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L'assessora: "Oltre alle norme e alle risorse servono però decisioni coraggiose e un diffuso e rinvigorito spirito imprenditoriale”


Rimini spodestata da Jesolo, Frisoni: “Serve nuova ‘botta d’orgoglio’, le idee non ci mancano”


19 Gennaio 2023 / Redazione

“Rimini è stata la prima destinazione ad affermarsi in Italia per il turismo balneare ed è normale che sia anche la prima a doversi confrontare con il problema dell’obsolescenza delle strutture alberghiere nate negli anni 50 per soddisfare un turismo che ben poco aveva a che fare con le esigenze del turismo e dei turisti di oggi”: l’assessora alla pianificazione del territorio del Comune di Rimini Roberta Frisoni commenta così la ricerca ”Lo Sviluppo che manca”, presentata oggial Grand Hotel e realizzato da Sociometrica, con la collaborazione di Teamwork Hospitality.

Che prosegue: “Situazione differente è invece presente per le destinazioni con strutture alberghiere nate negli anni ’70-‘80 che venivano concepite con dimensioni più grandi e, quindi, con economie di scala più capaci di “resistere” alle condizioni gestionali con cui dobbiamo fare i conti oggi. Una considerazione di cui tenere conto per comprendere perché a Rimini questo fenomeno si stia manifestando in forme più evidenti e più precoci rispetto ad altre destinazioni”.

Come si può intervenire? “Giustissimo avere come obiettivo la necessità di interpretare e dare risposta alle nuove esigenze della domanda e alla capacità di farne esprimere tutto il potenziale. Ma proprio per questo non possiamo fermarci solo all’aspetto quantitativo. Tutte le programmazioni messe in atto negli ultimi 15 anni, dalla Regione al Piano strategico, mettono al centro l’aspetto qualitativo in quella logica del turismo nazionale e internazionale sempre meno massificato e sempre piu’ esperienziale. Non solo: tenendo in debito conto come l’intenzione del fare vacanza, e dunque l’organizzazione dell’offerta ricettiva, è già cambiata nel mondo, in Italia e anche sul nostro territorio. Pensare di pianificare avendo come obiettivo il numero e la tipologia delle strutture presenti fino agli anni 70 è fuorviante”.

Ciò detto, “se è vero che serve una sferzata, una nuova ‘botta d’orgoglio’ nella nostra comunità tutta che non può certo continuare a vivere su una ‘allure’ passata, non si può certo dire che Rimini se ne stia con le mani in mano e stia assistendo inerte a quella che da “Sociometrica” viene definita la perdita di leadership di Rimini. I fatti dimostrano, al contrario, che Rimini, già da qualche anno, grazie al lavoro strategico che continua ad adottare, abbia voluto affrontare il tema del mantenimento della propria leadership, non solo in termini di ripensamento delle strutture alberghiere ma, ancor prima, in termini di ripensamento dei propri prodotti turistici che rappresentano il traino pubblico dell’Amministrazione offerto agli imprenditori, anche quelli alberghieri, per acquisire fiducia nel futuro e coraggio nel fare nuovi investimenti. Nascono, così, progetti come il Parco del Mare (che sta ispirando moltissime località costiere), il Piano di Salvaguardia della Balneazione (un’eccellenza non solo italiana ma europea), la riqualificazione del centro storico con molteplici attrattori culturali di rilievo internazionale, i continui investimenti nel settore fieristico -congressuale e una qualità diffusa dello spazio pubblico volta ad accompagnare la nuova era del turismo riminese per 365 giorni l’anno, per restare incontrastati leader nel turismo nazionale. In questo contesto e fermento generale, si inseriscono proprio in questi mesi due nuovi “cantieri” di lavoro di cui ci stiamo occupando come Amministrazione per affrontare con determinazione la seconda fase del progetto strategico di rigenerazione della nostra destinazione. Tutto questo per creare le condizioni capaci di ingaggiare degli imprenditori privati e accompagnarli nel processo di innovazione delle infrastrutture private allo stesso livello di innovazione perseguito e trainato dall’Amministrazione Comunale. Parlo del tema del riposizionamento delle strutture alberghiere obsolete e dell’innovativo Piano dell’Arenile a cui stiamo lavorando”.

