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Saremo rimasti in pochi ottantenni ma lo faremmo gratis per una grigliata di saraghine, un bicchiere di vino, la cabina gratis per cambiarsi

L’autogol turistico della chiusura degli stabilimenti al 22 settembre (non avendo i bagnini ritenuto remunerativo ottemperare alle recenti prescrizioni circa l’obbligo di mantenere il servizio dei marinai di salvataggio) mi ha lasciato perplesso per un semplice motivo. E cioè che al largo dalla spiaggia (dove esiste una vera necessità di pronto intervento specializzato), non nuota ormai più nessuno. A parte certi vecchietti di cui parlerò più tardi.. Mah! E’ davvero un po’ triste ricordare i tempi in cui i ragazzi e le ragazze che oggi frequentano quasi esclusivamente le piscine, amavano appassionatamente il mare profondo. Quel mare che ti fa lottare contro le correnti, ti culla quando galleggi disteso seguendo il volo di un gabbiano, ti scioglie da ogni tensione mentre nuoti a lente bracciate verso l’orizzonte. E magari ricorda ai più anziani un antico e scomparso punto di riferimento. Eh, già. Il mitico trampolino. Sulla scaletta di quella piattaforma, prima in legno e poi in profilati metallici, si arrampicava, considerata la distanza dalla costa, soltanto chi al mare dava del tu. Per cui, nel corso della stagione estiva, si ritrovavano lì, sempre gli stessi. Il Club del Trampolino. Con i tuffi di testa che gli istruiti chiamano carpiati e quelli di

Così l'ossessione del politically correct rischia di affossare l'America progressista

Dopo aver letto un recente magnifico saggio di Federico Rampini (‘America. Viaggio alla riscoperta di un paese’) mi sono reso conto con somma meraviglia che le elezioni negli USA si giocheranno anche (e in misura rilevante) tra i fautori del politically correct e quelli che non ne possono davvero più di una cultura che, sorta giustamente in difesa delle minoranze black discriminate, si è trasformata, in certi Stati, in una ossessiva intolleranza contro chiunque non condivida il pensiero ‘progressista”. Quello, tanto per fare qualche esempio, sulla fluidità dei generi come materia d’insegnamento alle elementari, sulla supremazia delle minoranze etniche sulla razza bianca, sui diritti degli emigranti clandestini a superare le barriere e via imperversando. Fino a dichiarar guerra perfino alla storia, accusando Cristoforo Colombo di colonialismo e genocidio con conseguente rimozione di una sua statua e l’imbrattamento di altre. Cancel -culture…. Gli antichi Romani la chiamavano ‘damnatio memoriae’. Nulla di nuovo sotto il sole. Ci si è messo perfino Walt Disney o meglio i suoi eredi, censurando nel parco divertimenti in Florida, il bacio con cui il Principe sveglia Biancaneve dal coma provocatole dalla mela avvelenata. Bacio che, non avendo la bella addormentata espresso il suo consenso, deve considerarsi violenza carnale… Sotto processo alla Disney anche

Cara Christine Madeleine Odette Lallouette coniugata Lagarde, Il denaro esiste soltanto quando circola

Una storiellina di pura fantasia dedicata alla Presidente della Banca Centrale Europea recentemente invitata a un più coraggioso taglio dei tassi. Nell’alberghetto-pensione di un piccolo paese dell’Appennino Tosco-Romagnolo a gestione familiare, si presenta, in piena estate, un tedescotto di mezza età in sandali, camicia colorata aperta sul collo, calzoncini corti, barba di due giorni, uno zainetto quale unico bagaglio. Poiché il “tugnino” si rende conto di non destare una buona impressione, eccolo estrarre dal portafoglio duecento euro che mette sul banco della Reception facendo nel contempo questo discorsetto al figlio della proprietaria (momentaneamente assente). “Mi chiamo Otto Ottel e zono un tetesco di Ghermania venuto da mio Hotel di Rimini per spazziren un po’ in Appenninen. Desidero kontrollaren si fostro alberghi essere gut. Potere vedere kameren, bitte?” Il ragazzo conduce allora il potenziale cliente a una minuziosa visita delle camere al piano superiore. La proprietaria signora Petronilla, sopraggiunta subito dopo, vede i duecento Euro sul banco e pensando si tratti del pagamento anticipato del tedesco che poco prima ha intravisto salire le scale col figlio: “Proprio quello che mi ci vuole per saldare il debito con Artemio che è da un mese che mi sta addosso”. Esce dall’alberghetto, si reca al negozio di Artemio,

L'ultimo e modernissimo sotto la scalinata comunale di palazzo Garampi fu abolito nel 2012, ma forse ingegnosi extracomunitari inventeranno il ‘Vu pissà?'

