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La sindrome di Calimero da Meloni ai bagnini. Le ricette improbabili di Gioenzo Renzi per il trasporto pubblico

A Rimini gli stabilimenti balneari valgono 50mila euro È notizia di qualche giorno fa. Uno studio della Guardia di Finanza e di Agenzia delle Entrate ha verificato che il reddito medio dei balneari di Rimini è stato di 29.841 euro. Tra i più bassi d’Italia tra la categoria. Nulla di nuovo “sotto il sole” si potrebbe dire. Da sempre i balneari fanno denunce di reddito da fame. Più basse in alcuni casi dei loro dipendenti. Poi sappiamo tutti a che prezzi venivano vendute le concessioni prima dell’incertezza normativa di questi anni. Miliardi di lire e poi milioni di euro per le concessioni più interessanti. Ciò che balza agli occhi è un altro aspetto. I nostri gestori della sabbia stanno facendo carte false per evitare i bandi previsti dalle norme europee, nonostante l’attività produca pochi incassi. Anzi, avevano puntato su Giorgia Meloni, ma sono rimasti delusi dopo l’approvazione da parte del governo di un decreto concordato con la Commissione Europea che impone bandi entro due anni e senza nessun particolare privilegio per il concessionario uscente. Nel decreto del governo vengono riconosciuti solo gli investimenti fatti e non ammortizzati negli ultimi cinque anni. Praticamente sulle nostre spiagge nessuno o comunque molto pochi. I balneari continuano a

Concessioni demaniali e patrimoniale, le proposte del Pd

Il Ceis ha lo stesso valore culturale dell’Anfiteatro Sul Ceis e anfiteatro romano in questi anni si è scritto tanto. L’attenzione è sempre stata tenuta alta da parte del consigliere Gioenzo Renzi di Fratelli d’Italia che ha chiesto ripetutamente in consiglio comunale che ci si attivasse per spostare l'Asilo Svizzero e tornare a scavare la sottostante parte dell’anfiteatro. Il Comune ha sempre risposto affrontando il problema, ben sapendo che non vi sono soluzioni facili. Sono state individuate aree dove è possibile trasferire il Ceis, è stata fatta intervenire la soprintendenza di Ravenna per fare dei sondaggi archeologici (fatti solo parzialmente negli anni passati). Sono stati stanziati altri fondi - 500 mila euro - per fare le verifiche e la successiva valorizzazione. Ma sta di fatto che il dibattito continua senza una soluzione definitiva. Dibattito che assume anche un carattere culturale-politica-ideologica. C’è chi scrive che “è impossibile spostare il Ceis per la semplice ragione che ha partorito schiere di consiglieri comunali, assessori e sindaci, chiedere a loro di trasferire il Ceis è come chiedere di ammazzare la mamma (Oscar Mussoni, Carlino 8 ottobre)”. Sarebbe insomma in corso una vera e propria battaglia ideologica per la salvaguardia di un pezzo di storia della sinistra riminese. Ci

I dati dell'aeroporto Fellini. Una città sempre più cara

“Serve una nuova legge urbanistica. L’abbiamo fatta noi, nel 2017, ma abbiamo fatto male. È il presidente della Regione con l’assemblea che decide come crescere e dove. La legge urbanistica fatta poco tempo fa va assolutamente rivista. De Pascale ha detto che lo farà e io sono contento sia stato scelto lui”. Così Matteo Lepore, sindaco di Bologna, intervistato alla festa dell’Unità di Bologna qualche settimana fa. Ora, non è questa la sede per entrare nel merito delle critiche del sindaco di Bologna che valuto in ogni caso fondate. Lepore solleva un problema politico enorme che va affrontato. Aggiungo che sono state approvate troppe leggi regionali sull’urbanistica e governo del territorio. Negli ultimi 24 anni ne sono state approvate due. La N.20 del 2000 e l’attuale legge regionale N. 24 del 2017. Ogni legge regionale comporta la modifica, anche radicale, delle norme comunali e il conseguente adeguamento alle nuove norme. Il risultato è che quasi nessun comune della regione è in linea con le norme regionali. Nella nostra provincia, ad esempio, lo è il solo comune di Misano. Questo comporta una carenza di pianificazione urbanistica, di sviluppo delle nostre comunità, di uno sguardo sul futuro. È il caso del Comune di Rimini. Sta