E Frisoni va avanti: “Stando al tema alberghi, argomento di oggi, in controtendenza con altre località turistiche che, agendo sull’onda di un impulso a nostro avviso sbagliato, hanno deciso di risolvere il problema consentendo la trasformazione delle vecchie strutture in residenze private, perdendo così irrimediabilmente la possibilità di rigenerare dell’offerta ricettiva e dei servizi turistici, continuando così a favorire la rendita di posizione individuale a discapito dell’interesse collettivo, noi abbiamo optato per una operazione di sistema che non può che partire dalla conoscenza fondamentale dei dati riguardanti la situazione reale. Per questo abbiamo costruito un gruppo di lavoro intersettoriale interno al Comune che include i servizi urbanistica, piano strategico, attività produttive, turismo, tributi e polizia locale e abbiamo avviato una grande operazione di mappatura su tutto il territorio riminese della quantità e dello stato delle strutture ricettive. Albergo per albergo, lotto per lotto, con informazioni dettagliate riguardanti il numero degli alberghi effettivamente aperti e la loro coerenza con le stelle esposte, quello degli alberghi chiusi e quelli ancora aperti ma con caratteristiche non più idonee a rimanere sul mercato, la georeferenziazione delle strutture dismesse, la superficie, volumetria, l’altezza, il numero delle camere degli hotel dismessi. Si tratta di dati necessari per delineare quel quadro di analisi indispensabile a costruire le nostre strategie e ad individuare gli strumenti con cui attuarle”.

E l’assessora rivendica: “Non ci mancano le idee su come rilanciare o riutilizzare gli hotel dismessi incentivandone, ad esempio, la trasformazione in: hotel per turismo di alto livello (5 e 4 stelle superiore), hotel per famiglie, hotel per giovani, ostelli di qualità, hotel per studenti, staff hotel, condhotel (purché regolamentati adeguatamente). Oppure, in altri differenti casi, la trasformazione potrà favorire la riconversione delle strutture destinandole ad ospitare funzioni “intelligenti” e/o servizi al turismo. In ogni caso, l’obiettivo è quello di creare nuove opportunità di reddito e occupazione, come ad esempio: centri benessere, ristoranti, palestre, attività sportive, parcheggi, co-working, attività culturali e di utilità sociale. Tuttavia, come già detto, riteniamo che, per agire al meglio, occorra conoscere dettagliatamente la situazione di partenza. Per questo contiamo di concludere la mappatura entro la fine dell’estate 2023 in modo da attivare di conseguenza tutti gli strumenti urbanistici, legislativi, economici e quant’altro necessari per ottenere i nostri risultati”.

“Un ultimo accenno lo vorrei fare sul supposto impatto modesto del fenomeno degli affitti brevi sul nostro territorio. Dagli studi sull’andamento turistico, effettuati dalla Regione Emilia-Romagna, si rilevano nel 2019 nei back office dei portali di prenotazione online, 1500 attività (ma oggi sappiamo che sono aumentate) che promuovono la vendita di camere con la modalità tipica di Airbnb. Se ipotizzassimo che ciascuna di queste attività disponesse di una media di 3 camere, risulterebbero disponibili sul mercato riminese ulteriori 4500 camere che trasformate in piccoli hotel da circa 20 camere ciascuno (come la maggioranza di quelli che Rimini ha perduto) recupererebbero il gap di più di 200 hotel oggi chiusi, le cui camere sono state rimpiazzate da questa nuova formula di offerta ricettiva. È un dato questo che, prima o poi, andrà ben guardato, valutato e normato dal legislativo perchè è un tipo di offerta che trova sempre più il gradimento del viaggiatore nazionale e internazionale e non solo e non tanto per motivi economici. Per far crescere la leadership di Rimini servono però, oltre alle norme e alle risorse, anche idee e decisioni coraggiose, un diffuso e rinvigorito spirito imprenditoriale”, conclude Roberta Frisoni.