Durante queste Festività, e forse per il fatto che ora vado al letto molto presto, mi è capitato di riandare con la mente a certe notti in bianco trascorse assieme a due cari amici universitari, buttando giù (in ritardo sui tempi come al solito) il ‘menabò’ del ‘Goliardone’ vale a dire l’impostazione dell’edizione speciale natalizia del Goliardo. Tra una fetta di salame e un bicchiere di Sangiovese, facevamo l’alba annotando tutto ciò che ci passava per la mente in merito a fatti, e misfatti della nostra amata città. Era un incontro indispensabile per poi provvedere, ognuno per conto proprio e a seconda delle proprie personali attitudini, a sviluppare queste idee in filastrocche, raccontini, vignette, caricature, finte inchieste, pièce teatrali e…Cronache Malatestiane. La supervisione finale (assieme a qualcuno dei suoi inimitabili pezzi) spettava al nostro Maestro, Glauco Cosmi. Che nella sua veste di Editore, Tipografo e Giornalista ho ricordato qualche settimana fa quando, non ancora anima della Sagra Musicale Malatestiana, rappresentava per noi ventenni una sorta di Nume Tutelare. Ai tempi in cui le edicole erano numerose ed esistevano perfino gli strilloni per le strade e sulla spiaggia, il nostro ‘Fogliaccio’ (dalle otto alle sedici pagine Formato Gigante) vendeva a Rimini (al prezzo di
Occorre innanzitutto premettere che il ladro professionista di biciclette (muscolari ed elettriche) disdegna i veicoli di seconda mano. Ciò in quanto avendo messo in piedi una vera Azienda (camion, furgoncini, informatori, pali, cesoisti, scassinatori, verniciatori, ricettatori ecc.) può far fronte ai costi soltanto dedicandosi a prelievi di un certo pregio e pertanto di rapido smercio sottocosto. In tale situazione dobbiamo ammettere che l’azione delittuosa del suddetto professionista esercita anche una funzione sociale. E infatti il furto di un velocipede nuovo o seminuovo comporta: a) Una diminuzione degli incidenti stradali. La convenienza dell’acquisto comporta infatti che anche gli utenti a basso reddito siano in grado di beneficiare di mezzi dotati di efficienti sistemi di sicurezza, in luogo di quelli, privi di freni fanalini e catarifrangenti, precedentemente utilizzati. b) Un incremento dei consumi. I derubati dei pregiati velocipedi sono persone generalmente abbienti, che pertanto provvedono subito dopo la sottrazione, ad assicurarsi l’ultimo modello. Debbo dire peraltro, per quanto mi riguarda, che dopo aver subito il furto di ben tre bici di cui l’ultimo il giorno stesso dell’acquisto, mi sono deciso, alcuni anni fa, ad acquisirne una quasi d’epoca. Tenuta peraltro in perfetta efficienza dal mio meccanico di fiducia. Purtroppo, poco prima di Natale, nel corso del
“Ci avete fatto caso? Abbiamo perso l’uso delle Maiuscole. Sarà forse anche una conquista. A me, personalmente, dispiace. Per questa ragione le Maiuscole, in questo pezzo, ho voluto metterle tutte…”. E’ la frase finale di un mio scritto del 1983 inserito nella prima raccolta di Cronache Malatestiane edita da Cosmi, nella quale raccontavo di un giovanissimo Avvocato che aveva indossato per la prima volta la Toga in difesa di un Agricoltore, nei confronti del quale si procedeva, d’Ufficio, per il reato di minaccia grave. Questi, infatti, nel corso di una diverbio tanto acceso da richiedere l’intervento delle Forze dell’Ordine, aveva gridato al suo vicino: “Me, ma te t’amaz!”. Il giovanotto sostenne davanti a un anziano Pretore lombardo che nel nostro dialetto “t’amaz” non rappresenta una vera minaccia di morte ma un modo di dire, una sorta di intercalare privo di effettive intenzioni intimidatorie. Qualcosa di analogo al classico “C’at vegna un azident” che, da noi, assume addirittura il significato di affettuoso saluto. Il Giudice stette a sentire con interesse le argomentazioni del Difensore, che aveva prodotto a sostegno della sua Tesi anche alcune pubblicazioni sul dialetto. E l’Agricoltore venne assolto. La felicità del giovane legale era al culmine ma egli toccò addirittura il cielo