L’attuale carenza di servizi igienici pubblici in una città che durante la stagione estiva quadruplica il numero dei propri abitanti, evoca in me il ricordo dei vespasiani di Piazza Malatesta e dei Giardini Fellini, improvvisamente eliminati quarant’anni fa per ragioni avvolte tuttora nel mistero. Le stesse ragioni che più o meno nello stesso periodo condannarono a morte perfino l’elegante bunkerino scintillante di marmi variopinti in Piazza Ferrari che, a causa delle scalette, i turisti distratti scambiavano regolarmente per l'ingresso a una metropolitana.* Per non parlare del modernissimo cesso elettronico, posto sotto il voltone della scalinata dalla quale si accede a Palazzo Garampi, giustiziato senza processo nel 2012 nonostante gli indubbi vantaggi economici recati al Comune dal momento che l’accesso, consentito da una modesta monetina da venti centesimi, non prevedeva però la restituzione del resto di quelle di maggior importo. Così che in caso di urgente necessità anche i due Euro potevano essere ghigliottinati. Ciò che più mi stupisce è che Palazzo Garampi abbia ritenuto di risolvere il problema disponendo che (art. 52 del Regolamento di Polizia Urbana) “I titolari degli esercizi pubblici attivi nel territorio comunale, tenuto conto della vocazione turistica della città ed in considerazione del notevole afflusso di turisti durante

Se Kamala Harris fosse riminese nel duello tv non avrebbe avuto esitazione su come qualificarlo

Ho sempre sostenuto che la patacaggine non sia una qualità connaturata ma vada riferita a una situazione contingente. Ne farebbero fede, a mio sommesso avviso, frasi quali “nun fa e pataca”, “lassa andè d’fe e pataca” che esprimono semplicemente il desiderio di aiutare una persona, cui evidentemente si vuol bene, a liberarsi di un comportamento dovuto a una momentanea mancanza di autocritica o a una eccessiva ingenuità..* Provate infatti a sostituire alla frase “nun fa e pataca” quella di “nun fa l’invurnid” e vi renderete subito conto che “non suona” altrettanto bene. Tanto è vero che, specie nelle nostre campagne si vezzeggia il figlioletto chiamandolo “e mi bel patachìn” e non certo “e mi bel invurnidìn”… Altra distinzione, sempre a mio sommesso avviso, occorre operare per l’accrescitivo “Patacone” che, a differenza di “pataca”, ritengo definisca un vero e proprio tipo psicologico, con conseguenti caratteristiche irreversibili. Interessante la scoperta dell’origine di questo aggettivo. “Pata”, in spagnolo, significa “zampa” e “Patagones” venivano chiamati dai conquistadores, a causa dell’enorme dimensione dei loro piedi, i cacciatori-guerrieri (giganteschi e smargiassi, ma, a causa della loro goffaggine, facilmente sconfitti in battaglia) di quella regione, battezzata conseguentemente Patagonia. Terra, cioè…di pataconi. Non un complimento. I soldati spagnoli, e, successivamente, anche

A Rimini qualcosa è stato fatto, ma dov'è finita la statua della Gradisca a Marina centro?

Fellini (testuale): “Mio padre voleva che facessi l’Ingegnere, mia madre il Vescovo e invece… sono diventato un aggettivo! Immagino che per fellinesco si intenda qualcosa di opulento, stravagante, onirico, bizzarro, anomalo…fregnacciaro. Sì, forse fregnacciaro è il significato che corrisponde di più a questa definizione…” Beh. Se Fellinesco, è certamente più dolce e carezzevole del romanesco fregnacciaro, una cosa è certa. E cioè che essere ‘fellineschi’ rende infinitamente di più che essere… felliniani. Pensate per un momento alla ‘Grande Bellezza “ di Sorrentino con gli immortali personaggi del Maestro trasformati nelle maschere di un teatrino: Suorine sfarfallanti in corsa sbilenca, Vescovi incomunicabili, Sante sbeffeggiate, bambine diaboliche, il figlio mammone, lo scrittore fallito… Insomma, l’apoteosi del fellinesco. E qui bisogna riconoscerlo, Sorrentino è stato bravissimo. E infatti si è beccato l’Oscar! Comunque, dài, qui a Rimini qualcosina di Fellinesco è già stato fatto. Il primo esperimento si è avuto posizionando in Piazzale Fellini una gigantesca statua a colori della Gradisca troneggiante su un altrettanto imponente piedistallo. Poi, purtroppo. qualcuno si è pentito… e adesso non si capisce più dove sia andata a finire. Un po’ come è successo con il colossale monumento del Pantani in bicicletta. Sia detto per inciso: chissà perché ce l’abbiamo tanto

