Da Sgarbi a Tonini i trombati in Europa e nei Comuni
La matematica, si sa, non è un'opinione. Ma se applicata alla politica, talvolta ci aiuta a farcela, un'opinione. Se non addirittura due, come in altrettanti casi derivanti dallo scrutinio delle elezioni appena concluse.
Primo caso: sommando le percentuali ottenute dalla Meloni (Fd'I 28,81) e dai suoi due accoliti, Tajani (F.I. 9,61) e Salvini (Lega 9), si ottiene il 48,4%. Che certo non è poco, ma comunque inferiore di oltre quattro punti rispetto a quel cumulativo 52,5% che sono state in grado di portare a casa le sei liste composte da formazioni politiche che si oppongono al Governo: Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, Pace Terra Dignità, tutti i giorni; Movimento 5 Stelle, a seconda degli umori dell'umbratile Conte; Azione, ma solo quando Calenda si dà il consenso davanti allo specchio; l'ardita miscellanea radical-qualcosa di Stati Uniti d'Europa, a patto che Renzi sia quel giorno a far affari in Arabia Saudita.
L'opinione che ne consegue, almeno per me, è la seguente: si macchierebbe di bastardaggine, non solo politica, chi si sottraesse all'obbligo di mettercela tutta affinché, alle prossime elezioni politiche, quell'odierna maggioranza numerica si trasformi in un risultato che manda a casa Meloni e il suo clan.
Secondo caso: Fratelli d'Italia passa dal 26%