Le bugie di Morrone sui salvataggi. La lista del Pd per le regionali e le dietrologie inutili

Turismo profondo rosso Quella del 2024 è un’estate da dimenticare? La domanda gira tra gli operatori turistici.  Teoricamente sarebbe ancora presto per fare un bilancio della stagione turistica 2024. I conti si chiudono il 31 dicembre. Tuttavia alcune riflessioni penso vadano fatte. Il mese di agosto, il mese per eccellenza della vacanza, non è andato bene. Presenze in linea con il 2023 ma con dati lontanissimi dal 2019, anno pre-covid. La tabella è chiara. Riduzioni dall'8% di Bellaria al -19% di Cattolica. Inoltre tutti i comuni costieri si registra una forte contrazione della capacità di spesa da parte della clientela. D’altra parte gli stipendi valgono meno e di conseguenza sono meno le famiglie che si possono permettere una vacanza.  Che viene decisa all’ultimo, sperando in sconti last minute e spulciando fra i prezzi più bassi. Aumentano solo gli stranieri, dato positivo ma non sufficiente a coprire il calo degli italiani. I dati sono diversi se prendiamo i mesi invernali, caratterizzati da fiere e congressi, oppure maggio con grandi eventi sportivi e non solo. Ma a giugno si entra in sofferenza, che prosegue con luglio ed agosto. Vi è una contrazione del turismo balneare evidente per le ragioni che primo richiamavo. Nei primi otto mesi i

Shuttlemare quanto ci costi? Mare d’inverno con il servizio di salvamento significa affossare tante iniziative sportive sulle nostre spiagge

Bellaria, la lobby degli albergatori contro il sindaco:  non vuole l’imposta di soggiorno Domenica avevo scritto una mia pillola su soldi mai incassati dal Comune di Bellaria-Igea Marina. a causa della mancata introduzione dell’imposta di soggiorno. Avevo calcolato un mancato incasso di 20 milioni di euro in dieci anni. Un calcolo facile derivato dai pernottamenti dei turisti per un’incidenza di circa un euro a notte. Bellaria registra oltre 2 milioni di pernottamenti ed il conto è servito. Risorse finanziarie che potevano servire al Comune per ridurre la pressione fiscale sui cittadini e produrre investimenti e promozione per il turismo. Alla mia pillola, particolarmente letta, indirettamente risponde il sindaco Giorgetti dopo un paio di giorni con una intervista al Carlino. Dice il sindaco: “Sull’introduzione dell’imposta di soggiorno ci confronteremo a breve con le categorie: il tema è in agenda in vista della stesura del bilancio, ma la discussione dovrà tenere ovviamente conto di alcuni cambiamenti normativi della legge nazionale». Filippo Giorgetti si riferisce al progetto del ministro del Turismo Daniela Santanché di trasformarla in una ‘tassa di scopo’, unicamente a carico del turista." Bene prendo atto di questa volontà manifestata anche in un’altra occasione da parte del sindaco. Tutto a posto, dunque, a breve

La progettazione del “triangolone”, ultima area strategica rimasta a Rimini. Quelli che "non sono io a cambiare partito, è il partito che cambia senza di me"

Il Comune di Bellaria I.M. butta via 20 milioni di euro Si parla tanto di lobby dei balneari che in questi anni hanno impedito qualsiasi riforma del settore. Ebbene nella nostra realtà vi è un’altra lobby: è quella degli albergatori, che impedisce l’applicazione dell’imposta di soggiorno. Bellaria-Igea Marina, infatti è l’unico comune della costa romagnola dove non si paga l’imposta di soggiorno. Credo anche l’unico comune balneare importante di tutta Italia che non fa pagare l’imposta ai turisti . Negli ultimi dieci anni il comune di Bellaria ha rinunciato ad oltre venti milioni di euro di imposta di soggiorno. Il calcolo è semplice: deriva dal numero dei pernottamenti, oltre 2milioni ogni anno a Bellaria, per una media di un euro a notte a persona. Oltre 20 milioni di euro “regalati” alle tasche degli albergatori a scapito di un incasso importante per il Comune, che avrebbe permesso investimenti, riqualificazione delle strutture turistiche, promozione sui mercati, organizzazione di eventi. Per altro, come dimostrano i dati confrontati con gli altri comuni costieri che applicano l’imposta di soggiorno, non vi è neanche stato un vantaggio competitivo. I dati di Bellaria non sono migliori. Resta solo il favore agli albergatori, che hanno incamerato l’imposta di soggiorno nei loro prezzi alberghieri. Non

