HomeCulturaRiminesi si diventa e la svedese Svensonn vi portò il design grafico


Riminesi si diventa e la svedese Svensonn vi portò il design grafico


22 Marzo 2020 / Paolo Zaghini

“Ricordando Anne Marie Svensson. Una graphic designer migrata dal nord” – Maggioli.

Il 28 settembre 2016 moriva a Rimini Anne Marie Svenson. Una bella persona, come si dice delle persone solari, empatiche, socievoli. Così la ricorda il figlio Mick Mengucci: “Un senso estetico deciso e preciso, un amore verso le cose della natura, superiori alle nostre vicende umane, un interesse e rispetto verso culture differenti, un senso dello humor prezioso, una storia difficile e coraggiosa, un’eredità di una cultura europea lontana e complementare alla nostra italiana latina e romagnola, una coscienza ecologica senza frontiere, una spiritualità naturale spontanea innegabile esigenza di essere umano cellula di un sistema sociale inserito nel sistema natura, una presenza che mi guida tuttora. Questo è il tesoro che mi ha dato mia madre”.

Bene hanno fatto il marito Sandro Mengucci, con i figli Mick e Anica, e gli amici Piero Leoni, Giorgio Giovagnoli, Giuliano Ghirardelli e Giancarlo Venturini a tre anni dalla morte ricordarla con questa piccola pubblicazione. Un gesto di affetto, ma anche di grande nostalgia per non averla più con la sua carica umana tra noi.

Anne Marie era nata a Stoccolma il 20 giugno 1942. Laureata in graphic design alla Konstindustriel di Stoccolma nel 1962. Nell’estate 1965 con un volo charter arriva in Italia per due settimane per visitarla (veloce tour a Venezia, Firenze e Roma) e un po’ di giorni di mare a Viserbella. L’anno dopo vi torna avendo imparato un po’ d’italiano come capogruppo presso un’agenzia di viaggi svedese, che però a luglio 1966 fallisce. Anne Marie non vuole tornare in Svezia e trova lavoro come segretaria all’albergo Sporting a Marina Centro.

E in quelle settimane incontra Sandro, che lavora in un negozio nel palazzo Arpesella, di fronte all’albergo. Si piacciono e decidono di convivere assieme, e a Natale 1966, in FIAT 500, un avventuroso viaggio verso la Svezia per conoscere la sua famiglia. Nel 1969 si sposano e dall’unione nascono Michele (nel 1969) e Anica (nel 1974).
Sposata al comunista Mengucci (che sarà poi negli anni un funzionario del PCI), iniziò a collaborare con la Federazione Giovanile Comunista diretta in quegli anni da Loris Soldati e da Giorgio Giovagnoli, curando la grafica della rivista della FGCI riminese “L’Ordine Futuro”.

Io l’ho conosciuta qualche anno dopo, quando diventato segretario della FGCI riminese a metà degli anni ‘70, mi avvalsi della sua vena creativa per alcuni manifesti e non sono convinto di averla mai pagata per questo.

Anne Marie è stata una delle prime grafiche ad operare a Rimini. A partire dagli anni ’80 realizza con Sergio Semprini, con Giancarlo Valentini, con Renzo Sancisi campagne di sensibilizzazione e informazione sociale commissionate dal Comune di Rimini per un ambiente pulito, per una migliore qualità della vita. Sono rimasti visivamente presente nella memoria della Città alcuni manifesti: il gabbiano bianco su uno sfondo azzurro e lo slogan “Rimini pulita un impegno di tutti”, o quello con orme bianche su uno sfondo verde con su la scritta “Rimini vivere nel verde”. Ma anche il bellissimo manifesto per la mostra di Amedeo Montemaggi sull’Offensiva della Linea Gotica, nel settembre 1979.

E poi l’avventura di Chiamami Città, il giornale riminese free press che iniziò ad uscire alla fine degli anni ’80, di cui lei curò la grafica per i suoi primi 200 numeri. Ricorda Giuliano Ghirardelli, fondatore ed animatore del periodico: “Senza soldi, senza idee precise, se non quelle di rivedere, ridiscutere, criticare le esperienze predominanti della Sinistra italiana, soprattutto in Romagna: dal potente PCI al variegato mondo dell’estremismo di sinistra (…); quindi il giornale serviva anche – come piccolo laboratorio – a traghettare un gruppo di riminesi, un gruppo di amici, dalle sponde di una visione molto ideologica verso nuovi approdi. Anna Maria mascherava la sua diffidenza iniziale (che secondo me ci fu veramente) con una professionalità scrupolosa e un po’ distaccata. Poi, pian piano, molto generosamente si lasciò coinvolgere, arrivando ad impegnarsi al di là di ogni aspettativa (…) un giornale che lei impostava e seguiva nei dettagli, lungo l’arco di tutte le sue pagine”.

E Giorgio Giovagnoli: “Anna Maria spaziò con la sua grafica fra giornali, riviste e manifesti in tutti i meandri della vita pubblica politica e culturale della città. Rispettata e apprezzata da tutti Anna Maria, lei che veniva dalla fredda Svezia, aveva scaldato i nostri cuori con la dolcezza del suo carattere. Negli anni ’70 e ’80 vivere di grafica saltuariamente non era facile. Anna Maria meritava di più che lavori precari”. E questo di più arrivò con l’impegno per le grafiche Maggioli, dove Anna Maria rimase a lavorarvi 25 anni.

Il ricordo di Manlio Maggioli: “Ricordare la sua lunga collaborazione, iniziata nei primi anni Ottanta, vuol dire ricordare gli anni pionieristici della nostra casa editrice. Erano anni di grandi iniziative culturali, a molte delle quali Anna Maria Svensson ha dato il suo contributo in termini di ideazione grafica, suggerimenti e proposte creative ed originali”. Nascono dal suo talento la splendida gabbia grafica della rivista “Il Titolo”, l’impostazione delle “Guide Verdi”, la nuova serie de “L’Arengo”, il giornale del Comune di Rimini, la grafica della ristampa delle opere di Tonino Guerra.

Sostiene Vittorio D’Augusta che per Anna Maria vale quanto detto da Meldini: “riminesi si diventa. Rimini non è solo accogliente per vocazione turistica, ma trasmette ‘riminesità’: chi per lavoro o altre ragioni, vive a Rimini, automaticamente, inevitabilmente, si trova ad essere, a tutti gli effetti, riminese (…). Nella sua attività professionale bilanciava il gusto razionale del design svedese con la fantasia mediterranea, o con una sorte di personale dolcezza d’animo che permeava le scelte estetiche”.

Come sostengono Angela e Piero Leoni: “In tanti hanno scritto delle sue doti creative, del suo rigore professionale e del suo impegno sociale. C’è, però, qualcosa in più che vogliamo evidenziare. Anna Maria era un’amica, discreta, affabile, gentile e sincera che ha condiviso con noi i migliori anni della nostra vita”.

Paolo Zaghini