HomeCronacaSindaci eleganti, con un Del Ghingaro non c’è partita


Sindaci eleganti, con un Del Ghingaro non c’è partita


27 Agosto 2017 / Lia Celi

La notizia non è che nella classifica dei sindaci più glamour d’Italia stilata dal portale di marketing Spot and Web il nostro Gnassi si colloca al settimo posto.

La notizia è che al sesto posto c’è il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, e all’ottavo quello di Bologna, Virginio Merola. Quindi in realtà le notizie sono due, una cattiva e una buona. Perché vedersi battuti in materia di sindaci fighi dall’eterna rivale-confinante, diciamolo, è un brutto smacco, non interamente compensata dall’aver fatto meglio del capoluogo.

Bisognerebbe entrare nella testa delle 1250 influencer attive sui vari social, che componevano la giuria selezionata da Spot and Web, per comprendere i misteriosi criteri che le hanno spinte a tributare più consensi al pur degnissimo Ricci rispetto al nostro primo cittadino. La qualità da valutare era l’eleganza nel vestire, e qui il sindaco di Pesaro si è distinto, secondo le giurate, per «l’innata naturalezza con cui alterna il casual al formale, spezzando sempre molto bene il chiaro, bianco e azzurro, con il blu e nero della giacca o del maglioncino».

«Innata»? E chi è, lord Brummel? Che ne sanno loro se quella naturalezza è innata o no? A Ricci potrebbe avergliela insegnata la mamma. Oppure una compagna che nell’ombra, come Cinzia Sasso coniugata Pisapia, gli abbina correttamente gli outfit e glieli appronta ogni mattina sulla sedia ai piedi del letto. Perché non potrebbe essere innata anche l’eleganza di Gnassi, accreditato dalla giuria soltanto «uno stile naturale da vicino di casa» e del «tocco originale» della dolcevita sotto la giacca, che andrebbe piuttosto letto come un omaggio al capolavoro di Fellini, doverosa sensibilità da parte del sindaco della sua città natale?

Certo, le influencer hanno concesso ancora meno al bolognese Merola, anche se, pure lì, vàlle a capire: gli attribuiscono un «look ordinato» in virtù della «barbetta incolta da uomo saggio». Come si possa essere allo stesso tempo irsuti e ordinati è un enigma, ma del resto si parla del sindaco della città dove insegnò il compianto Umberto Eco, massimo estimatore degli enigmi e diffidente di chi tentava di scioglierli con l’accetta di una presunta verità.

Come avrebbe affrontato il semiologo-filosofo la questione dell’eleganza di un sindaco? Avrebbe teorizzato, come i dotti monaci del Nome della rosa, che «sindaco elegante» è solo un nome, un concetto universale, che non esiste come realtà particolare? Si sarebbe ricreduto scoprendo chi è in vetta alla classifica di Spot and Web, in virtù di «capello brizzolato, portamento regale, mascella anglosassone e stile british che non passa mai di moda»: il sindaco più in ghingheri del Belpaese è quello di Viareggio. Che si chiama, guarda un po’, Giorgio del Ghingaro.

Un nome, un destino.

Lia Celi www.liaceli.it