HomeCulturaUn altro regalo per il duemillesimo compleanno del Ponte di Rimini


Un altro regalo per il duemillesimo compleanno del Ponte di Rimini


11 Aprile 2021 / Paolo Zaghini

Antonio Stampete: “Il Ponte di Tiberio. Duemila anni di storia riminese” – Primiceri.

E’ un libriccino piccolo piccolo quello che l’editore Primiceri manda in libreria, opera di Antonio Stampete, quarantenne romano, pittore e scultore, nonché storico d’arte, in occasione dei duemila anni del Ponte di Tiberio. Probabilmente il primo di altri, e forse più corposi, volumi che usciranno nel corso dell’anno.

Del resto non si può dire che il nostro amato Ponte non sia presente già in tanti altri volumi, a cominciare da quelli che nel corso dei secoli hanno dettato le tappe della nostra storia urbana: il Clementini e il Tonini in primis, ma poi anche il Palladio, il Martinelli per arrivare agli articoli e ai libri che Ferruccio Farina (quando non si occupa di Francesca da Rimini) ha dedicato al Ponte di Tiberio: da “Uno sguardo sul ponte. Le antiche vedute del ponte di Tiberio di Rimini nelle incisioni tra il 16. e il 19. Secolo” (Ramberti, 1997) a “The magnificent bridge. Il ponte di Tiberio in alcuni sconosciuti disegni inglesi” (sulla rivista “Romagna arte e storia” n. 99 del 2013).E poi lo speciale “per il bimillenario del Ponte di Augusto e di Tiberio” della rivista “Ariminum” (n. 2/2014), curato da Giovanni Rimondini.

Gli archeologi Anna Bondini, Marcello Cartoceti, Renata Curina nel 2016 ci hanno invece raccontato “Il ponte e le sue pietre. Un contributo al patrimonio culturale della città di Rimini attraverso la salvaguardia di uno dei suoi simboli più importanti: il Ponte di Augusto e Tiberio” (SGR, 2016). E poi Oreste Delucca nel 2018 aveva scritto il volume “Il ponte prima del ponte” (Il Ponte), cioè come si attraversava il fiume Marecchia in città prima del ponte di Tiberio.

Stampete, in poco più di 30 pagine, ci sintetizza lo stato delle conoscenze che abbiamo sul ponte: la sua storia, i protagonisti, le modalità costruttive, gli artisti attratti dalla sua bellezza, le leggende che lo coinvolgono. Insomma un piccolo breviario per avvicinarsi alle celebrazioni che prenderanno il via nel corso dell’estate per il bimillenario del ponte, che proprio in questi giorni è stato inserito dal  Corriere della Sera fra i gioielli romani più importanti, fra i quindici capolavori da vedere.

Del resto le scelte compiute in questi ultimi anni dall’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Andrea Gnassi hanno fatto della zona circostante il ponte e l’area del Borgo San Giuliano uno dei centri della nuova movida riminese, sia per la bellezza dell’ambiente sia per le offerte ricreative gastro-enologiche che qui hanno messo piede con grande successo.

Sarà la rassegna “Antico/Presente. Festival del Mondo Antico”, giunta alla ventitreesima edizione, a luglio a festeggiare il compleanno del ponte con tante iniziative che si svolgeranno nella incantevole Piazza sull’acqua, ovvero il bacino sottostante il ponte.

E veniamo dunque ai dati salienti di questa opera d’arte romana, ma anche per secoli snodo fondamentale della viabilità riminese. La sua costruzione – iniziata nel 14 d.C. sotto il primo imperatore romano Ottaviano Augusto – terminò sette anni dopo, nel 21, sotto l’imperatore Tiberio. Esso, assieme all’Arco d’Augusto costruito nel 27 a.C. e dedicato dal Senato romano al nuovo imperatore Augusto e ad oggi il più antico arco romano esistente, è uno dei simboli più preziosi per la Città della sua storia romana.

Fondata nel 268 a.C., Ariminum assunse un ruolo assai importante negli anni dell’espansionismo romano. Costituiva lo snodo delle principali vie di comunicazione dei domini romani: la Flaminia, la Popilia, l’Emilia. “Rimini era un luogo di ‘passaggio e di soggiorno’ al centro della rete commerciale e strategica romana”, annota nella Presentazione l’editore Salvatore Primiceri. Oltre all’Arco, al Ponte, la Rimini romana poteva vantare un teatro e un anfiteatro, residenze prestigiose (come quella chiamata “Domus del Chirurgo” in Piazza Ferrari), la Porta Montanara.

Il Palladio, nei suoi “I Quattro Libri dell’Architettura”, già nel 1570 definiva il Ponte di Tiberio come “il ponte perfetto” e “il più bello e interessante di tutti”. E’ proprio partendo da questa considerazione che Primiceri afferma che il ponte sarà “un simbolo del futuro riminese. Duemila anni di storia proiettati ad accogliere e unire un turismo sempre più consapevole che non si può vivere a pieno un luogo magico come Rimini senza conoscerne e apprezzarne i suoi itinerari storici e artistici”. Dunque una città d’arte ricca di storia da visitare e vivere.

Stampete pone l’accento invece su come la sua costruzione “ancora oggi lascia meravigliati per la sua tecnica costruttiva e la purezza nelle forme, benché bisognerebbe sottolineare che dal punto di vista concettuale esso rappresenta pienamente il manifesto politico d’Augusto”. “Nel complesso la struttura si presenta con uno stile sobrio ma al contempo celebrativo, intriso di significati simbolici scelti con accuratezza”.

Nel suo complesso il ponte è rimasto pressoché intatto attraverso i venti secoli. Ponte ad arco, sviluppato su cinque arcate con ampiezze variabili, su sei piloni posizionati obliquamente onde permettere all’intera struttura di meglio reggere alla corrente del fiume, lungo 63 metri, con una larghezza di 4,80 metri più i due marciapiedi sopraelevati. L’originale pavimentazione fu sostituita nel 1884 con lastroni di granito.

Ha dichiarato l’Assessore alla Cultura Giampiero Piscaglia, presentando la rassegna “Antico/Presente”: “il ponte (…) come metafora del superamento dei limiti, dell’abbattimento delle barriere e del dialogo attraverso la costruzione di relazioni”. Buon compleanno Ponte di Augusto e di Tiberio!