Quella notte che il Carlino di Rimini passò in blocco a Il Messaggero
7 Gennaio 2025 / Paolo Zaghini
Trentacinque anni fa si consumava a Rimini uno dei più clamorosi episodi della storia giornalistica italiana del dopoguerra: Raul Gardini, proprietario de “Il Messaggero” di Roma, “comperò” quasi tutta la redazione de “Il Resto del Carlino” di Rimini.
Chiuse le pagine della giornata, nella serata di lunedì 19 febbraio 1990, dopo che il capopagina Andrea Basagni aveva inviato al Direttore de “Il Resto del Carlino” Marco Leonelli le sue dimissioni, la redazione quasi per intero prende armi e bagagli e trasloca nella nuova sede riminese de “Il Messaggero” in Via Cairoli 11.
Con Basagni ci sono Silvano Cardellini, che si dimette dall’Associazione Industriali per fare il giornalista a tempo pieno, Maria Patrizia Lanzetti passata al “Carlino” dopo aver diretto “Radio San Marino”, Paolo Ricci Bitti, Valerio Lessi, Stefano Muccioli, Paolo Menghetti, Stefano Passini, Mauro Cavalli e il fotografo Paolo Miccoli. Al “Carlino” Rimini rimangono Pier Luigi Martelli e Luigi Biliotti.
“Scippo di Gardini ai danni di Monti” titola mercoledì 21 febbraio la “Gazzetta di Rimini”. “L’Unità” in prima pagina nazionale titola “Gardini acquista la redazione intera. Annientato il Carlino a Rimini” (ma giovedì 22 febbraio Mauro Tedeschini, capo delle pagine provinciali, inviato d’urgenza a Rimini con alcuni altri giornalisti, gli risponde con un corsivo in prima pagina nazionale: “Annientato il nostro giornale? I comunisti scambiano per realtà i propri desideri”). “Il Sole-24 ore” scrive “Berlusconi compra i giornali? Bene: Gardini compra le redazioni”.
Le trattative per “l’acquisto” della redazione durarono alcuni mesi, portate avanti direttamente, con grande riserbo, dal direttore de “Il Messaggero” Mario Pendinelli e chiusa con la sua venuta a Rimini lunedì 19 febbraio. Suoi interlocutori, come scrisse su “La Gazzetta di Rimini” Lorenza Lavosi, nell’incontro finale “sono Andrea Basagni accompagnato dal fido Silvano Cardellini”.
“Il Messaggero” aveva aperto la redazione di Ravenna il 2 dicembre 1989 ed aveva un senso: qui era la patria del Gruppo Ferruzzi di cui Gardini era in quel momento il massimo dirigente: una potenza mondiale dell’economia che controllava fra l’altro Montedison e Telemontecarlo. L’edizione di Ravenna doveva essere la testa di ponte per poi espandersi nel resto della Regione. L’uscita dell’edizione riminese a marzo 1990 era il secondo paletto piantato in Romagna.
Andrea Basagni all’epoca aveva 46 anni, a Rimini da 14 anni. Da qui si era allontanato solo per pochi mesi per andare a dirigere le pagine bolognesi, ma non si era trovato ed era tornato a Rimini. Toscano di nascita, era vissuto per molto tempo a Pesaro, prima come studente e poi come giornalista (al Carlino locale). In un’intervista alla Lavosi della “Gazzetta di Rimini” in quei giorni disse: “Ero terrorizzato dall’inerzia con cui viene condotta l’azienda, da come non si curasse dell’arrivo del nuovo giornale”. E proseguiva: “Cercherò di non rifare il Carlino nel Messaggero. Voglio fare un prodotto migliore, di grande disponibilità e apertura”. Ma “dal punto di vista politico non credo che le cose possano essere diverse da quelle che ho fatto finora”.
Sindaco era da alcuni anni il socialista Massimo Conti. Il 5 maggio 1989 i socialisti ruppero l’alleanza con il PCI e il 12 giugno si insediava la nuova Giunta Comunale di pentapartito (PSI-DC-PRI-PSDI), di minoranza. Alle elezioni del 6 maggio 1990 l’alleanza di pentapartito vinse, raggiungendo 21 consiglieri su 40. Nuovo Sindaco fu eletto il socialista Marco Moretti. Moretti e la Giunta si dimisero il 16 aprile 1992 per l’uscita dalla maggioranza di due consiglieri del PSI (Aldo Mario Cappellini e Massimo Ciuffolini). Nuovo Sindaco il 14 giugno 1992 venne eletto Giuseppe Chicchi alla guida di una Giunta PCI/PDS-DC-PSDI.
In quei difficili anni della politica riminese, Basagni, ma ancor più il notista politico Cardellini, giocarono alla grande sostenendo, contrastando, tifando prima per il Sindaco socialista, poi, con la grande crisi del PSI nazionale a seguito di “mani pulite”, per gli uomini del Movimento Popolare contrari all’alleanza DC con il PCI/PDS. Proseguendo quello che già al Carlino avevano fatto: passione per i giochi della politica, quasi a costituire in proprio un partito nella città.
La prima uscita delle nuove pagine riminesi avvenne il 3 marzo 1990: sei pagine in fondo al giornale, dopo la cronaca sportiva. Ampi servizi di cronaca nera, interviste ai protagonisti della vita economica, sociale e culturale della Città, informazioni su tutto ciò che vi avveniva, ma non solo (anche numerosi servizi dagli altri comuni nonché da San Marino).
Non ci fu nessun articolo di presentazione dell’inizio dell’attività della nuova redazione riminese. L’articolo di apertura fu il servizio di Paolo Peluffo su “BOT, la montagna congelata. Nelle banche riminesi 4.000 miliardi di titoli di stato”. Nulla sulle pagine riminesi del “Carlino” sino al corsivo in prima pagina del 22 febbraio, più una risposta al PCI che una informazione su ciò che era avvenuto. La notizia invece fu ampiamente data su tutti gli altri giornali nazionali.
Il battage pubblicitario di lancio della nuova redazione riminese fu importante. Difficile dire, per mancanza di dati, il numero delle copie vendute e se l’arrivo in edicola de “Il Messaggero” intaccò le vendite del “Carlino”. Più probabile, come successe a Ravenna, che “Il Messaggero” influì molto di più sul calo delle vendite de “La Repubblica”. Poco o nulla, visto i numeri ridotti, l’esito sull’andamento de “La Gazzetta di Rimini”.
Ma il suicidio di Raul Gardini a 60 anni il 23 luglio 1993 a Milano, a palazzo Belgioioso casa di famiglia, pose fine anche all’avventura de “Il Messaggero” in Romagna. Le pagine riminesi si ridussero, divennero poi le pagine Romagna ed infine il 28 febbraio 1994, quattro anni dopo l’inizio dell’avventura, le pagine riminesi e ravennate chiusero definitivamente.
Molti giornalisti della redazione riminese si trasferirono presso altre sedi de “Il Messaggero” o presso la redazione centrale a Roma. La Lanzetti rimase a coprire come inviata la Romagna. L’unico transfuga che rientrò al “Carlino” fu il notista politico Silvano Cardellini. Basagni passò alla RAI.
Paolo Zaghini
(in apertura: 1990, 11 mar. Il Ponte. Inserto pubblicitario del nuovo inserto riminese de Il Messaggero)