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11 dicembre 1802 – Illuminazione pubblica a Rimini, ma la prima notte è un disastro


11 Dicembre 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Scrive Carlo Tonini per il 1802«Regnava la miseria, e la “malesuada fames” (la fame cattiva consigliera) consigliava i furti e le rapine; sicché la pubblica sicurezza e tranquillità versavano in grande pericolo. Fu allora che la nostra Municipalità venne alla determinazione di formare un piano d’illuminazione notturna della città, conformandosi ad una legge di polizia. Il 27 gennajo fu notificata la cosa al pubblico, e la sera dell’11 decembre fu posta in effetto con settanta lampioni, o fanali, e con grande soddisfazione de’ cittadini, i quali più non si videro costretti a portare in giro fari e lanterne a diradare le tenebre e a premunirsi da pericolosi incontri».

Nella maggior parte delle città italiane l’illuminazione pubblica arriva con netto ritardo rispetto al resto d’Europa:  solo alla fine del XVIII secolo. Madrid, Londra e Parigi vi hanno provveduto fin dal ‘600; la capitale francese si avvia poi a diventare la  “Ville lumiere” già da1764, quando le lanterne stradali, a olio o sego, vengono sostituite da raffinati ed eleganti lampioni a riverbero.

Lampione a olio settecentesco

Immaginabile la meraviglia dei viaggiatori italiani, che arrivano da città dove, come in pieno Medio Evo, dopo il tramonto ci si aggira ancora con fiaccole e lanterne a mano, sempre con il rischio di incappare in brutti incontri. Specularmente, tutti gli stranieri che visitano l’Italia non mancano di lamentarsi della “più orribile oscurità”: a Bologna come a Firenze, a Genova come a Roma e Napoli. Le poche luci accese appartengono a qualche palazzo privato o sono quelle che ardono dinanzi le immagini sacre.

Fa eccezione Torino, che già dal 1675 valuta di istallare luci sopra i cantoni “ad effetto che si possa camminare sicuri per la città”. Nel 1732 è la volta di Venezia; ma siccome l’illuminazione pubblica dipende da una tassa speciale, pur di non pagare a lungo interi rioni preferiscono restare al buio.  Permane così l’abitudine di aggregarsi, in caso di bisogno, alla giro di ronda delle guardie notturne.

“La Ronda di notte” (De Nachtwacht) di Rembrandt, 1642 (Rijksmuseum, Amsterdam)

Nel 1763 il Parini osserva a Milano i lacchè che ancora precedono le carrozze dei nobili correndo a piedi con le fiaccole in mano; nel capoluogo lombardo l’illuminazione cittadina arriva nel 1786. Firenze ci aveva già provato nel 1783, cavandosela fino ad allora, come del resto Napoli e Palermo, con una sovrabbondanza di “Maestà” ed edicole sacre ai crocicchi che i fedeli tenevano costantemente illuminate. 

Edicola votiva a Napoli

A Roma è la Repubblica, nel 1798, a imporre a tutti i proprietari di case con “più di tre finestre corrispondenti sopra di una strada” l’obbligo “di tenere sospeso ad una finestra del primo piano un lampione acceso in tutta la notte dal tramontare del sole sino al nuovo giorno”. Un provvedimento simile era stato adottato a Napoli fin dal 1770, ma obbligando solo nobili, ambasciatori stranieri e palazzi pubblici e installando anche un centinaio di lampioni lungo la strada di Forcella. Tra il 1785  appalti per l’illuminazione sono rilasciati a Palermo.

Bologna inizia a provvedere nel 1796, ma per completare la prima rete occorrono cinque anni. Rimini arriva quindi appena un anno dopo la città felsinea e prima di tante altre; come la principesca Lucca, che solo nel 1808 avrà una pur splendida illuminazione.

Purtroppo però, non tutto fila per il verso giusto:

«Come già si disse – prosegue il Toninila sera dell’11 decembre fu messa in effetto la nuova illuminazione della città: se non che in quella stessa notte si scatenò tale un turbine, seguito poi da rovesci di pioggie e da innondazioni terribili, che conquassò tutti i lampioni, rovinò camini, scopri tetti, atterrò muraglie, diradicò robustissime querce, disperse paglie e fieni con danni incalcolabili: ben doloroso compimento dell’anno 1802!».