Così nel suo ‘Olfattorio’ ai piedi della Rocca di Montebello crea gli abbinamenti con vini e liquori

Mago, alchimista, stregone senza volto… Gli appellativi affibbiati a Baldo Baldinini nelle innumerevoli interviste da lui rilasciate a periodici e riviste specializzate sono pennellate di colore suggerite da un personaggio davvero unico nel suo genere. Tanto per cominciare lui il volto ce l’ha (ci mancherebbe altro!) ed è quello aperto e simpatico di un malatestiano doc che, per innata rudezza romagnola chiede ai fotografi di essere ritratto nei suoi laboratori soltanto di spalle. In quanto all’alchimista il paragone mi pare azzeccato se lo si immagina seduto, al lavoro, circondato da fiale e alambicchi, inteso a distillare, spremere, infondere saggiare, mescolare, annusare le essenze che daranno vita a prodotti alcolici dai nomi evocativi quali Paracelsus e Nostradamus anche se poi quando si alza in piedi ti accorgi che in luogo dell’individuo curvo e allampanato della tradizione medievale hai a che fare con un marcantonio dal fisico di nuotatore. Beh, per finire e sempre restando nella metafora, un po’ mago Baldinini lo è. Dove lo trovi, al mondo, uno in grado di aprire a caso una boccetta sulle trentamila di cui è dotato il suo Olfattorio descrivendo puntualmente quale ‘aroma’ contiene ? Lui però preferisce essere definito ‘Naso’. L’appellativo è in uso tra i

La compresibile delusione delle scandinave mentre Fellini come al solito aveva capito tutto

A proposito del mio ultimo pezzo dedicato al Fellini ‘estivo’ e agli amori scandinavo-malatestiani, una gentile lettrice (Anna C.) richiamandosi alle interviste rilasciate nell’estate’88 da giovani turiste svedesi ad Aftonbladet, quotidiano di Stoccolma, da me citate in una precedente Malatestiana* mi scrive: “Ma insomma se nel 1988 le svedesi tornavano a casa insoddisfatte per il disinteresse dimostrato dagli italiani di cui invece le loro mamme conservavano un romantico ricordo per la capacità (ignota ai propri connazionali) di ‘corteggiare come si deve una donna’ come si spiega che, nel medesimo periodo, esistesse, a Rimini un italian-lover come Zanza cui si rivolgevano in blocco altrettante ‘straniere?”. Cara Anna. La Tua perplessità è giustificata da una certa carenza di informazione su un fenomeno di costume che non è stato mai adeguatamente considerato nel suo percorso storico. Maurizio Zanfanti detto Zanza rappresentò un personaggio catturato e mandato in orbita dai mass-media rosa proprio perchè unico per non dire anomalo in quegli anni caratterizzati da una liberalizzazione sessuale che, non più prerogativa delle ‘nordiche’ d’antan, induceva ora il maschio romagnolo a rivolgersi alla disponibilità indubbiamente più calda e fantasiosa delle conterranee. Le performance dichiarate dal nostro ’sopravvissuto’ (250 conquiste “scandinave”, per stagione) erano oltretutto quelle di un

Però care turiste fatevene una ragione, i Riminesi non sono più quelli di una volta

Care turiste Il culto che molte di voi nutrono per il nostro grande Federico Fellini di cui ricorre il centenario della nascita non deve indurvi nello stesso grave errore commesso dal Maestro, allorchè, in uno dei suoi capolavori, fece d’ogni erba un fascio identificando il birro romagnolo col Vitellone. Tra questi due esemplari umani, entrambi estinti, esisteva, infatti, una differenza sostanziale. I Vitelloni di Fellini (interpretati nell’omonimo film da Alberto Sordi e Franco Fabrizi) erano innanzitutto, come il loro creatore, privi di ogni rapporto col mare. Fellini, infatti (talmente magro e ossuto da esser soprannominato Gandhi o “Canocchia” dagli amici) vergognandosi di farsi vedere in costume, si presentava in spiaggia, le poche volte che ci veniva, vestito di tutto punto anche sotto il solleone. E, particolare non indifferente, non sapeva neppure nuotare. L’habitat del vitellone erano i bar del centro storico, mentre il birro riminese era un animale anfibio che dai sette ai sedici anni si sviluppava sugli scogli artificiali della Palata tra tuffi, immersioni subacquee, nuotate di ore al largo, accanite partite ad assette sul bagnasciuga e robuste remate sul moscone. Sessualmente il vitellone, fu un rassegnato, dalla carnagione pallida, un po’ flaccido, vittima della sua pigrizia e dei suoi complessi, costantemente in

