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Il 29 aprile 1868 nacque a Trebbio di Poggio Berni Luigi Campidelli, figlio di Giuseppe e Filomena Belpani, contadini. Il bambino venne al mondo alle ore 10 ed era il quarto di sei figli; fu battezzato Luigi Nazareno Francesco, subito detto Gigino. Crebbe secondo l'indirizzo cristiano impartitogli dalla famiglia e ricevette la cresima il 9 febbraio 1873, all'età di cinque anni, dal vescovo di Rimini Luigi Clementi. Nel 1874 il padre morì di febbre tifoidea e, l'anno successivo, Luigi s'iscrisse al primo anno della scuola privata inaugurata a Trebbio dal cappellano locale. Tre anni dopo era pronto per la prima comunione. Sempre nel 1878 i passionisti si impegnarono nella cura del vicino cinquecentesco santuario della Madonna di Casale (noto localmente per un affresco raffigurante la Vergine con il Bambino) a San Vito. [caption id="attachment_260241" align="alignleft" width="2000"] Beato Pio Campidelli[/caption] La Congregazione della Passione di Gesù Cristo (in latino: Congregatio Passionis Iesu Christi) fu fondata nel 1720 da san Paolo della Croce e il primo convento fu eretto sul monte Argentario; la regola dell'istituto, approvata da papa Benedetto XIV il 15 maggio 1741, obbliga i passionisti, con un quarto voto, alla propagazione della devozione alla Passione di Gesù per mezzo di missioni e altri

Il 29 aprile 1940 nasce a Riccione Manlio Muccini. Manlio gioca bene a pallone e cresce calcisticamente nel Riccione. Di più: resta uno dei prodotti più interessanti che Paolo Mazza porta nella sua SPAL nel 1959, inserito inizialmente tra i rincalzi di quella che sarà la formazione estense più bella in assoluto, ovvero quella del quinto posto in Serie A. [caption id="attachment_318330" align="aligncenter" width="400"] Muccini alla Spal nel 1963[/caption] Mediano dai piedi buoni, Muccini esordisce in massima categoria il 15 maggio 1960 contro il Genoa, non ancora ventenne. Rimane a Ferrara sino al 1964, crescendo di anno in anno sino a conquistare il posto di titolare fisso. [caption id="attachment_37335" align="aligncenter" width="665"] 28 ottobre 1962, Bruschini battuto da Giacomo Bulgarelli (contrastato da Sergio Cervato) in Bologna-SPAL 4 a 1. Sullo sfondo è riconoscibile Manlio Muccini[/caption] Con la retrocessione in Serie B degli spallini, Muccini resta nella massima serie nel Bologna assieme a Bui per una cifra molto consistente. Nei felsinei di Pascutti, Fogli, Negri, Haller, Nielsen e Bulgarelli che avevano appena vinto lo scudetto l'anno precedente con Fulvio Bernardini, Muccini a differenza di Bui, si inserisce discretamente, rimanendo in rossoblù per le successive tre stagioni. Nel 1967 viene ceduto al Bari, squadra in cui verrà trasformato in difensore da

  Ma di chi è quella voce di Fanny Ardant in "Bolero" di Lelouche? E quella moglie dell'antiquario, nel "Mostro" di Benigni? Ma non è la mamma di Renato Zero in "Ciao nì!"? Sì è sempre lei, Maria Rita Bresadola Di Lernia, nata a Riccione il 28 aprile 1943, attrice, doppiatrice e insegnante di recitazione. Si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico in Roma nel 1962, ed inizia subito l'attività in campo teatrale, lavorando nel corso degli anni con i teatri Stabili di Genova, Torino e Milano e per la televisione. Come attrice cinematografica, inizia la carriera nel 1966; si è ritirata nel 2002. Ha fatto parte del cast di una decina di film con ruoli di rilievo, tra i quali Il mostro accanto a Roberto Benigni e Nicoletta Braschi e in Ciao nì!, nella parte della mamma di Renato Zero. Come doppiatrice è nota soprattutto per aver prestato la sua voce a Marie Laforêt in L'avaro, nel ruolo della Contessa Isabella Spinosi e a Fanny Ardant nel film Bolero di Claude Lelouch. Suo anche il doppiaggio di Whoopi Goldberg in La lunga strada verso casa , oltre che per una dozzina di personaggi di soap operas. È direttrice della Scuola Teatro 23 insieme a Lorenza Biella e Riccardo Cavallo; nella stessa scuola

