Le “invasioni barbariche” del terzo, quarto e quinto secolo dopo Cristo, che hanno causato fra l’altro la caduta dell’Impero Romano, portarono i popoli dell’area continentale euro-asiatica ad invadere le regioni europee centro-meridionali. Il gran parlare che se ne è fatto, però non ha messo nella dovuta evidenza come la causa fondamentale di questo fenomeno andasse ricercata nel peggioramento climatico verificatosi in quei secoli (la cosiddetta “piccola età glaciale”). Non a caso le invasioni si sono dirette costantemente da nord verso sud, cioè verso regioni più calde. Se estendiamo l’analisi storica ad altri casi di migrazioni significative, ci rendiamo conto che si sono sempre verificate nelle fasi di variazioni climatiche. Appare dunque strano che le problematiche odierne legate alla “fuga” dai paesi africani verso quelli europei non vengano inquadrate in una visione politica di più ampio respiro. Il passato colonialismo ha prodotto un vero e proprio saccheggio di quei paesi. Le loro originarie economie agricole di sussistenza sono state sovvertite, sostituendole con monocolture funzionali ad un sistematico sfruttamento. Il riscaldamento climatico in atto (provocato da quelle stesse nazioni che finora li hanno sfruttati) li coglie indifesi e sta mettendoli in ginocchio. Quelle genti fuggono in direzione di aree più temperate, capaci di offrire
Se vuoi la pace impara la guerra. Il vecchio adagio dei romni si potrebbe parafrasare così, nell'andare a San Marino al Casamatta – Book Fest / Festival letterario di storia militare. E' un progetto ideato e proposto dallo storico militare Andrea Santangelo per conto dell’associazione culturale Don Chisciotte, realizzato grazie al supporto della Segreteria di Stato Istruzione e Cultura, della Segreteria di Stato Turismo e della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino. Santangelo, archeologo, storico militare e scrittore, ha messo insieme un comitato scentifico composto da Alessandro Barbero, Paola Bianchi, Giovanni Brizzi, Gastone Breccia, Franco Cardini, Imma Eramo, Luca Gorgolini, Virgilio Ilari, Anna Maria Isastia, Marco Mondini, Marco Scardigli e Valentina Villa. Ma perchè la guerra bisogna conoscerla? Non ne abbiamo a sufficienza ancora nel mondo? "La guerra va studiata - spiega Santangelo - proprio per far sì che non accada più. La storia militare non è roba da guerrafondai o da quelli che giocano con soldatini e wargames: basti ascoltare studiosi come Barbero o Brizzi e Mondini. Studiare la guerra non significa affatto amarla. Purtroppo in Italia nel mondo accademico c'è sempre stato una sorta di pregiudizio verso questi argomenti. Io che vengo dall'archeologia, ricordo certi imponenti cataloghi di
Enrico è un nobile ungherese del XV Secolo. Il suo sogno è raggiungere Roma per testimoniare la sua fede e quella della sua terra, convertitasi al Cristianesimo. Con i suoi compagni giunge a Rimini, caput viarum. L’Emilia, la Romea, la Flaminia hanno nella città di Sigismondo, inizio e fine. Enrico è provato e stanco, ma non vuole arrendersi. Sceglie la Flaminia Conca, che da Rimini, passando per Coriano, si inerpica per la Pedrosa e porta alla Madonna di Bonora, poi Montefiore, il borgo più bello della Romagna, Urbino, Assisi, per puntare verso la Capitale della Cristianità. Ma il sogno di Enrico finisce a Passano… Ora per tutti coloro che pensano di andare a piedi per la Flaminia Conca, il sogno è proibito. Strade di campagna urbanizzata, sempre più trafficate e sempre più pericolose… Alcuni Sindaci volenterosi in primis Dilvo Polidori, da Saludecio, patria del Santo Amato Ronconi, e l’aitante Filippo Sica, di Montefiore, stanno provando a muovere le acque chete… In Italia tra un sogno e un progetto esecutivo passano almeno 30 anni. Il mo sogno è quello del Beato Enrico. Rurali sempre. Enrico Santini
E’ una storia modenese perché è il diario di Fermo Melotti (1912-1964), il mitico comandante partigiano “Uragano”. Che ha un’appendice riminese perché la figlia Ilva si innamorò e sposò il riccionese Tiziano Solfrini. [caption id="attachment_427361" align="alignleft" width="1772"] La copertina libro. Nella foto Fermo Melotti (“Melotti”) il 25 aprile 1945[/caption] La storia che le pagine di “Uragano” ci consegnano è quella di una guerra feroce, combattuta senza pietà da una parte e dall’altra, durata sino a Liberazione avvenuta il 25 aprile 1945. E Modena fu liberata dalle forze partigiane, tre giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate, il 22 aprile. Il 25 aprile 1945 “Uragano” aprì il corteo della vittoria alla testa di 15.000 partigiani che sfilarono armati lungo le vie di Modena, “alla testa della sua brigata, a testimonianza del ruolo e del prestigio acquisito sul campo di battaglia”, tra una folla di cittadini che li acclamavano. [caption id="attachment_427362" align="alignleft" width="1293"] 22 aprile 1945. Modena. Ingresso in Città della Brigata “Zambelli”, Divisione Modena. “Uragano” è in testa ai suoi partigiani[/caption] Operaio della FIAT, militante comunista sin dal 1935, fu tra gli organizzatori dei primi nuclei partigiani nella Provincia di Modena. Catturato nell’aprile 1944 e torturato dai fascisti in maniera indescrivibile (tanto da suscitare lo stupore