Concessioni spiagge, chi ha vinto e chi ha perso. Aeroporto, i conti non tornano

Il Pd e le candidature regionali Non avevo messo in programma una pillola sulle candidature del Pd per le prossime elezioni regionali del 16 e 17 novembre. Mi sembrava, sulla base delle esperienze di passate elezioni regionali un percorso da gestire senza particolari problemi. A Rimini assisto invece negli ultimi giorni a un dibattito acceso e talvolta polemico sul come arrivare alla scelta dei quattro candidati (due femmine e due maschi) previsti per la lista regionale. “Una gestione delle candidature che non ci piace, non ci soddisfa e che contestiamo” dichiara ai quotidiani Roberto Perazzini, segretario del circolo Pd di Torre Pedrera e Viserbella, in rappresentanza degli iscritti dell’area nord di Rimini (Viserba, Santa Giustina, Torre Pedrera). “Il metodo che il segretario Filippo Sacchetti ha utilizzato per selezionare quelli che dovranno diventare i nostri rappresentanti in Consiglio regionale è lontano mille miglia dall’idea di democrazia che abbiano noi”. Di fatto Perazzini chiede un voto segreto degli iscritti su chi dovrà essere il candidato e non soltanto una consultazione come hanno fatto altri circoli del Pd sul territorio. Ovviamente quando si pone un problema di metodo in realtà vi è un problema politico. Provo a spiegarlo in modo semplice. Lo statuto regionale del Partito

Un grande patto per un turismo che guarda al futuro

Questa la seconda parte di proposte (alcune) per la riqualificazione alberghiera e non solo. La scorsa settimana avevo impostato il problema partendo dalla consistenza numerica delle nostre strutture ricettive e dal numero di alberghi chiusi o fuori mercato. E’ possibile che vi siano numeri diversi tra il Comune e le stime di altri studi. Dal mio punto di vista cambia poco. E’ necessaria, non più rinviabile, un’altra grande opera di riqualificazione della nostra industria turistica. Questa volta non solo intervento pubblico ma un grande impegno da parte del privato. Vi sono alcuni scogli da superare, in primo luogo un vincolo urbanistico che non permette varianti ma solo accordi di programma in mancanza del nuovo strumento urbanistico (PUG) che arriverà non prima di 5-8 anni. Sono troppi, un’attesa impossibile. Il Comune di Rimini ha annunciato una manifestazione d’interesse per la riqualificazione alberghiera. La leggerò con molta attenzione. Già nel passato sono state fatte iniziative simili: senza nessun risultato. Vedremo. Rimango dell’idea di un coinvolgimento in prima persona della Regione. Già nella prima parte avevo indicato alcune iniziative in corso del Comune di Rimini. Utilizzo di hotel chiusi in studentati o alberghi per gli staff. Lo “sportello albergo” per aiutare gli imprenditori alberghieri che vogliono

Sono 500 gli alberghi chiusi o marginali che debbono essere riconvertiti in altre opportunità

Complice una stagione turistica diciamo complicata, si è aperta la discussione sul futuro del turismo balneare a Rimini come in generale sulla costa romagnola. Le “Pillole” di questa settimana le dedico ad alcune proposte utili, necessarie dal mio punto di vista per ridare slancio al turismo balneare. Le proposte non si concluderanno in questa puntata domenicale. Già ho scritto che le mucillaggini del 1989 portarono ad una conferenza regionale sul turismo alla fine di quell’anno che lanciò la destagionalizzazione, non solo turismo estivo ma durante tutto l’anno. Proposte che vide la costa Romagnola e Rimini in particolare di dotarsi di strutture fieristiche sportive e congressuali. Oggi siamo chiamati ad uno sforzo di analoga portata. Non si tratta di aggiungere nuove funzioni, ma di rigenerare un tessuto economico ed urbano che presenta grandi difficoltà. L’attuale contesto La stagione 2024 si chiuderà con un dato in negativo. Di quanto sarà il segno meno lo si vedrà a fine stagione. Non sto parlando solo degli aspetti quantitativi che potrebbero essere anche positivi (dati Istat) ma soprattutto dei fatturati, degli utili, della qualità della nostra offerta turistica. Basta guardare i listini prezzi sui portali di prenotazione per comprendere i motivi di preoccupazione Sarebbe indispensabile cercare di fare un’analisi oggettiva della situazione.

