HomeCronacaTelefono e guida: l’unica multa efficace sarebbe staccare l’utenza


Telefono e guida: l’unica multa efficace sarebbe staccare l’utenza


30 Luglio 2017 / Lia Celi

Il ciclista riminese è uno che ha scelto di vivere pericolosamente, e si sa. Non che chi sceglie un altro mezzo di trasporto non corra rischi; anche se fobici e paranoici non ci crederanno mai, il meno pericoloso, statisticamente, è l’aereo, ma è un po’ difficile muoversi in città su un Boeing, che fra l’altro faticherebbe a trovare parcheggio.

Ma i ciclisti, insieme ai pedoni, rappresentano più della metà dei morti sulle strade italiane secondo i dati Aci-Istat 2016, che quest’anno verranno superati, considerato che nel primo semestre 2017 gli incidenti sono aumentati del 7,4 per cento. A fare più vittime non è l’alcool o la stanchezza che ottundono i riflessi degli automobilisti, ma la distrazione; e la fonte di distrazione è nove volte su dieci lo smartphone.

«Se non rispondi non muori» ammoniscono saggiamente i tabelloni sulle strade, rivolti a chi viaggia sulle quattro ruote. Sfortunatamente, li leggono solo quelli che non stanno telefonando o whatsappando, cioè una risicata minoranza, come notiamo tutti buttando un occhio nei finestrini altrui.

Contro costoro sono state da poco emanate leggi più severe che prevedono sospensione della patente e multe salate; e da Israele arriva anche il Textalyzer, un test tipo palloncino da effettuare sul cellulare in caso di incidente, che evidenzia se il conducente stava smessaggiando al momento dell’impatto.

Ma c’è un altro lato del problema: pure i pedoni, e perfino i ciclisti ormai guardano più il loro cellulare che la strada. Voglio dire: camminare chattando è un’imprudenza, ma per chattare o telefonare andando in bicicletta ci vuole uno sprezzo del pericolo degno del compianto Patrick de Gayardon.

Si tiene una sola mano sul manubrio, con conseguente minor controllo e capacità di frenata dimezzata; e addio al «guarda avanti» che, come sappiamo fin da piccolissimi, è il fondamento dell’equilibrio sulle due ruote. Per carità, a Rimini c’è gente che in bicicletta riesce anche a fare la sfoglia, neanche nella Pechino comunista si vedevano certi nostri virtuosismi ciclistici, ma non c’erano nemmeno tutte le macchine che girano oggi, guidate, per di più, da altra gente impegnata al telefono.

C’è chi pretende che i ciclisti rispettino i sensi unici, chi li accusa di invadere i marciapiedi anziché servirsi delle ciclabili (che peraltro spesso sono invase da macchine parcheggiate); ma quelli da scoraggiare più vigorosamente, in quanto pericolosi per se stessi e per gli altri, sono i ciclisti col telefonino. Invochiamo multe anche per loro, e pure sospensioni. Non della patente, che per la bici non esiste, ma dell’utenza telefonica. E’ l’unico modo per convincerli a smettere.

Lica Celi www.liaceli.it