Il 27 aprile 1837 nasce a San Vito di Santarcangelo Pasquale Tosi. Il padre Luigi e la madre Rosa Lagoresi, piccoli possidenti terrieri, abitano non distanti dal "Puntàzz", il ponte romano sull'Uso. nella ‘frazione del pontaccio’. Una sorella si consacrò benedettina nel convento di Cesena con il nome di suor Fedele. [caption id="attachment_464774" align="aligncenter" width="300"] Padre Pasquale Tosi[/caption] Pasquale dopo gli studi nel seminario di Bertinoro nel 1862 viene ammesso nella Compagnia di Gesù. I Gesuiti gli affidano una missione davvero speciale: inviato tra le tribù dei nativi americani delle Montagne Rocciose, dove trascorre quasi vent’anni nelle missioni indiane di Colville Valley e Cheney nello stato di Washington e di Coeur d’Alène, nell'Idaho. [caption id="attachment_464776" align="aligncenter" width="694"] La tribù dei Coeur d’Alène nel 1907[/caption] Nel 1886, insieme al francese padre Robaut, è incaricato di accompagnare il vescovo di Victoria, il belga Charles Seghers, nella prima spedizione missionaria all’interno dell’Alaska. Tosi e Robaut trascorrono l'inverno 1886-1887 in Canada alla confluenza dei fiumi Yukon e Stewart. Il vescovo Seghers va ad assistere la popolazione di un villaggio Athabaska devastato dagli alcolici e da una epidemia di morbillo mortale, entrambi portati dai bianchi. Ed è bianca la guida che, per motivi rimasti ancora sconosciuti, uccide il vescovo poco prima di arrivare al villaggio. È ancora ricordato come

Il 26 aprile 1290 a Rimini succede il finimondo. Lo riporta Luigi Tonini ("Rimini nel XIII secolo", in "Storia storia civile e sacra riminese del dottor Luigi Tonini", 1856) nel capitolo "Come fu tumulto in Rimini contro Stefano Colonna; e Martino Cataldi fu impiccato". Stefano Colonna apparteneva all'antichissima famiglia romana che pretendeva di provenire addirittura dalla Gens Julia (quella di Giulio Cesare) e dalla gens Anicia (cui appartennero San Benedetto, papa Gregorio Magno e il filosofo Severino Boezio, oltre all'imperatore d'Occidente Anicio Olibrio). Di certo era loro avo Teofilatto Conte di Tuscolo (presso l'odierna Frascati) vissuto fra IX e X secolo. Schiatta fieramente ghibellina, come mostra la nera aquila imperiale inalberata già dai conti di Tuscolo. Stefano era signore di Gennazzano, nonchè fratello minore di Giacomo Colonna detto "Sciarra", colui che nel 1303 avrebbe schiaffeggiato papa Bonifacio VIII ad Anagni. [caption id="attachment_260146" align="aligncenter" width="962"] Papa Niccolò IV[/caption] Nel 1290 Stefano doveva avere all'incirca 25 anni. Papa Niccolò IV, eletto nel 1288, primo pontefice francescano e tutto dedito a organizzare l'ennesima crociata, al tal fine intendeva comporre le contese che dilaniavano le città italiane e scelse il giovane Colonna per portare la pace nella turbolenta Romagna, fonte perenne di inestricabili grattacapi, nemmeno riducibili alla

Il 25 aprile 1809 sui muri di Rimini appare un proclama del Vicerè d'Italia, Eugenio di Beauharnais. È scritto in italiano e francese; brevemente vi si dichiara "come andasse a combattere i nemici dell’augusto suo padre, i nemici della Francia e dell’Italia: i popoli del regno conservassero nella sua lontananza quello spìrito eccellente, del quale aveaigli date tante prove: in qualunque luogo egli fosse per trovarsi, essi avrebbero occupata sempre la sua memoria ed il suo cuore". [caption id="attachment_464509" align="aligncenter" width="781"] Eugenio di Beauharnais, Vicerè d'Italia[/caption] Insomma, ci siamo daccapo. Napoleone ha iniziato l'ennesima campagna e di nuovo contro l'Austria. Anche se a dir il vero questa volta sono stati gli Asburgo ad attaccare briga, essendo Bonaparte sulla via di impantanarsi in Spagna. Eugenio di lì a poco con le sue truppe in gran parte italiane sconfiggerà gli Austriaci sul Piave (7-8 maggio 1809) e poi a Raab in Ungheria (14 giugno 1809), seppur a caro prezzo. [caption id="attachment_464510" align="aligncenter" width="793"] La battaglia di Raab[/caption] Poi Napoleone, con perdite ancora più gravi e ribaltando una situazione che pareva disperata, avrebbe schiantato l'Arciduca Carlo d'Asburgo nell'immane battaglia di Wagram (5-6 luglio 1809), l'ultima grande vittoria di Bonaparte: 300 mila soldati e mille cannoni ad affrontarsi, 64 mila

