HomeCronacaNoi donne riminesi che i capi firmati li ravaniamo al mercato


Noi donne riminesi che i capi firmati li ravaniamo al mercato


20 Agosto 2017 / Lia Celi

Cari ambulanti del mercato settimanale, cosa pensate di noi donne? Noi, le vostre affezionate clienti che ogni mercoledì e sabato, chine sui vostri banconi oberati di «rimanenze di negozio», «capi firmati» e «fine serie» perdiamo ogni dignità e autocontrollo, e, mentre cerchiamo una taglia M in un mare di S e XXXL, assumiamo l’espressione concentrata e obliosa del ludopatico davanti alle slot? Ci volete bene o in fondo ci disprezzate profondamente?

China a ravanare fra borsette a cinque euro e sandali a sei euro, con una signora intabarrata nel velo alla mia destra e una turista russa in prendisole alla mia sinistra impegnate nella stessa operazione, alzo furtivamente gli occhi su di voi e incrocio il vostro sguardo indecifrabile. Ci state discretamente sorvegliando, hai visto che in quell’intrico di mani avide qualcuna non arraffi qualcosa di nascosto; forse ci state giudicando. E, se siete maschi, forse non avete ancora smesso di chiedervi come possano delle donne adulte perdere così la testa per oggetti che per voi, che pure li vendete, non hanno molta importanza.

Siete un po’ come i tombaroli che smerciavano a poco prezzo i cocci scavati nei loro campi, mentre gli acquirenti avveduti tornavano a casa gongolando per essersi messi in tasca reperti di grande valore.

Voglio dire, io ieri ho comprato una gonna di Cacharel a un euro. Quell’etichetta prestigiosa ne fa l’indumento più blasonato del mio guardaroba. In autunno potrò pavoneggiarmi in giro dicendo con nonchalance «carina vero? E’ di Cacharel», autorizzando le interlocutrici a pensare che frequento abitualmente le boutiques, mentre gli unici capi firmati che possiedo sono frutto di altrettanti fortunati raid nelle bancarelle «vintage» del mercato.

Ma attenzione: per la vera riminese metà del gusto di vestirsi firmato consiste proprio nell’averlo pagato meno del prezzo di listino. A Roma o a Milano rivelarlo è volgare, qui è un titolo di merito, una prova di abilità: a Rimini lo shopping al mercato ha un aspetto sportivo, direi venatorio, in cui fiuto e fortuna vanno di pari passo.

La compratrice esperta si aggira fra le bancarelle come il cacciatore nella boscaglia, l’occhio vigile, la mano rapida, le antenne dritte: oggi laggiù c’è un passaggio di borsette di Valentino, da quella parte è stato avvistato uno stormo di cappotti di MaxMara, dall’altra nidificano gli abiti da sera, ma solo il mercoledì.

Magari sono fallati, ma tutte le cercatrici hanno una sartina di fiducia o una lavasecco efficiente in grado di rammendare un piccolo strappo o far sparire una macchiolina. E non importa se non avremo molte occasioni di esibire in pubblico il nostro bottino, già ci basta poter mostrare alle amiche un armadio degno di Melania Trump avendo speso un centesimo di quel che ha speso lei. Qualunque cosa pensiate di noi, cari ambulanti del mercato, grazie di regalarci due volte alla settimana un’ora di felicità. Però adesso non aumentate i prezzi delle rimanenze di negozio, se no non vale.

Lia Celi www.liaceli.it