII e in stretto rapporto spirituale con il suo leader, don Oreste Benzi.

Nata il 19 agosto 1961 a Riccione, nel 1980 ottiene la maturità scientifica a Rimini, si iscrive alla Facoltà di Medicina all’Università di Bologna. Nell’agosto 1979 si fidanza con Guido Rossi, anch’egli membro della Papa Giovanni XXIII. Ma il 29 aprile 1984, ad Igea Marina, mentre si reca ad un incontro della Comunità, viene investita da un auto e muore il 2 maggio. Non aveva ancora 23 anni.

Sandra sarà la prima fidanzata santa ammessa all’onore degli altari. Vi è arrivata dopo una causa durata 13 anni e prima del fondatore dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, don Oreste Benzi la cui causa di beatificazione va avanti.
La giovane riminese è stata iscritta da Papa Francesco tra i beati in quanto si è accertato un miracolo dovuto alla sua intercessione.

Francesco Lambiasi è nato a Bassiano (Latina) nel 1947. E’ divenuto Vescovo nel 1999, assistente di Azione Cattolica dal 2001 al 2007, Presidente della Commissione CEI per la dottrina della fede dal 2000 al 2005. E’ Vescovo di Rimini dal 15 settembre 2007. Scrittore prolifico, capace di creare grande empatia con la sua penna, aveva già scritto un libro dedicato all’altro Santo riminese, Alberto Marvelli: “Caro Alberto. Lettera sulla felicità da/ad Alberto Marvelli” (Il Ponte, 2015).

I suoi interlocutori li ricerca continuamente nei giovani, ed anche questo libro su Sandra è ad essi dedicato: “Care ragazze, cari ragazzi, miei giovani carissimi amici. Mi rivolgo anzitutto a voi e a ciascuno di voi”.
Dopo aver ripercorso la giovane vita di Sandra, grazie anche ai suoi numerosi scritti e appunti lasciati, il Vescovo Francesco chiude il libro con un bellissimo capitolo in cui prova a spiegare ai ragazzi il suo cristianesimo e quello di Sandra.

Ma è vero che è possibile essere cristiani e persone felici? E’ proprio vero che fedeltà a Cristo – in altre parole, santità – e felicità fanno rima baciata? Qual è stata la risposta che Sandra ha trovato a questi interrogativi? Prima, però, permettetemi una breve premessa. Io credo che la felicità sia stata la più bella invenzione di Dio. Secondo me, questo è il tratto più caratteristico della sua ‘carta d’identità’: difficile però spiegare perché, lungo i secoli, questo profilo – il più divino e il più umano – del Dio di Gesù di Nazaret sia stato così taciuto e perfino combattuto nel cristianesimo. Quasi che a Dio dispiacesse una nostra felicità. Ne è derivata una paurosa distorsione dell’autentica immagine di Dio. Un arrogarci il diritto di descriverlo diverso da quello che realmente è. Una vera offesa a Dio. Un peccato grave. Un brutto peccato”.

E poi, riprendendo un pensiero di David M. Turoldo, una riflessione sull’essere donna: “Non per caso la donna è quel mistero che è: insondabile ispirazione e tormento dell’uomo. Mistero cantato da infiniti poemi, senza esaurirne mai la pienezza e violarne l’abisso. La ragione è che la donna si è trovata sola con Dio, per ultima della creazione, mentre Adamo dormiva. E chissà per quale spazio di tempo, per quale durata è rimasta sola con Lui. Allora certamente Dio avrà nascosto in quell’impenetrabile scrigno, che è il cuore di una donna, il meglio di sé. E come avrebbe potuto essere diverso? Anche Dio non può starsene solo e il meglio di Dio è la tenerezza e la forza, vigore e bellezza. Donna, appunto”.

E di Sandra: “Sandra è stata una donna contenta. Contenta di essere donna. Donna come figlia. Donna come sorella. Donna che si stava preparando a diventare sposa e madre”, ma “Sandra si allenava tutti i giorni a vivere non in contrapposizione agli uomini (…) in una sincera e cordiale fraternità/sonorità, fatta di condivisione aperta, e di trasparente, completa reciprocità”.

E pensando alla vita di Sandra, così come appare nei suoi scritti: essa “credeva in un Dio Padre-Abbà, amante della vita, con una insopprimibile voglia di comunicare amore. Un Dio che è perfetta e incontaminata felicità, ma che non se la vuole godere da solo. Per questo ci crea capaci di donare e ricevere amore”. Per lei Gesù “era né più né meno quello dei vangeli: forte e mite, franco e dolce, trascinante ed esigente, obbediente e libero”.

Sandra ha praticato “l’amore per la preghiera, l’impegno nello studio, la passione per la bellezza, l’accentuata sensibilità verso i poveri, il senso della giustizia e della solidarietà, l’umile e generosa disponibilità al servizio. Sandra ha vissuto cose grandi, non grandiose. Ha fatto della vita ordinaria la misura del dono di Dio”.

Paolo Zaghini