Il 24 aprile 1890, "Durante una missione di pace e di civiltà morivano nel fiore degli anni, barbaramente assassinati, il sottotenente di vascello Carlo Zavagli ed il marinaro Angelo Bertorello" (da Rivista marittima, Anno XXIII, secondo trimestre 1890, riportata da Rimini Sparita). Carlo Zavagli nasce a Rimini dal Conte Gomberto e dalla Contessa Luisa il 16 marzo 1867. Frequenta gli studi ginnasiali in collegio a Firenze, poi a Genova, in vista dell'esame di ammissione all'Accademia Navale di Livorno. La sua passione è infatti il mare e il suo sogno è di arruolarsi nella Regia Marina. Un problema di salute lo costringe a rinviare l'esame e nel frattempo si specializza all'Istituto nautico di Rimini. Entra in Accademia nell’ottobre 1882. Nelle crociere di istruzione tocca Gibilterra, Grecia, Tripoli, il Canale di Suez. Nel 1887 consegue il grado di Guardiamarina e viene imbarcato  sulla pirofregata corazzata "San Martino". L'anno successivo è promosso a Sottotenente di Vascello; passa poi sulle Regie Navi "Ruggero di Lauria" e poi "Caio Duilio". Nel 1890 è a bordo del piroscafo "Volta" (Capitano, il nobile catanese Giuseppe Amari di S. Adriano) "con il compito di scortare fino a Massaua la delegazione di emissari dell’Imperatore d’Etiopia, reduci da una visita in Italia per ammirarne le grandezze e riportare al Negus i doni del Re". [caption id="attachment_464337" align="aligncenter" width="640"] Ras Makonnen e la sua corte[/caption] In realtà si è trattato di una

Il 23 aprile 1466 Sigismondo Pandolfo Malatesta fa testamento. Ritornato malconcio dalla guerra di Morea, malato forse di malaria, Sigismondo ha 50 anni. Tanti, sia per la sua epoca che per la vita che ha condotto: è sui campi di battaglia da quando ne aveva 12. Ma ora ha perso quasi tutti i domini dei suoi avi, che si stendevano dalla Romagna al Tronto e oltre l'Appennino fin nella valle del Tevere. Il suo nemico, Papa Pio II, è morto l'anno prima ad Ancona, ma con il nuovo pontefice non è chiaro se il vento potrà davvero cambiare, nonostante Paolo II arrivi dall'amica Venezia. Ma quanto è davvero amica Venezia? E di questo nuovo papa ci sarà da fidarsi? Di certo, Sigismondo non si fida del suo figlio maggiore, Roberto. Nel testamento del 23 aprile 1466 di lui non c'è traccia. E certamente non perché Roberto sia nato illegittimo da Vannetta de' Toschi di Fano: lo stesso Sigismondo e i suoi fratelli erano nati fuori da matrimonio, ma la famiglia aveva sempre provveduto a sanare queste situazioni, all'epoca frequentissime, qualora ve ne fosse bisogno. Sigismondo non sente questo bisogno. Roberto è cresciuto in armi al suo fianco. È un combattente valoroso e un politico abile - anche più

Il 22 aprile 1573 Lamberto Malatesta ammazza a Rimini, presso Covignano, Francesco Giordano, medico di Urbino. È un delitto su commissione, perché questo Malatesta è un sicario, oltre che molto altro. Ma ecco come andarono le cose secondo Carlo Tonini: «Il governo tirannico, che il duca Guidobaldo faceva degli urbinati, costringeva questi a sollevarsi; ma poiché l'oppressore fu più fortunato, se non più forte, degli oppressi, ne segui che la loro sorte divenisse più misera e che fossero fatti segno agli sfoghi delle più crudeli vendette. Fra i molti urbinati, che avevano preso parte ai tumulti e che si erano sottratti colla fuga, fu il giovane Francesco Giordano, valente medico, e, pe’ suoi gentili costumi, a’ suoi concittadini molto caro. Questi condottosi a Roma implorò il patrocinio del Pontefice, e non avendolo ottenuto, passò a Rimini, ove altri urbinati esuli come lui si erano ricoverati». «Forse il crudele Guidobaldo ne ebbe avviso, e fors’anco vie più infierito dal ricorso, che il Giordano aveva fatto al pontefice, desiderò più che mai di trarne vendetta. Quello che è certo si è, che a’ 22 aprile dello stesso anno l'infelice Giordano fu barbaramente ucciso da Lamberto Malatesta per una strada che andava ai Frati bianchi di Scolca». «Notissima è la vita di Lamberto Malatesta della branca di Sogliano, che

