Scatterà da mercoledì (31 luglio) fino al 13 settembre il fermo pesca nell’Alto Adriatico tra Trieste e Ancona, per consentire il ripopolamento dei mari. Uno stop alla pesca a strascico, quella che riguarda le specie più pregiate, che quest’anno prevede alcune novità.
Generalmente ben accettate dai lavoratori del settore. Scompare il fermo aggiuntivo – che si sommava ai 45 giorni già fissati e che era di circa un ulteriore mese nell’arco dell’anno. Una modifica che garantisce più flessibilità, dicono i marittimi. Vietata però la pesca entro 6 miglia dalla costa tra il primo luglio e il 31 ottobre e, in tutto l’anno, si può pescare solo per tre giorni a settimana o per un massimo di 72 ore settimanali anche spalmate in 5 giornate. Ma arrivano anche tetti massimi annuali, i cosiddetti “plafond”- legati alle diverse aree di pesca – che suscitano preoccupazioni in caso di esaurimento.
La volontà è anche di mantenere lo stop al lavoro nel fine-settimana, utile per il riposo dei pescatori ma anche del mare stesso, su cui nel cedreto c’è un’apertura.
In regione le barche coinvolte dal fermo-pesca sono meno di 200 per cui scattano misure di sostegno al reddito, giudicate ancora lente.
Nonostante il fermo pesca sui banchi della pescheria del Mercato Coperto si potrà continuare a trovare il pesce fresco nostrano pescato dalle piccole barche con reti da imbrocco e il pesce proveniente dal basso Adriatico.
Inoltre tutte le qualità di mitili (cozze, vongole, veraci, ecc…) non sono soggette al fermo pesca e si potrà continuare ad acquistare il pesce proveniente da altri mari Italiani, il pesce allevato, il congelato e decongelato.