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Il professor Turchini va in pensione e tira le somme


12 Novembre 2018 / Paolo Zaghini

Angelo Turchini: “Scritture e viaggi nel tempo. 1970-2018. Note autobio-bibliografiche”- Il Ponte Vecchio.

Dal primo novembre il prof. Angelo Turchini è in pensione. Nato il 6 gennaio 1948, a 70 anni, come prescrive la legge per i professori universitari, con l’inizio del nuovo Anno accademico è stato posto a riposo.

Laureatosi nel 1970 (con una tesi dal titolo “Aspetti dell’applicazione dei decreti del Concilio di Trento in diocesi di Rimini (1564-1606)”, relatore il prof. A. Vecchi) in Lettere presso l’Università di Padova, ha iniziato da subito ad insegnare dopo il servizio militare: titolare prima di borsa di studio, poi di ricerca, di specializzazione a tempo pieno presso l’Università Cattolica di Milano dal 1972 nell’Istituto di storia delle religioni della Facoltà di Lettere.

Dal 1976 titolare di contratto in storia della Chiesa a tempo pieno, poi dal 1980 ricercatore confermato. Nel 1989 diventa professore associato di Storia moderna sempre presso l’Università Cattolica, nelle sedi di Milano e Brescia.

Nel 2001, dopo quasi trenta anni di insegnamento presso l’Università Cattolica, diventa professore ordinario di Archivistica generale e storia degli archivi presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, sede di Ravenna e qui rimane sino alla pensione.

A questa prestigiosa carriera universitaria ha accompagnato una intensa attività di organizzatore culturale (mostre e convegni), di collaboratore di riviste, di autore e curatore di una novantina di volumi e di centinaia di articoli apparsi in riviste e in volumi miscellanei, di socio di innumerevole accademie e società di studi storici e religiosi. Una partecipazione intensa alla vita culturale di Milano, della Romagna e di Rimini.

Turchini è stato per decenni un accanito frequentatore di archivi e biblioteche, italiane e straniere. Le sue ricerche hanno prodotto da un lato volumi di notevole interesse sulla storia della Chiesa nel Cinquecento (in particolare i numerosi lavori su san Carlo Borromeo (1538-1584), cardinale di Milano, anima e guida della Controriforma italiana nel Concilio di Trento), sullo studio degli ex-voto, sulle conoscenze inerenti le vicende della Chiesa riminese.

Dall’altro i suoi studi sulla famiglia Malatesta e Sigismondo Pandolfo, su Castel Sismondo e sul Tempio malatestiano.

Ma Turchini ha dedicato anche molteplici riflessioni culturali, sfociate in diversi volumi, su tematiche dell’età contemporanea. In particolare sui temi del fascismo, dell’antifascismo e della Resistenza (dal 2010 al 2016 è stato direttore dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione della Provincia di Rimini).

Per l’Editore Ponte Vecchio di Cesena, con cui ha edito negli ultimi quindici anni, quasi tutti i suoi libri, ha dato vita ad una collana, “Per la memoria di Rimini e del suo territorio”, in cui ha pubblicato l’esito di ricerche durate anni.

I suoi lavori non sono sempre di facile lettura. Usa un italiano dotto, da accademico. Sono per lo più lavori scientifici, non da pubblica divulgazione. Sempre ricchi di documentazione, spesso inedita, e di ampi riferimenti bibliografici.

Avere a che fare con Angelo Turchini non è semplice: ad un’infinita ed eclettica cultura si accompagna un carattere difficile, spigoloso, tagliente. Ha tantissime conoscenze, ma pochi amici. Esserlo vuol dire accettare questa sua scontrosità, di cui Lui del resto è ben cosciente e con cui spesso ci gioca scrivendo dediche iniziali ai suoi libri “al veleno”.

Anche in questo suo ultimo volume edito in occasione del suo pensionamento, posto però questa volta alla fine e non all’inizio del libro, ha voluto dire la sua a modo suo: “Mi diverto di sicuro, certo un pochino. E non sono certamente lecchino, tanto meno legato a mafiette varie, magari catto o masso-culturalbancarie, né nelle mie città, né nelle università. In spirito di umiltà, onestà e piena libertà, della ricerca sono amante, e non del tutto ignorante (…). Dire quello che penso è un vizio brutto, che pratico sempre, per tutto. Non so perché, non del tutto scemo, mi sento come ‘propheta in patria …, nemo’”.

Fra la sua ampia produzione libraria vorrei citare alcuni testi, quelli che a mio parere sono fra i più importanti della sua produzione culturale: “Clero e fedeli a Rimini in età post-tridentina” (Herder, 1978); “Figura culto cultura. I dipinti votivi della diocesi di Rimini” a cura di A. Turchini, P. Meldini, G. Milantoni, P.G. Terenzi (Supergruppo, 1981); curatore con P. Meldini dei 4 volumi della “Storia illustrata di Rimini” (AIEP, 1990-1991); curatore del volume “I bagni a Rimini nel 1902” di Evelina Carrington Martinengo (Ghigi, 1993); “Il Tempio distrutto. Distruzione, ricostruzione, anastilosi del Tempio malatestiano (1943-1950)” (Il Ponte Vecchio, 1998); “Il Tempio malatestiano. Sigismondo Pandolfo Malatesta e Leon Battista Alberti” (Il Ponte Vecchio, 2000); “La signoria di Roberto Malatesta detto il Magnifico (1468-1482)” (Ghigi, 2001); “La Romagna nel Cinquecento” in 2 volumi (Il Ponte Vecchio, 2003); “Comune di Rimini e famiglia Malatesta. Gli archivi antichi” (Il Ponte Vecchio, 2009); “La nostra storia: quarant’anni, 1971-2011” con F. Panozzo (Panozzo, 2011) per l’anniversario dell’Istituto Storico della Resistenza di Rimini; “Sfollati d’Italia a San Marino durante la seconda Guerra Mondiale” (Il Ponte Vecchio, 2012); “La signoria dei Malatesta signori di Rimini e di Cesena” (Il Ponte Vecchio, 2013); curatore del volume “La costruzione di una città turistica. Walter Ceccaroni amministratore pubblico” (Capitani, 2013); “Per la libertà e la democrazia. Antifascismo e Resistenza a Rimini e nel Riminese (1943-1944)” (Il Ponte Vecchio, 2015); “Storia di Rimini. Dalla preistoria all’anno Duemila” (Il Ponte Vecchio, 2015); curatore del volume “Il Dipartimento del Rubicone. I suoi archivi e il contesto storico” (Il Ponte Vecchio, 2018).

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