Cari Piergiorgio e Vittorio. Ho pensato di inviarVi i miei auguri di Buon Natale attraverso un raccontino….di quando non eravate ancora Sigimondo d’Oro. Un abbraccio affettuoso. Anni sessanta. Rimini. Una villetta bifamiliare in Viale Vittor Pisani, Marina Centro. Salgo in soffitta per cercare un vecchio libro e trovo quei tre, compagni di Liceo al Serpieri, che, invece di dipingere (come al solito, per ore e ore) si sono dedicati, stavolta, ad una strana operazione. Piergiorgio è steso, supino, sulla vecchia poltrona sfondata che, assieme a una cassapanca, tre cavalletti, uno scaffale e alcune sedie costituisce l’unico arredamento del locale, mentre Vittorio e mio fratello gli stanno incorniciando il viso con una scatola da scarpe, aperta sul davanti, dopo averglielo cosparso di vaselina. - Cosa state combinando?- domando, sbalordito, mentre Vittorio, il ciuffo sugli occhi, infila con destrezza nelle narici del disgraziato, due tubicini di cartone arrotolato e Marino versa acqua in una bacinella piena di gesso. - Un esperimento! -risponde il fratellino tutto allegro - Vogliamo provare a fargli il calco della faccia
Gent. Signor Sindaco della Città di Rimini. Mi permetto di proporLe, quale Agente di zona della Universe God s.p.a., un Grande Evento per la prossima Stagione Estiva, che recherà certamente grande prestigio alla Citta Balneare da Lei autorevolmente rappresentata. Lo Spettacolo, che avrà luogo nelle prime ore del mattino, è a costo zero, con il solo onere, da parte della Vs. Amministrazione, della predisposizione di posti a sedere per gli spettatori, che vi potranno assistere dall’arenile. La Universe God si accontenta infatti di conseguire, stante l’attuale contrazione dei consumi, soltanto un buon Ritorno d’Immagine, in vista di tempi migliori. L’Evento, che stiamo replicando da tempo e con successo un po’ in tutto il Mondo, è stato ideato personalmente dal Presidente della Società e si avvale di numerosi e sofisticati effetti speciali: palcoscenico panoramico a 180°, visione in 3 D, luci, colori e riflessi naturali di grande suggestione e impatto visivo. All’aprirsi del sipario, il Proscenio è immerso in una profonda oscurità destinata progressivamente a dissolversi passando da un uniforme colore perlaceo a un diffuso rosato-cilestrino sino alla lenta, progressiva apparizione di un enorme Sole Rosso, che sorge lentamente in tutta la sua meravigliosa bellezza e potenza, riflettendosi nell’acqua limpida e calma del mattino. Riteniamo
Ergastolo a Filippo Turetta, reo confesso della premeditata uccisione della fidanzata. Segregazione a vita, dunque? Non proprio. Secondo il nostro ordinamento infatti, dopo dieci anni di pena scontata, il condannato che abbia dimostrato segni di ravvedimento e mancanza di pericolosità sociale può ottenere brevi permessi-premio nonché l’autorizzazione a svolgere un lavoro fuori dal carcere. E infine, dopo 21 anni di buona condotta ed eventuale collaborazione con la giustizia, la possibilità di scontare la condanna in libertà vigilata. In tal caso, trascorsi trent’anni, la pena si considera estinta. Se ne deduce che, in Italia, una vera e propria condanna a vita può essere evitata da chi dimostri, nel tempo, che la lezione è servita. Lo stesso concetto ispira le legislazioni di Inghilterra, Spagna, Francia, Germania, Svezia, Danimarca, Belgio e Paesi Bassi, che pure prevedono l’ergastolo. Misura comunque esclusa, sempre in base al principio per cui la pena deve essere diretta alla riabilitazione del reo, dalle normative di Norvegia, Portogallo,Venezuela., Colombia, Ecuador e di molti dei 32 stati del Messico. In quanto agli USA l’ergastolo, con temperamenti vari, è previsto in quasi tutti gli Stati in cui è stata abolita la pena capitale. Bene. Col pretesto, un po’ polemico, di un confronto tra pene umane
