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22 ottobre 491 – Teodorico si piazza a Rimini pronto a prendere Ravenna


22 Ottobre 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Scrive Cesare Clementini: «Teodorico pigliò tutte le città circumvicine a Ravenna, eccetto Cesena e Rimino, ma dopo l’ultima vittoria pose l’assedio a questa Città, che essendo ricercata a nome dell’Imperatore (di cui era divota) subito se gli diede, ove si trasferì non molto tempo dopo Teodorico, pigliandone il possesso, come Capitano dell’Imperio, permettendo, che si reggesse co’ medesimi Magistrati nella solita sua antica libertà. E vi si trattenne per ricreatione quasi tutto il mese di ottobre dell’anno quattro cento novant’uno, non hauendo Odoacre più ardore d’uscire alla Campagna».

Nel 476 Odoacre depone Romolo Augusto, ultimo imperatore d’Occidente poi bollato come Augustolo, “piccolo Augusto”. E’ l’inizio del Medio Evo, almeno secondo la convenzione accettata dai libri di storia. In realtà nessuno lì per lì se ne accorge e anzi tutti si adoperano per la continuità. Audovacar nella lingua del suo popolo, Flavius Odovacer per i Romani,  magister militum (generale) dell’impero romano e re dei germanici Eruli, guidando una coalizione con gli Sciri (cui forse apparteneva per nascita) e i Rugi, si era incoronato Rex Italiae, “Re d’Italia”. Però allo stesso tempo si dichiarava ufficialmente sotto la sovranità dell’imperatore di Costantinopoli, a cui aveva inviato le insegne imperiali: diadema, scettro, toga ricamata in oro, spada e il paludamentum (mantello del supremo comandante militare) color porpora. Non pretendeva di essere un nuovo imperatore e si sottometteva a l’unico universalmente riconosciuto.

Odoacre in una sua moneta coniata a Ravenna nel 477

Il fatto compiuto venne riconosciuto dall’imperatore Zenone nel 477, quando insignì Odoacre del rango di Patrizio. Odoacre mantenne inalterato il sistema amministrativo, cooperando attivamente con il Senato romano, ed il suo governo fu efficiente e apprezzato. Eliminò i Vandali della Sicilia tra il 477 e il 485 prima per vie diplomatiche poi con le armi, e nel 480 riconquistò la Dalmazia dopo aver sconfitto e ucciso Ovida, comes (funzionario) ribelle e assassino del penultimo imperatore d’Occidente Giulio Nepote. Sebbene ariano, Odoacre mantenne ottimi rapporti con la Chiesa cattolica e durante il suo regno non si verificarono mai conflitti religiosi.

Moneta d’oro coniata da Odoacre a Milano nel nome di Zenone, che vi viene raffigurato

Un quadro fin troppo roseo agli occhi di Zenone. Di questo passo, nonostante l’ostentata sottomissione, Odoacre da suddito sarebbe divenuto indubbiamente un concorrente e dei più pericolosi, con un Occidente di nuovo in grado di confrontarsi con l’Oriente. Le prime avvisaglie c’erano già state: secondo Giovanni di Antiochia, Odoacre scambiò diversi messaggi con il generale Illo, che dal 484 era entrato in aperta rivolta contro Zenone. L’imperatore si astenne dal reagire a caldo, ma nel 488 offrì a Teodorico la possibilità di insediarsi in Italia se gli fosse riuscito di rimuovere Odoacre; poi avrebbe governato lui la penisola col titolo di rappresentante dell’imperatore.

Teodorico (passato in leggenda per i Tedeschi come Dietrich von Bern, dove Bern è il nome di Verona nel germanico altomedievale) era re degli Ostrogoti, popolo federato all’Impero: era stato cioè loro concesso di vivere dentro il limes (confine) in cambio dei servizi militari. Nato nella provincia romana della Pannonia (fra le attuali Austria e Ungheria) il 12 maggio 454, figlio del re ostrogoto Teodemiro e di una sua concubina, Erelieva, aveva vissuto per dieci anni come ostaggio presso la corte dell’imperatore Leone I. A Costantinopoli ricevette la migliore educazione militare e civile, a iniziare dalla padronanza di latino e greco. Riscattato dal padre, si fece subito valere come comandante degli Ostrogoti in diverse battaglie. Nel 484 gli era stato conferito il titolo di Console.

