Quanto dobbiamo al lavoro delle nostre donne
24 Ottobre 2016 / Paolo Zaghini
Maurizio Casadei
“Le nostre donne. La condizione e il lavoro femminile nel Novecento”
Comune di Montecolombo.
Questo volume, il quarto della Collana “Gente di Montecolombo” curata da Maurizio Casadei, chiude la serie di questa piccola ma preziosa iniziativa in quanto il Comune di Montecolombo l’anno passato si è fuso con Montescudo dando vita al nuovo Comune unificato di Montescudo-Montecolombo. I precedenti volumi, uno all’anno, erano dedicati a “I giorni del lavoro e della festa. La chiesa e la tavola a Monte Colombo nel Novecento” (2012), “Noi ci chiamavamo così. I soprannomi di Monte Colombo” (2013), “Settanta anni fa. La guerra a Monte Colombo” (2014).
Nella nota introduttiva all’ultimo volume, Casadei scrive: “I libri dovevano riguardare non le istituzioni ma la popolazione, e dovevano incuriosire, essere di facile lettura, utilizzare come importante fonte la memoria dei nostri concittadini”. Così è stato per i precedenti volumi e così è anche per l’ultimo, dedicato alle donne, con particolare attenzione al loro lavoro: “Abbiamo cercato di descrivere qual’era quello svolto fuori delle case coloniche, nei campi accanto agli uomini e a volte in loro sostituzione, ma anche quello delle loro mille altre attività, a servizio, nei negozi, al mare per la stagione estiva, come artigiane o imprenditrici. Oltre a tutto questo, alle donne era sempre richiesto di lavorare in casa, occupandosi della gestione della famiglia, compresa la cura dei figli, degli anziani, degli ammalati, di svolgere i tanti ‘lavori domestici’ di un tempo, che andavano dal piccolo allevamento alla tessitura in casa, e soprattutto il cucinare, un’attività che veniva ritenuta di esclusiva competenza femminile”.
Il libro è suddiviso in tre capitoli: dalla fine dell’Ottocento al primo dopoguerra, gli anni tra le due guerre mondiali, dal dopoguerra alla fine del Novecento. In tutti e tre i periodi le donne, soprattutto nei momenti di grave crisi vissuti dal Paese (le due guerre mondiali), sono state chiamate a svolgere una parte importante: per la famiglia, per il lavoro, per la Patria. Ma questo ruolo che si conquistavano “sul campo” cessava immediatamente passata l’emergenza. Anche nei decenni del secondo dopoguerra, nel pieno della trasformazione economica del Paese, le donne hanno dovuto duramente combattere per conquistare spazi di libertà e autonomia, oltre che di riconoscimento sociale per ciò che stavano facendo: “si sono imposte come elemento di rinnovamento della nostra economia, inizialmente grazie al lavoro stagionale sulla costa ma riuscendo poi a conquistare autonomia di scelte e ruolo sociale, sempre più forti alla fine del Novecento”.
Non dimentichiamo che cosa avvenne negli anni ’50 nei nostri paesi collinari: la disgregazione delle comunità con l’emigrazione, verso la costa ma non solo. Se l’emigrazione all’estero coinvolse un numero tutto sommato limitato di famiglie, quella “verso la costa andò crescendo sempre più fino ad assumere, soprattutto a partire dalla metà degli anni ’60, le dimensioni di un fenomeno di massa”. Montecolombo passò da 2.377 abitanti nel 1951 a 1.479 nel 1981, con una perdita di circa il 40% della popolazione. Dato pessimo, ma di gran lunga meno negativo di quelli di comuni vicini come Montescudo, Montefiore, Gemmano, Saludecio, che dimezzarono i loro abitanti.
Dopo gli operai ed i primi mezzadri, ad andarsene furono molti tra i contadini rimasti e perfino diversi piccoli coltivatori diretti, decretando la fine dell’agricoltura così come quei territori l’avevano conosciuta per parecchi secoli. Un cambiamento a più velocità, tra gli anni ’50 e gli anni ’70: lo spopolamento, la crisi della mezzadria e del vecchio sistema di conduzione agricola, la perdita di interesse verso il lavoro nei campi, l’impiego nelle industrie, l’accresciuta mobilità. “Per questo cambio epocale è stata essenziale la circolazione del denaro che solo il lavoro al di fuori dell’agricoltura basata sullo scambio di merci ed il baratto poteva assicurare”. In questi stravolgimenti epocali anche le donne furono coinvolte: “Malgrado le iniziali perplessità delle famiglie, le donne difesero il diritto ad andare a lavorare sulla riviera, a fare una gran fatica che però ritenevano valesse la pena. Così la ‘stagione’ divenne sempre più un’occasione per le donne di emanciparsi dal lavoro in campagna, altrettanto duro ma senza alcun riconoscimento sociale e sostanziale guadagno”.
Con testimonianze, foto, dati statistici Casadei ricostruisce questo quadro d’insieme, di una società che da statica si mette in movimento e cambia. E lo fa con l’apporto determinante delle donne di Montecolombo. Tante storie individuali in un piccolo comune, ma che servono comunque a farci ricostruire i grandi passi in avanti compiute dalle donne in Italia.
Paolo Zaghini