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Da Sangiuliano alla Santarcangelo di Piscitelli, dalle vasche della Ugolini all'agitazione della Raffaelli fino ai quartieri di Frisoni aboliti da Berlusconi

Ma allora è un vizio! Passi il fatto che nella combriccola meloniana siano in tanti a fingere di non sapere cosa sia successo in Italia dal 1922 al 1943, ma come si fa a voler promuovere altisonanti e costosissime campagne ministeriali accompagnandole poi da una ridicola somaraggine culturale, che questa volta non è finta? Chi non ricorda la farneticante campagna di pseudo promozione inflitta lo scorso anno dalla Santanché al turismo italiano? Quasi non bastasse l'oltraggio al Botticelli per quella sua Venere ridotta ad una Barbie in pose sceme, i testi erano un rincorrersi di grossolane storpiature di dati storici e riferimenti geografici, che non hanno risparmiato neppure la nostra realtà. Come dimenticare infatti i 1800 anni in meno attribuiti al Ponte di Tiberio, per di più collocato sul Fiume

Grazie al supporto del capitano leghista Marine Le Pen riesce ad affondare quando il trionfo sembrava certo

Mi imbarazza un po' confessare che ieri sera, non appena Mentana ha comunicato la prima proiezione del voto francese, sono scattato in piedi con l'istintivo bisogno di esibirmi nel gesto dell'ombrello. L'ho accompagnato da un “tié” rivolto a squarciagola contro la fascistona d'Oltralpe e il suo incensatore leghista, il Salvini che, da rinomato iettatore qual è aveva passato settimane a recitare quella sua minacciosa irrisione – “ci rivedremo dopo il 7 luglio” – contro il forzitaliota Tajani che, indovinandone finalmente una, ripeteva “in Europa mai con Le Pen”. Sono poi seguite alcune gioiose telefonate fra noi “compagni di una vita” (è ancora consentito l'uso di questa parola?), con in più di una caso l'incipit stonato di «Allons enfant de la patrie, le jour de gloire est arrivé!» Grazie ad un ricordo balzatomi fuori improvviso dalla notte dei tempi, ieri sera ho poi anche colto l'occasione per riabilitarmi di una gaffe commessa in seconda elementare. Fu la volta in cui, stanco di dover sempre concludere, come voleva la maestra, i temi e i dettati col disegnino verde, bianco e rosso, affiancato da “Viva l'Italia”, decisi di sostituire il verde col blu, sembrandomi poi conseguente dover scrivere “Viva la Francia”. L'infamata che subii dall'insegnante

Da Sgarbi a Tonini i trombati in Europa e nei Comuni

La matematica, si sa, non è un'opinione. Ma se applicata alla politica, talvolta ci aiuta a farcela, un'opinione. Se non addirittura due, come in altrettanti casi derivanti dallo scrutinio delle elezioni appena concluse. Primo caso: sommando le percentuali ottenute dalla Meloni (Fd'I 28,81) e dai suoi due accoliti, Tajani (F.I. 9,61) e Salvini (Lega 9), si ottiene il 48,4%. Che certo non è poco, ma comunque inferiore di oltre quattro punti rispetto a quel cumulativo 52,5% che sono state in grado di portare a casa le sei liste composte da formazioni politiche che si oppongono al Governo: Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, Pace Terra Dignità, tutti i giorni; Movimento 5 Stelle, a seconda degli umori dell'umbratile Conte; Azione, ma solo quando Calenda si dà il consenso davanti allo specchio; l'ardita miscellanea radical-qualcosa di Stati Uniti d'Europa, a patto che Renzi sia quel giorno a far affari in Arabia Saudita. L'opinione che ne consegue, almeno per me, è la seguente: si macchierebbe di bastardaggine, non solo politica, chi si sottraesse all'obbligo di mettercela tutta affinché, alle prossime elezioni politiche, quell'odierna maggioranza numerica si trasformi in un risultato che manda a casa Meloni e il suo clan. Secondo caso: Fratelli d'Italia passa dal 26%

Cosa succederà quando l'intelligenza artificiale avrà sconfitto quella umana

In questo inizio d'estate turistica si è molto parlato e scritto delle difficoltà a reperire personale disponibile “a fare la stagione”, come si diceva una volta. Fra quanti dibattono sulla causa di questo fenomeno si contano due scuole di pensiero. C'è chi nutre la stravagante convinzione che sia tutta colpa della perdurante nostalgia verso il soppresso reddito di cittadinanza, che avrebbe fatto ulteriormente diminuire la voglia di lavorare, soprattutto dei giovani. Altri invece se la prendono, a maggior ragione, con il troppo lavoro nero che contrassegna il turismo, con orari spesso sovrabbondanti e salari sottostimati. Ma due giorni fa è successa a Rimini una cosa che può far presagire il venir meno, di qui a qualche tempo, di questo fastidioso assillo che ogni anno, a metà primavera, si trova a dover affrontare l'imprenditoria turistica della nostra Riviera. Come si sarà capito, mi riferisco all'inaugurazione in pompa magna di quell'albergo che avrà zero dipendenti iscritti all'anagrafe con nome e cognome, poiché, come ha dichiarato il titolare «

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