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Il Teatro di Rimini, storia di una rinascita


24 Ottobre 2016 / Redazione

Il 20 ottobre scorso il Rotary Club Rimini ha organizzato una serata dedicata al Teatro di Rimini, invitando a parlarne l’ingegner Massimo Totti, dirigente dell’Unità progetti speciali del Comune di Rimini. Il giorno seguente, i rotariani hanno visitato il cantiere del “Galli” accompagnati dal sindaco Andrea Gnassi e dal suo predecessore Alberto Ravaioli, mentre gli architetti progettisti dell’intervento Laura Berardi e Federico Pozzi ne illustravano i dettagli.

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Il Presidente del Rotary Club Rimini Alberto Ravaioli durante la serata dedicata al Teatro “Galli”

L’ingegner Totti e il presidente del Rotary Club Rimini Alberto Ravaioli ci hanno gentilmente concesso di riportare una sintesi della serata:

Il teatro è opera neoclassica dell’ultimo dei grandi architetti pontifici, il modenese Luigi Poletti (1792-1869). Costruito fra il 1843 e il 1857 a spese del Comune e di una Società di azionisti, è inaugurato nell’estate del 1857 con una memorabile stagione lirica da Giuseppe Verdi (unico caso in Italia), che presenta una nuova opera “Aroldo”, composta appositamente.

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Il teatro funziona egregiamente per quasi un secolo fino al 1943, quando il 28 dicembre, durante un devastante bombardamento su Rimini, è colpito dalle bombe: crollano il tetto sopra il palcoscenico, parte della facciata posteriore, parte del tetto sopra la sala. Sono danneggiati la balconata del 4° ordine alcuni palchi.

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Nel dopoguerra saccheggi e frettolose demolizioni atterrano gli ordini dei palchi e parte dei muri laterali. Negli stessi anni peggior sorte tocca al Kursaal di marina centro, del quale non restarono che poche metope che di lì a poco divennero ornamento della mura di recinzione dell’Oriental Club.

Il teatro riminese è, con la Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, il capolavoro del Poletti, autore di altri due teatri a Terni e a Fano. Esaltato in vita, poi dimenticato, l’architetto è oggi decisamente rivalutato, tanto da essere definito da Anna Maria Matteucci “il maggior architetto teatrale italiano dell’epoca” (Il teatro nelle Marche. Architettura, scenografia e spettacolo, Firenze, 1997). Fra i primi a rilevare il significato delle novità introdotte da Poletti alla sala all’italiana sono Simon Tidworth (Theaters: an Architectural and Cultural History, New York, 1973) e Manfredo Tafuri (Teatri e scenografie, Milano, 1977). Fautore del purismo architettonico, contrario alla ripetitività seriale dei vari ordini di palchetti, al loggione-piccionaia, alle scale anguste e male illuminate, in favore invece dell’unità di stile che predilige il colonnato ad ordine gigante vanvitelliano, Poletti propone una riforma. Il foyer diventa ampio, gli scaloni sono spaziosi e spettacolari; la sala, per ragioni acustiche e visuali, si allarga progressivamente dal basso verso l’alto; i palchi sono compresi nel colonnato variando di ordine in ordine secondo leggi di armonia; il loggione è trasformato in ariosa balconata con la volta ancora alta impostata sul muro perimetrale; tipologia che verrà poi adottata in numerosi teatri delle Marche e della Romagna.

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Luigi Poletti

Nel 1859 il teatro è dedicato a Vittorio Emanuele II. Nel 1916 l’edificio è lesionato dal terremoto e viene chiuso. Dopo i restauri il teatro riapre nel 1923 con l’opera Francesca da Rimini di Zandonai. Fra il 1928 e il 1931 l’architetto Gaspare Rastelli completa il ridotto (poi Sala Ressi) e la galleria al piano superiore. L’impresario Cesare Ragazzini riesce a scritturare i migliori cantanti e musicisti; Pietro Mascagni è sul podio di direttore nel 1926 con Il piccolo Marat; cantanti celebri come Borgatti, Bonci, Lauri, Volpi, Lugo, Pinza, Stignani, Pagliughi, Parmeggiani, Galeffi, Gigli, Favero, Del Monaco si esibiscono sul palcoscenico. Nella primavera del 1943 la pucciniana Madama Butterfly è l’ultima opera eseguita.

Nel 1947 il teatro, semidistrutto, è dedicato al musicista Amintore Galli da Perticara (1845-1919), artista di modesta fama che acquistò grande notorietà quando, nel 1886 musicò l’inno dei lavoratori di Filippo Turati.

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Amintore Galli

Nel 1955 fallisce l’iniziativa della Cassa di Risparmio, che aveva bandito un concorso nazionale per la ricostruzione del teatro. Nel 1959 la parte danneggiata dell’edificio, coperta da un tetto di eternit, è adibita a salone fieristico. Dal 1967 al 1975 è attuato un devastante intervento di “restauro” con pesanti manomissioni all’avancorpo dell’edificio che lo trasformano in sala per attività sportive.

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Nel 1985 il Comune bandisce un “concorso di idee” dal quale scaturisce un progetto modernista (arch. Adolfo Natalini), poi modificato otto/nove volte nell’arco di quindici anni, in palese contrasto con i vincoli che salvaguardano l’attiguo Castel Sismondo e l’opera neoclassica del Poletti. Nel 2000 numerosi cittadini si sono mobilitati, assieme a personalità di spicco della cultura musicale nazionale, per contrastare il piano modernista e per ripristinare filologicamente il teatro storico, gioiello architettonico e strumento culturale irrinunciabile, al motto di “com’era – dov’era”.

Nel 2001 la svolta: l’allora sottosegretario per i Beni Culturali, Vittorio Sgarbi, affida il Teatro del Poletti alla Sovrintendenza Regionale dell’Emilia Romagna (arch. Elio Garzillo), che, con la consulenza dell’arch. Pier Luigi Cervellati, redige (nel 2004) un rigoroso piano di ripristino filologico del Teatro del Poletti, consegnato gratuitamente al Comune nel 2005 e recepito dalla giunta Ravaioli. Il costo del ripristino è previsto in 18,1 milioni di euro.

Il sindaco Ravaioli nel 2005 accoglie con entusiasmo il progetto dello Stato ed affida successivamente a un “gruppo di progettazione” del Comune un ulteriore progetto, più costoso (29,7 milioni di euro), presentato nel 2009. Le Soprintendenze modificano il progetto della sala, che torna quella polettiana e l’elevazione della torre scenica (2010) e consentono la realizzazione di due piani sotterranei di 600 metri quadrati ciascuno. In questa situazione, nel giugno del 2011, il Comune va alla gara d’appalto. La riapertura del teatro avverrà presumibilmente, al termine della complessa opera di ricostruzione, tra Natale 2017 e Pasqua 2018, con un paio d’anni di ritardo rispetto al previsto a causa dei numerosi rinvenimenti archeologici documentati nell’interessante video realizzato dal Comune di Rimini e visionabile al link: https://www.comune.rimini.it/archivio-notizie/gli-scavi-archeologici-al-teatro-galli-uno-spettacolo-di-storia#prettyPhoto/3/. Due anni non “persi”, come precisato dallo stesso ingegnere, bensì investiti per creare un valore aggiunto al nostro teatro, al di sotto del quale è prevista la realizzazione di un interessante ed originalissimo percorso archeologico che renderà unico in tutto il mondo il nostro gioiello.