Il ponte di Tiberio non è solo un gioiello architettonico, capace di resistere al tempo mantenendo intatta la sua funzionalità e la sua bellezza maestosa. E’ stato anche un esempio della capacità di ingegneria idraulica dei nostri avi, avveniristica tanto da essere attuale nella concezione anche duemila anni dopo la sua realizzazione. Nella sua configurazione originale il ponte era stato costruito con apposite soluzioni progettuali in grado di assecondare la corrente del fiume, agevolare il deflusso delle acque e ridurre la pressione. In pratica cercando di rispondere a quelle esigenze che oggi, con le conseguenze che il cambiamento climatico ha sui territori e su come l’uomo riesce ad adattarsi ad essi, sono un’urgenza. Queste ed altre indicazioni sono emerse in occasione degli scavi condotti nel 2022 dalla Soprintendenza nel settore corrispondente alla spalla orientale del Ponte di Tiberio, nel tratto tra l’intersezione di corso d’Augusto e via Circonvallazione occidentale, sul quale archeologici della Soprintendenza e studiosi stanno tuttora continuando a fare approfondimenti, come recentemente raccontato dall’archeologo Cristian Tassinari insieme alla dottoressa Annalisa Pozzi della Soprintendenza in occasione di una conferenza dell’ultima edizione del Festival del mondo antico. Grazie a gli scavi del 2022 - realizzati in occasione di alcuni interventi di riqualificazione
Dagli archivi a volte emergono storie curiose, come questa raccontata in alcuni fogli contenuti nell’archivio privato della famiglia dell’avv. Pietro Ricci (1888-1958) (di cui ho scritto su Chiamamicitta.it qualche settimana fa: “PCI riminese clandestino, affiorano le carte inedite dell’avvocato Ricci”). Si tratta di una lettera del colono soldato Luigi Pellicioni (8 gennaio 1877-15 luglio 1918) indirizzata al “Pregiatissimo Sig. Padrone” dell’11 novembre 1915 inviata da Verona in cui si raccomanda di fare “coraggio alla mia famiglia” e di una comunicazione del Comando del 90° Reggimento Fanteria ubicato a Sampierdarena (Genova) in data 10 novembre 1919 in cui viene data notizia in maniera ufficiale (oltre un anno dopo!!) alla famiglia della morte del soldato Luigi Pellicioni avvenuta il 15 luglio 1918 in territorio francese “per ferite riportate in combattimento”. Nella lettera dell’11 novembre Pellicioni scrive che sta bene e “col mangiare danno un buon rangio e ne danno in a bondanza”. “Prego a lei Sig. Padrone di fargli coraggio alla mia famiglia specialmente in questa brutta circostanza sarà una sua gentilezza verso di me e della mia famiglia”. “La riverisco lei e sua famiglia”. Una prima considerazione da farsi è sul perché dell’arruolamento del soldato Pellicioni a 38 anni, chiamato alle armi nell’estate del
A 70 anni dalla scomparsa del sindacalista riminese la CGIL ha inserito la biografia dello storico leader dei marittimi nelle celebrazioni per i 120 anni della Camera del Lavoro. Il 20 giugno, presso la corte della Biblioteca Gambalunga, una tavola rotonda ha affrontato la complessa figura di Giuseppe Giulietti. Dal Biennio rosso all’Autunno caldo: leggere la storia del ‘900 attraverso le biografie sindacali. Quello delle biografie è uno dei filoni storiografici attraverso i quali la Camera del Lavoro sta promuovendo le iniziative legate alle celebrazioni per i 120 anni dalla sua fondazione avvenuta il 1 ottobre 1903. La prima di queste iniziative si è tenuta lo scorso 8 marzo ed ha consentito di far riemergere la straordinaria rilevanza della dirigente politica e sindacale Anna Pizzagalli grazie alla ricerca condotta da Gianluca Calbucci dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea (ISREC) della Provincia di Rimini, che collabora con CGIL nell’ambito del 120° della Camera del Lavoro. Giuseppe Giulietti (21 maggio 1879 – 20 giugno 1953). La poliedrica figura del dirigente sindacale ai più noto come Capitan Giulietti è ricordata nella nostra città dal monumento a lui dedicato nel parco pubblico di Via Destra del Porto a Rimini: opera di Gaetano Scapecchi inaugurata il