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Un animale, spesso un cane o un gatto, riesca a raggiungere parti della mente che nessun specialista con i suoi anni di studio riesce a fare


Pet therapy. Una storia lunga e affascinante


9 Settembre 2024 / Giovanna Foschi

Da sempre si parla quanto la pet therapy ossia la terapia assistita con animali sia efficace per curare da un punto di vista neurologico e psicologico molti problemi. Come se un animale, spesso un cane o un gatto, riesca a raggiungere parti della mente che nessun specialista con i suoi anni di studio riesce a fare.

Alla base c’è la relazione uomo – animale che, come dimostrano degli studi, è fonte di benessere ed è quindi, il fondamento su cui si basano vari tipi d’ intervento.

La Pet -therapy ha una storia lunga e affascinante.

Molti siti internet riportano la storia dello psichiatra Boris Levinson che nel 1953 per puro caso avrebbe scoperto quanto l’interazione paziente – animale potesse essere decisiva. Levinson possedeva un cane, razza cocker, che portava spesso al lavoro.

Uno dei suoi pazienti, affetto da autismo appena entrato nel suo studio, iniziò ad interagire con il cane, Levinson ne fu stupito, dal momento che i tentativi precedenti di creare una connessione con il piccolo paziente erano stati vani.

Ma in verità Levinson fu l’ultimo di una lista di specialisti che si fecero aiutare dagli animali, anche se fu l’unico a fare ulteriori studi, proseguiti nel 1975 da altri, e a dare a questo tipo di terapia un nome.

Si comincia nel 1792, in Inghilterra, lo psicologo infantile William Tuke incoraggiò i suoi pazienti affetti da disturbi gravi a interagire con alcuni animali presenti nel cortile: conigli, anatre, oche; nel 1867 a Bielefeld, in Germania nel Betheld Hospital per aiutare dei pazienti gravi (epilettici e disabili) furono introdotti cani, gatti e altri piccoli animali; si pensa che siano stati oltre 4.000 i pazienti curati con questa terapia. Negli stessi anni in Francia il dottor Chessigne fu il primo ad introdurre l’ippoterapia per alcuni pazienti con problemi neurologici, riscontrando un successo inaspettato; dopo la Prima Guerra mondiale in un ospedale di Washington furono introdotti dei cani per aiutare i pazienti affetti da schizofrenia e depressione, terapia ripetuta durante la Seconda Guerra Mondiale a chi aveva subito traumi.

Oggi la Pet Therapy non si pratica solo con le persone affette da problemi gravi, ma anche con chi si trova in strutture ospedaliere per vari motivi.

Alla Pet Therapy si affianca la Pet Visiting ossia la possibilità che un malato riceva la visita del proprio animale domestico.

E in Italia? In Italia si è iniziato a parlare di questa terapia negli anni ottanta e purtroppo ad oggi non è molto praticata. Tuttavia il Ministero della Salute ha italianizzato questo termine, parlando di Interventi Assistiti con Animali che si differenziano in varie tipologie: attività, educazione e terapia, ciascuna di queste attività mirano a sviluppare o migliorare da un punto vista psicologico, emotivo, fisico e cognitivo la persona.

 

Giovanna Foschi

Autrice – Giornalista – Educatrice Cinofila