Il trebbo di Coriano per rinascere dalle macerie della guerra
24 Dicembre 2024 / Paolo Zaghini
Qualche mese fa ho pubblicato qui, su Chiamamicitta.it, un articolo dedicato al trebbo di Coriano del 1968 (“Quel Trebbo di Coriano perduto e ritrovato”) in cui raccontavo dell’articolo della rivista “La Piè”, diretta da Aldo Spallicci, a firma di Ferruccio Tassinari, sul numero 4 del luglio/agosto 1968 (pp. 215-217) intitolato “il Trebbo di Coriano …”. In questo articolo si affermava che quello del 1968 era il secondo trebbo che si svolgeva a Coriano: ce n’era stato un altro nel 1954. Mentre di quello del 1968 la Biblioteca Comunale “Battarra” aveva tre foto che fino al ritrovamento di questo articolo di Tassinari non si erano riuscite correttamente a identificare, di quello del 1954 non si aveva più memoria, né traccia.
La curiosità di saperne di più a quel punto era diventata tanta: per quarant’anni ho diretto la Biblioteca “Battarra” e mi sono divertito a scoprire fatti, personaggi, luoghi della storia corianese e di pubblicare queste storie in libri e articoli sul giornalino del Comune “Comune di Coriano-Informazioni” che ho diretto per quasi trent’anni, dal 1981 al 2009. Sono lieto di vedere che le mie scoperte storico/culturali sono ancor oggi utilizzate dall’Amministrazione di destra che, in oltre dieci anni che è al governo, non è stata capace di creare alcuna occasione di ricerca storica nuova. Naturalmente senza mai essere citato. E va beh!
Torniamo dunque ai trebbi. Nelle lunghe notti invernali le case coloniche, o meglio le loro stalle intiepidite dal calore delle bestie, diventavano tappa di un “percorso sociale” che riuniva e avvicinava la popolazione rurale disseminata e isolata nella campagna. Si parlava del raccolto, ma si facevano anche futili pettegolezzi. Nei trebbi si giocava a carte, si svolgevano piccoli lavori, si raccontavano le favole, si recitavano le poesie. Si tramandava la cultura contadina e si corteggiava. Si creavano situazioni e personaggi. La casa del mezzadro diventava un piccolo centro di cultura che proprietari terrieri e clero cercavano di osteggiare. Lo scambio di idee acculturava il contadino, la vicinanza di giovani di sesso diverso provocava promiscuità, l’insalubrità delle stalle metteva in pericolo la salute del contadino a discapito del podere.
I trebbi più conosciuti furono quelli indetti dalla rivista “La Pié” diretta da Aldo Spallicci. Erano veglie culturali itineranti che andavano a toccare le località della Romagna. Un paio all’anno.
In quelle occasioni si incontravano artisti, poeti, si viveva una giornata in allegria. Grazie agli amici bibliotecari della “Gambalunga” di Rimini ho potuto consultare la collezione de “La Piè” lì conservata. Nel numero di settembre/ottobre 1954 (pp. 234-237) c’è un articolo, “Il trebbo di Coriano”, a firma “civis”, dedicato al primo trebbo corianese da cui ho attinto le informazioni che seguono. Quattro pagine con cinque preziose foto (tre le pubblichiamo).
“E’ per rendere omaggio a un lembo della nostra Romagna fra i più tormentati dalla catastrofe tremenda e ad ammirare la volontà di rinascita dopo la tragedia, che siamo venuti quassù, diceva Aldo Spallicci nell’esordio, in vista di campi che sono un giardino, testimonianza di lavoro fervido, ordinato, geniale, di amore per la terra, retaggio di antiche, provvide e sane generazioni. Noi soggiungeva, rechiamo ovunque con un messaggio di poesia un pegno di solidarietà e di fratellanza, perché i trebbi hanno questo intento e questa caratteristica, di raduni familiari, dove ogni voce, si leva ad esprimere un affetto, a mantenere viva la tradizione dell’ospitalità, a rivelare e a conservare i valori della Romagna nell’ambito più grande della Patria”.
Il luogo del trebbo corianese del 1954 fu l’enorme edificio scolastico in fondo a Via Garibaldi, provenendo da Rimini, edificato negli anni Venti ed abbandonato a metà degli anni Sessanta per un movimento franoso (oggi qui c’è il Giardino dei Cerchi). Sindaco era da tre anni Renato Muccioli. Parroco era don Michele Bertozzi. Direttore scolastico Edgardo Perini. Fu quest’ultimo ad ospitare nei locali scolastici il trebbo. Nell’articolo non c’è la data in cui l’avvenimento si tenne, ma dalle foto, per il vestiario dei partecipanti, si può dedurre che fosse giugno o luglio del 1954.
Edgardo Perini (1904-1994), riminese, fu direttore scolastico a Coriano dal 1946 al 1970, data del suo pensionamento. Dal 1929 collaborò con articoli, recensioni, elzeviri su numerosi quotidiani e riviste. Autore di numerosi volumi di poesie in italiano editi fra il 1958 e il 1979 e vincitore di diversi concorsi. Nel 1970 pubblicò presso l’editore Gastaldi il romanzo “Domani la vita ricomincia”.
In quell’inizio estate 1954 salirono sul tavolo, traballante podio, antistante le scale della scuola, nel primo pomeriggio “con di fronte e dintorno paesani e piadaioli in gran numero” a recitare i loro testi poetici in dialetto romagnolo Vincenzo Strocchi di Ravenna, Alberto Andreucci di Gatteo Mare, Giuseppe Belletti di Cesena, Arduino Bertaccini che leggeva un sonetto di Aurelio Orioli romagnolo residente a Parigi, Guglielmo Giovagnoli di San Mauro Pascoli, Aurelio Lolli, Pio Macrelli, Sallustio Mancini di Cattolica, Giuseppe Pecci di Verucchio. Erano presenti al trebbo la pittrice Nicolosa Rastelli Laziroli, il prof. Gino Ravaioli, Luigi Pasquini, Marino Nicolini, Giulio Leziroli. “Il prof. Aldo Sancisi, dicitore di straordinaria efficacia, recitava sonetti di Giuseppe Pazzagli di Morciano, di Nettore Neri [di Imola], di Olindo Guerrini [di Forlì], di Aldo Spallicci [di Bertinoro]”.
Il trebbo corianese proseguì nel tardo pomeriggio e in serata in Piazza Mazzini “animata dalla ‘Festa dell’Ospitalità’, cui Aldo Spallicci aveva dato inizio con la sua parola al mattino”.
Ricordi di momenti importanti per un comune che stava rinascendo, dopo dieci anni, dalle rovine della guerra dell’estate 1944.
Paolo Zaghini