HomeCronacaResistere ai giganti del web è anche andare per bancarelle al nostro mercato


Resistere ai giganti del web è anche andare per bancarelle al nostro mercato


14 Novembre 2020 / Lia Celi

Jeff Bezos, il padrone di Amazon, rosica. Asos e Zalando, i negozi di abbigliamento online più gettonati, masticano amaro. Anche in tempi di Covid, a Rimini il low-cost non passa sul digitale, ma resta in presenza, anzi, in piazza: il mercato ambulante bisettimanale, almeno per ora, resta al suo posto.

A quanto pare le nostre amate bancarelle rispettano i requisiti previsti dall’apposita ordinanza regionale, perché sono distanziate, disposte in un’area perimetrata con entrate e uscite differenziate, e c’è una vigilanza pronta a disperdere gli assembramenti.

E così, mentre nei paesi del Nord vengono annullati uno dopo l’altro i tradizionali mercatini natalizi, immancabile e seguitissimo appuntamento invernale, noi ci teniamo l’unico mercato all’aperto non pericoloso per la salute e altamente benefico sia per l’umore che per le tasche.

Buona parte della popolazione maschile di Rimini non sarà d’accordo: il mercato è il regno delle donne, il vero Paradiso delle signore, e sono pochi gli uomini che lo apprezzano. Del resto espone solo merci che interessano a noi, abbigliamento, calzatura, casalinghi, piante e fiori; di maschi ce ne sono, di ogni età e nazionalità, ma stanno per lo più dietro al bancone, e hanno verso le clienti un atteggiamento che, in tanti anni di frequentazione, ancora non sono riuscita a decifrare: ruvida gentilezza, distaccata complicità, ossequio vagamente beffardo, cordialità diffidente, pronta a trasformarsi in aperta ostilità se ci prendiamo troppa confidenza o facciamo le furbe.

Quando gli ambulanti maschi, italiani o stranieri, ci vedono affondare le mani nei mucchi di abiti o smistare gli attaccapanni con sguardo libidinoso, ho sempre l’impressione che ci giudichino delle bambine un po’ matte, come se loro stessi non riuscissero a capacitarsi fino in fondo della passione che suscita in noi la loro merce. Sotto sotto la pensano come i nostri mariti e compagni, ma per loro il mercato è lavoro, un lavoro che cercano di fare il meglio possibile, aggiornandosi sui capricci della moda e mettendo nella relazione col pubblico femminile tutto il savoir faire che si impara girando per le piazze.

Ma quando parlano fra loro, da un banco all’altro, i loro argomenti sono quelli di tutti gli uomini – il calcio, i motori, il sesso (nel senso di reciproci sfottò su cosa si combina o non si combina a letto, con o senza pilloline azzurre) e, naturalmente, l’emergenza Covid, con una gamma di opinioni in tutte le sfumature dello scetticismo.

Eppure, a quanto pare, gli ambulanti riminesi sono complessivamente così attenti e disciplinati che le nostre bancarelle resistono, almeno finché la nostra regione riuscirà a restare zona arancione. E anche il più inveterato nemico del mercato, che mal sopporta le alterazioni della già complicata viabilità del centro storico, non potrà non essere orgoglioso di questo piccolo duello fra Davide e Golia, in cui un pugno di rivenditori ambulanti, in un momento di crisi planetaria, difende l’antica e umanissima tradizione del commercio in presenza, nel cuore pulsante della città, contro i fantamiliardari magnati del web che ci vogliono soli, chiusi in casa, a riempire carrelli virtuali.

Lia Celi