Le manifestazioni di piazza, in occasione della recente giornata internazionale contro la violenza sulle donne, hanno suscitato in me il ricordo delle sfilate sessantottine di quei giovani universitari che (a Rimini come a Bologna) manifestavano in favore dell’aborto, del divorzio, della parità dei sessi affiancandosi ai cortei delle femministe che levavano in alto cartelli inneggianti alle stesse richieste. Bene. Vi posso assicurare che, anche se gli obiettivi erano gli stessi, le ragazze ci guardavano con un certo sospetto. Un sospetto, a pensarci bene, che non era del tutto immotivato. Come se ci avessero voluto dire: ‘Eh già. Voi uomini avete il potere. E adesso vi volete appropriare anche delle nostre istanze….” Beh,a quei tempi quelle occhiatacce potevano anche starci. Oggi no! E fa anche un po’ impressione avvertire in alcuni di quei cortei e a distanza di più di mezzo secolo, la medesima aggressività ‘di genere’. Come se nulla nel frattempo fosse successo. Leggendo e ascoltando gli stessi vecchi slogan verrebbe voglia di dire, con Totò. ’Ma cosa abbiamo combattuto a fare?’ Per fortuna non è così. I tempi sono cambiati. E considero particolarmente significativo un recente articolo di Agnese Pini che vede soprattutto ‘nella alleanza con gli uomini- nel loro riconoscimento, nella loro adesione
Non credevo ai miei occhi. Quel signore che pedalava davanti a me sulla strada che, attraverso il Parco, porta al Tribunale, inforcava un mito. Perché ci sono le bici da corsa doc, che sono come i purosangue. Se si rompono bisogna sparargli, come ai cavalli nel Far West. E ci sono quelle da lavoro, fatte per durare per sempre. Forti, indistruttibili, come i muli degli Alpini. Purtroppo non sono quelle che si costruiscono oggi. Sono quelle degli anni trenta. Ormai introvabili. Gli “amatori” che le posseggono se le tengono ben strette. Anche se si tratta di “sottomarche”. Ma questo, poi, è un gioiello. Una vera bici “da signori”. Mi affianco osservandone con cupidigia tutti i particolari. Sella Brook in cuoio, manopole d’osso, dinamo coi fari Radius, acciaio laminato a freddo, cromature scintillanti, freni inguainati, pneumatici scolpiti in para e caucciù… Al confronto la mia Vicini, peraltro anch’essa “d’epoca”, si sente un pò umiliata. Perché, ragazzi, quella che procede, frusciando dolcemente, davanti a me è nientedimeno che una Umberto Dei “Imperiale”. Di quelle che sul carter portano inciso quel nome, coi caratteri che si usavano nel ventennio. Vernice originale. Stato di conservazione eccezionale. Si sente la mano paziente di un grande meccanico, esperto nel restauro di questi inarrivabili modelli… Alla mia battuta, il
Ultime notizie. Cambia la data della Notte Rosa: non più in luglio. La scelta cade sul 21 giugno. (Guarda caso. Lo stesso periodo di quel Festival del jazz che, per dieci anni, fece di Rimini la New Orleans d’Italia.) Ah…quel “festival del jazz” che durava già da un pezz… Fu d’un tratto eliminato perché poco finanziato come avvien se si fa dura sostenere la cultura… Meglio non dimentichiate quelle cinque o sei serate che ogni anno a fine giugno ci tenevano nel pugno! Già! Serate eccezionali con le “band” e le “star” mondiali (che venivano per poco tanto ardente era quel fuoco che bruciava i loro ‘Amici’ pronti a tutti i sacrifici…) E con tanta, tanta gente! E non si pagava niente come per la Notte Rosa…. che però è tutt’altra cosa perché giuoca a suo favore la faccenda …del colore! Quindi, per tornare a galla pronta avrei la soluzione: una magliettina gialla col disegno di un trombone E poi gialli festoncini voli in ciel di canarini dolci gialli e piperlizia per chi soffre d’itterizia birra di colore giallo Per gli amanti dello sballo libri gialli Mondadori per la gioia dei lettori gemellaggio con Pechino, premio al primo cinesino nato nella Notte Gialla… Se vogliamo andare a palla con lo swing e il dixieland adeguiamoci a chi sballa qui in città e nell’hinterland! Ché si piega e non si spezz chi ama veramente il Jazz! Giuiano Bonizzato (In apertura, Hengel Gualdi all'Embassy Club nel giugno 1964 -