Ma il Grande Spirito della Bici è entrato infine nel cuore dell’Uomo Bianco

Mai una Rimini a 30 all’ora. Il sindaco Jamil non si schiera con Bologna. Sentiamo cosa ne pensa il Capo dei Comanches. -“Augh! Massacrati dai visi pallidi o confinati nelle riserve lungo il Marecchia River, sembrava ormai che il nostro destino fosse simile a quello dei nostri fratelli Indiani d’America. Ma ecco, mandato dal Grande Spirito della Bici, apparire il Grande Capo dei Navaios Tex Gnass uomo bianco che ama e protegge gli indiani e ama correre con loro sotto il sole e nel vento. Fu lui a decretare la fine del tempo in cui i Carri di Fumo appestavano i nostri Grandi Pascoli e ci inseguivano perfino nelle più sperdute mesetas e nei più reconditi canyon. Sì, fratelli rossi, nulla ormai è come prima!… Ricordiamo come tutto cominciò in quel mese di luglio quando, usciti finalmente dalle nostre riserve, sfilammo lentamente sulle nostre cavalcature, una impressionante marea a due ruote che percorreva il Long-Sea di Rimini, dai miei Comanches del Centro Storico ai Sioux di Covignano, dai Cheyenne di Coriano agli Apache di Santa Giustina. Tutti assieme, compatti (nonostante il diluvio scatenato malignamente dal Dio dell’Auto) per rivendicare finalmente il diritto degli uomini rossi al rispetto degli accordi sulle “terre non

Fu una storica sentenza del 1978 a stabilire che il seno scoperto in spiaggia non poteva più costituire illecito, ma...

Per rivendicare il diritto all’abbronzatura totale, le avanguardie femminili non hanno certo aspettato il 68. Processate e condannate per atti contrari alla pubblica decenza o addirittura per il grave reato di atti osceni in luogo pubblico, la Cassazione diede infine ragione alle prime eroiche trasgressive stabilendo, con la storica sentenza del 18 novembre 1978, che il seno scoperto in spiaggia non poteva più costituire illecito. Né penale né amministrativo. Restava però un dubbio. La pronuncia si riferiva alla metà del Cielo stesa, buona e ferma, sul lettino. Come la mettiamo con le passeggiate sul bagnasciuga? Non per nulla in una mia Malatestiana del 1984 dal titolo “Il Nuovo Cortegiano da spiaggia” sostenevo (creando anche un discutibile neologismo) che il dilagare del fenomeno imponeva l'adozione di un nuovo Galateo. Per cui, nella fattispecie esaminata, i Gentiluomini dovevano assolutamente evitare di “impoppirsi,” vale a dire bloccarsi in trance ipnotica, al passaggio, sulla battigia, di attributi particolarmente seducenti. Il dubbio durò poco. Soprattutto sui nostri lidi super tolleranti il topless divenne di uso comune anche per esercitare attività sportiva. Via in piena libertà pilotando un windsurf anche se i movimenti sussultori e ondulatori del mezzo potevano in certi casi pregiudicare l’estetica … Via

Conversazione telepatica con Lia Celi innamorata di "una città scombinata ma vivibile"

Leggendo gli sfavillanti pezzi di Lia Celi su Chiamamicittà.it e soffermandomi sull’ultimo (un magnifico assist all’azione legale del Sindaco contro gli haters del nostro mare!) non posso dimenticare il giorno in cui si presentò, alla mia fantasia di lettore inveterato di fantascienza, come una extraterrestre capitata nella nostra città in seguito a un guasto della propria astronave. Una extraterrestre bellissima (tipo quelle disegnate da Karel Thole sulle copertine di Urania) e già innamorata della nostra Città. Il colloquio si svolse… telepaticamente. -Li-a- Kelj, quale è stata l’impressione su Rimini da Lei ricevuta subito dopo l’atterraggio? -Ho notato il vostro evidente rifiuto della mestizia. Qui l’angoscia esistenziale non esiste. Perfino i vostri manifesti funebri, anziché in bianco e nero, sono a colori e mostrano il defunto allegro e sorridente, magari sullo sfondo di un romantico tramonto! -E le ragioni? -Beh, qui le possibilità di svago e di incontri sono talmente tante e concentrate su un territorio così ristretto, che prima di trovare il tempo di dire “Toh, sono malinconico” avete già trovato qualcosa di stimolante da fare o una persona interessante con cui parlare… Azzardo anche l’ipotesi che su questa particolare aspetto della vostra indole influiscano certi “piatti” tradizionali come le ricche misticanze di erbe crude