Il 21 aprile 1921 nasce a Rimini Mario Capelli. Mario (in alcuni documenti chiamato Cappelli), è il secondo di tre figli. Come lavoro fa il lucidatore di mobili. Dopo l'8 settembre 1943, come tutti quelli della sua classe riceve la chiamata obbligatoria alle armi della Repubblica di Salò, pena la fucilazione. Lui entra invece a far parte della Resistenza nel novembre dello stesso anno, operando nella zona di San Leo. Nel 1944, rientrato a Rimini, entra a far parte del 2º distaccamento della 29ª Brigata GAP "Gastone Sozzi". Durante una operazione di sabotaggio ad una trebbiatrice, con l'obbiettivo di impedire la raccolta del grano da consegnare ai nazifascisti, un gappista riminese viene riconosciuto e denunciato. Catturato, è costretto sotto tortura a denunciare i compagni di lotta. Grazie al queste informazioni, Mario e i compagni Adelio Pagliarani e Luigi Nicolò vengono sorpresi il 14 agosto dai nazifascisti presso una delle due basi d'appoggio partigiane, situata presso la vecchia casermetta di Via Ducale, mentre un quarto partigiano che era con loro, Alfredo Cecchetti, si salva fortunosamente. Imprigionato, torturato ed infine processato assieme ai suoi compagni da un tribunale tedesco, riconosciuto con loro colpevole in quanto "trovati in complotto in un deposito clandestino di armi e munizioni a scopo terroristico e confessi di

Il 20 aprile 1791 "passò per Rimini Giuseppe Balsamo da Palermo, famoso Conte di Caliostro, trasportato nascostamente in carrozza al Forte di San Leo", riferisce un recoconto trovato da Nevio Matteini nella Biblioteca Gambalunghiana.  Lo si trasportava "nascostamente", ma tutti sapevano chi c'era in quella carrozza. Una celebrità internazionale, "il famoso Cagliostro", conferma Carlo Tonini, che peraltro omette di omaggiarlo col preteso titolo di "Conte". Ma chi era dunque quel personaggio il cui passaggio non era passato insosservato da alcun riminese? Il 7 aprile 1791 il Sant'Uffizio aveva condannato Cagliostro con questa sentenza: «Giuseppe Balsamo reo confesso e respettivamente convinto di più delitti, è incorso nelle censure e pene tutte promulgate contro gli eretici formali, dommatizzanti, eresiarchi, maestri e seguaci della magia superstiziosa, come pur nelle censure e pene stabilite tanto nelle Costituzioni Apostoliche di Clemente XII e Benedetto XIV contro quelli che in qualunque modo favoriscono e promuovono le società e conventicole de' Liberi Muratori, quanto nell'Editto di Segreteria di Stato contro quelli che di ciò si rendano debitori in Roma o in alcun luogo del Dominio Pontificio. A titolo però di grazia speciale, gli si commuta la pena della consegna al braccio secolare nel carcere perpetuo in una qualche fortezza, ove dovrà

Il 19 aprile 1920 nasce a Rimini Nevio Giangolini, centravanti. Nella stagione 1937-1938 gioca nel Dopolavoro Ferroviario Rimini; passa poi direttamente in Serie B al Siena, con cui nella stagione 1938-1939 segna 4 gol in 6 presenze. Nella stagione 1939-1940 gioca invece 7 partite di campionato con 2 reti; rimane in rosa con i bianconeri toscani anche nella stagione 1940-1941, nella quale non gioca nessuna partita ufficiale. Al termine di questo campionato viene ceduto in prestito alla Borzacchini Terni, società di Serie C; con gli umbri nella stagione 1941-1942 gioca 24 partite di campionato, durante le quali realizza in tutto 11 reti. Nel 1942 torna per fine prestito al Siena, con cui nella stagione 1942-1943 torna a giocare in Serie B; per il secondo anno consecutivo chiude il campionato in doppia cifra, segnando 10 gol in 25 presenze. Durante la stagione 1943-1944 gioca invece 10 partite in Divisione Nazionale con il Forlimpopoli, con cui segna anche 6 reti. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale va a giocare nel Foggia, con cui segna 8 gol in 17 presenze nella stagione 1945-1946 (in Serie C) e 4 gol in 9 presenze nella stagione 1946-1947, disputata in Serie B. A fine stagione si trasferisce alla Pro Vasto;