Le mucillaggini e il turismo A ridosso del Ferragosto, Rimini esprime normalmente il meglio di sé per creatività, tendenze, divertimento. In questo Ferragosto di tutto questo non c’è traccia. In compenso si è discusso di altro. Non c’è stato il pieno di turisti tipico del periodo, il mare vede la presenza delle mucillaggini e questo ha spostato la discussione. Come è successo anche nel passato si cercano soluzioni ai problemi del turismo balneare e del nostro mare pensando a qualche scorciatoia. Nel 1989 dopo la “scoperta” sulla costa romagnola delle mucillaggini (in realtà è un fenomeno conosciuto anche nel 1700) il dibattito che si aprì vedeva due aspetti della discussione: Interventi urgenti con scarsa efficacia e gli interventi di prospettiva. Tra gli interventi urgenti ma inutili le panne in mare che dovevano contenere le mucillaggini a distanza dalla riva. Le mucillaggini ci passavano sotto. Molto interessante la prospettiva. Lotta all’inquinamento e nuove frontiere per il turismo riminese. Prima delle mucillaggini il mare Adriatico aveva dovuto fare i conti con l’eutrofizzazione del mare (proliferazione di alghe con il culmine nel 1984) per l’apporto di troppi nutrienti  in particolare fosforo e azoto contenuti nei concimi e nei detersivi. La politica intervenne: finanziamenti per i

Svolta a Rimini: da un uomo solo al comando alla democrazia partecipata Questa settimana si è conclusa con una delibera importante approvata dal consiglio comunale di Rimini: “Istituzione sperimentale di organismi di partecipazione popolare all'amministrazione locale..” Lo ritengo un atto fondamentale per il programma di legislatura del sindaco Sadegholvaad e della Vicesindaca Chiara Bellini che ha la delega alla partecipazione. Non era scontato che si arrivasse a questa decisione e non era neanche scontata la qualità della decisone presa. Complimenti al sindaco che pur ribadendo più volte che non voleva la rinascita dei vecchi quartieri (impossibile anche per la legge) alla fine ha trovato e approvato insieme alla sua vicesindaca una forma di democrazia partecipata molto interessante. Si tratta di un modello fondato sulla partecipazione permanente di tutti i cittadini alla gestione della cosa pubblica, complementare rispetto al modello della democrazia rappresentativa. La considero una nuova fase della partecipazione comunale. Dopo la fertile stagione regolativa degli anni ’70, stimolata dalla legge istitutiva delle circoscrizioni, dopo la decisione di chiudere le circoscrizioni stesse nei comuni con meno di 250mila abitanti nel 2010 per risparmiare pochi euro, ora a Rimini si apre una nuova fase della partecipazione alla vita della città. Per Rimini ritengo che questo processo partecipativo

Sorprese nei numeri del turismo: bene Tour de France e ponte del 25 aprile, male RiminiWellness: tutti confronti con gli anni scorsi

Nuovo mercato coperto: popolare e non “fighetto” Ho seguito sin dall’inizio la procedura di project per ricostruzione del mercato coperto di Rimini. E’ noto che considero la nostra struttura un fiore all’occhiello dell’offerta commerciale del nostro territorio e non solo. In particolare la pescheria ha una rilevanza regionale ed è un punto di riferimento per altri mercati del pesce del nord. Riqualificare la struttura è una necessità non rinviabile, ma  come farla non è un dettaglio. In città vicine alla nostra si sono fatte operazioni di finanza di progetto simile a Rimini, che hanno snaturato i mercati oggetto dell’intervento. Non più aree mercatali popolari, con banchi che vedevano insieme produttori e commercianti, frequentati da tutti i ceti sociali, ma la trasformazione in “boutique” con l’inserimento di pubblici esercizi e ristoranti che hanno snaturato i vecchi mercati. Il risultato è stata la perdita della caratteristica di mercati popolari e l’esclusione di ceti più deboli che avevano in quei luoghi un punto di riferimento per acquistare prodotti di alta qualità in molti casi a km0 ed un rapporto qualità-prezzo ottimo. Anche le stesse attività nel tempo si sono selezionate sempre nel segmento più alto. Alla fine dal mio punto di vista un disastro: pochi frequentatori