Processo per tentata strage a Rimini, la moglie: “Non voleva far saltare la casa con il gas”
12 Dicembre 2024 / Redazione
Lo scorso 12 marzo, un cittadino marocchino di 44 anni era stato arrestato a Rimini con l’accusa di tentata strage per aver cercato di far saltare in aria il suo condominio, aprendo i rubinetti del gas. Il gesto avrebbe avuto origine da un profondo disagio psicologico e da una forte dipendenza dall’alcol. A nove mesi dai fatti, l’uomo è a processo ma la moglie smentisce la ricostruzione dela Polizia chiede nuove verifiche.
Le Volanti della Questura erano intervenute in un appartamento di via Flavia Casadei – fra il Villaggio Azzurro e la zona Molino Canaletti – dopo che dai vicini di casa erano giunte più segnalazioni per la presenza di un uomo in stato di alterazioneche urlava e gettava oggetti dalla finestra. Appena giunti nell’androne condominiale, i poliziotti avevano notato un uomo che, in evidente stato di agitazione, stava tentando di allontanarsi. L’uomo era stato subito bloccato dagli agenti. Un familiare ha poi raccontato che l’uomo aveva spesso problemi con la moglie che già altre volte erano sfociati in atteggiamenti di violenza. In un precedente episodio, risalente al mese prima, era già stato denunciato per questo e la sera precedente, nell’appartamento, erano intervenuti i Carabinieri per sedare l’ennesimo litigio violento.
Mentre salivano le scale della palazzina per raggiungere l’appartamento della coppia, al cui interno vi era ancora la moglie, gli agenti si erano accorti del forte odore di gas che giungeva dall’interno. Entrati nell’appartamento, sito al secondo piano, l’odore era irrespirabile. La causa secondo la Polizia era “un presumibile, volontario danneggiamento di tutte le valvole ed i pomelli del gas del piano di cottura, dai quali fuoriusciva ancora il gas”. Messo in sicurezza l’ambiente chiudendo il rubinetto generale del gas, i poliziotti avevano proceduto all’arresto del 44enne per tentata strage.
Una perizia psichiatrica ha riconosciuto la pericolosità sociale dell’imputato a causa della sua dipendenza dall’alcol, ma lo ha ritenuto capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Ma oggi in tribunale l’avvocato dell’imputato Massimiliano Orrù ha sollevato numerosi dubbi sulla ricostruzione della polizia. La moglie dell’uomo ha testimoniato che i pomelli del gas si sfilavano facilmente e che la portafinestra, sempre aperta, avrebbe impedito la concentrazione di gas sufficiente per un’esplosione. Ha confermato, invece, i problemi di alcolismo del marito e di aver chiesto in passato l’intervento delle forze dell’ordine.
Il difensore ha chiesto di acquisire immagini e video dell’appartamento che sarebbero stati effettuati dalla polizia scientifica quel giorno. Attualmente l’uomo si trova agli arresti domiciliari in un’altra abitazione, dove convive con la moglie. Ha richiesto il permesso di frequentare il Sert per affrontare la sua dipendenza dall’alcol. Dall’arresto non si sono registrati ulteriori episodi di violenza.
In caso di condanna, l’imputato rischia una pena fino a 10 anni di reclusione. La prossima udienza, fissata per il 6 febbraio, potrebbe concludersi con la sentenza. “Non ho mai cercato di far esplodere la palazzina”, ha dichiarato il 44enne in aula, ribadendo la propria innocenza.