Circola la voce che, quale neo eletto Presidente degli Stati Uniti, abbia deciso di difendere non solo l’embrione umano sin dalle sue primissime fasi di sviluppo cellulare, ma anche le forme di vita che hanno concorso alla sua formazione. A tal proposito pare sia appoggiato da un movimento di Trumpiani fondamentalisti che si batte, strenuamente, onde venga riconosciuto tale diritto agli attualmente indifesi esserini dalla testolina calva e dalla lunga coda senza l’opera dei quali si assisterebbe addirittura all’estinzione dell’Umanità. Leader di questa iniziativa, è il noto regista e scrittore Michael Moore, il quale nel suo Proclama sul “il Diritto alla vita dello Spermatozoo”, scrive, tra l’altro: “Non sentite le grida silenziose di questi esserini mentre i loro padri li versano in un Kleenex e li gettano nella spazzatura? Quale orrore!.. Lo spermatozoo non è vita umana in potenza. E’ vita umana e basta! Dobbiamo fermare questi omicidi premeditati commessi da uomini che decidono, per alcuni istanti di voluttà, di negare ad altri la vita! Vergogna! Vergogna! Vergogna!”. * Michael Moore sta anche organizzando picchetti di volontari davanti ai pensionati universitari maschili dove, durante la messa in onda di Penthouse e consimili altri abominevoli sottoprodotti televisivi porno, viene fatto scempio di questi
“Solo dal relativismo può nascere la tolleranza, il rispetto per le altrui opinioni e la democrazia. Il relativismo infatti si trova in netta antitesi con il fondamentalismo, portatore di morte. Dunque meglio il dubbio del fanatismo”. Il prof. Carlo Monaco, docente di filosofia e storia (ed elzevirista sul medesimo periodico cui collaboravo anch’io diversi anni fa) è l’autore dell’articolo, scritto a quei tempi, da cui ho tratto la splendida sintesi finale. Il relativismo che si contrappone al fondamentalismo portatore di morte, ci riporta alla attuale guerra Israele-Hamas-Hezbollah. E alle due Religioni monoteiste i cui Libri Sacri, interpretati in chiave messianica, ci parlano (entrambi, si badi) di un Dio che, alla testa di un popolo prediletto, non solo stermina i popoli adoratori di altri Dei ma li condanna pure ai tormenti eterni infernali. Da queste premesse nasce il comportamento dei terroristi di Hamas che, una volta penetrati in territorio israeliano, hanno massacrato uomini vecchi donne e bambini nel nome di Allah. Divina punizione per l’usurpazione sacrilega della Palestina e dei luoghi Santi. Ma, attenzione. Nascono da quelle premesse anche i crimini di guerra perpetrati dalle nostre Sante Crociate, partite alla riconquista di una terra (ovviamente Santa) occupata da altri sacrileghi usurpatori. Una carneficina, nella
Pare proprio che, nel clima demagogico e populista che ci circonda, l’insulto e la parolaccia sparata dal politico o dall’intellettuale sgarbato di turno in interviste e talk show televisivi, possa giovare alla sua immagine. Forse in omaggio al principio, oggi di moda, che uno vale uno. E che si può anche essere Re, sia pure degli Ignoranti. Mi permetto, a tal proposito, di citare una mia esperienza personale. Ai tempi pionieristici di TeleRimini, in qualità di giovane legale dell’emittente, convinsi il Direttore a varare una trasmissione alla quale chiunque, venendo anche dalla strada, potesse democraticamente intervenire mentre andavamo in onda, assicurandogli che, con la mia presenza, avrebbe evitato i rischi che la ‘diretta’ (cui a quei tempi eravamo inevitabilmente costretti) potesse comportare. E dunque partimmo. Titolo: Hyde Park. Una gigantografia sullo sfondo, creata dal geniale Carlo Angelini, rappresentava il grande Parco Londinese e una cassetta di frutta e verdura era il pulpito sul quale, come nel famoso Speaker’s Corner, chiunque poteva salire per dire la sua su qualsiasi argomento. Bene. Io me ne stavo invisibile dietro le quinte e se l’intervento cominciava a degenerare in volgarità, insulti, attacchi personali e quant’altro, intervenivo (grazie a un potente altoparlante piazzato sul soffitto dello studio) con