Teodorico

I Goti (in latino Gothones) non erano un solo popolo, ma una federazione di tribù germaniche che, secondo le loro stesse tradizioni, erano originarie dell’isola di Gotland e della regione di Götaland in Svezia. Dopo lunghe peregrinazioni si erano divisi fra a quelli dell’Est (Ostrogoti) e quelli dell’Ovest (Visigoti) quando, sul finire del IV secolo, si trovavano appena al di là del limes fra la foce del Danubio e l’attuale Crimea: l’attuale Ucraina. Sotto la spinta degli Unni, i Visigoti chiesero all’Impero di accoglierli al di qua del Danubio. Dopo una serie di scontri e accordi, nel 378 Ostrogoti (che nel frattempo avevano anche loro passato il confine, ma sfondandolo) e Visigoti uniti inflissero ai romani la clamorosa sconfitta di Adrianopoli, dove lo stesso imperatore Valente trovò la morte. Mentre gli Ostrogoti restarono in Mesia e Dacia (circa le attuali Bulgaria e Romania), i Visigoti devastarono Grecia e Italia, Roma compresa; in seguito riuscirono a formare loro regni in Gallia e Spagna, dove durarono fino alla conquista araba.

Fibule visigote trovate in Spagna

Un terzo raggruppamento, quello dei Gepidi, tentò di ritornare verso settentrione; un secolo dopo sarebbero stati annientati dai Longobardi, come ricordato dal celebre episodio del re Alboino. Quest’ultimo, dopo aver sconfitto l’ultimo dei re Gepidi Cunimóndo, secondo la tradizione di guerra comune a tanti popoli nomadi fino alle steppe mongole, ricavò una coppa dal suo cranio. A Verona obbligò quindi Rosmunda, figlia di Cunimondo, a divenire sua sposa e a brindare con il cranio del padre per sancire le nozze.

Rosmunda e Alboino in un’illustrazione del primo ‘900

Teodorico ed il suo popolo (secondo le fonti antiche erano in 100 mila fra guerrieri, le loro famiglie e i loro schiavi) partirono dalla fortezza legionaria di Novae in Mesia (oggi Svišhtov, nel nord della Bulgaria) nell’autunno del 488. Attraversata la Dalmazia ed oltrepassate le Alpi Giulie, entrarono in Italia alla fine dell’agosto del 489. Il primo confronto con l’esercito di Odoacre si ebbe sul fiume Isonzo il 28 agosto. Odoacre venne sconfitto e fuggì verso Verona; qui un mese dopo infuriò un’altra battaglia conclusa con una vittoria gotica sanguinosa e schiacciante.

Odoacre si ritirò nella capitale imperiale Ravenna, mentre il grosso del suo esercito guidato da Tufa si arrese ai Goti. Teodorico mandò allora proprio Tufa ed i suoi uomini contro Odoacre, ma questi si riunirono al loro re. Nel 490 Odoacre fu in grado di contrattaccare, conquistando Milano e Cremona e assediando la principale base gotica di Ticinum (Pavia).

Pavia nel 1526

Intanto i Burgundi, già solidamente impiantati in quella che sarà da loro chiamata la Borgogna, approfittavano dell’occasione per valicare le Alpi saccheggiare e devastare la Liguria, provincia romana che oltre alla regione odierna comprendeva anche le Alpi Marittine fin quasi Nizza e gli attuali Piemonte meridionale, Emilia occidentale, Lombardia sud-occidentale. Molti degli abitanti furono presi come prigionieri e tali rimasero fino a quando Teodorico non li riscattò tre anni dopo. L’estate successiva, il re visigoto Alarico II dimostrò quello che lo storico austriaco Herwig Wolfram definisce “uno dei rari esempi di solidarietà gotica” inviando aiuti militari al re ostrogoto, che costrinsero Odoacre ad abbandonare l’assedio di Pavia. Quindi gli Eruli subirono una nuova sconfitta sulle rive dell’Adda l’11 agosto 490. Odoacre tornò a rifugiarsi a Ravenna, mentre il Senato romano e numerose città italiane – Rimini compresa, come abbiamo visto –  si consegnavano a Teodorico. Forse non di così buon grado come racconta il Clementini: Rimini e Cesena subirono duri assedi finchè non si arresero per fame. Tuttavia ora Ravenna non solo era circondata da terra, ma anche minacciata dal mare.

Il duello fra Teodorico e Odoacre

Infatti finalmente nel 492 Teodorico ebbe a disposizione nel porto di Rimini alcuni dromoni (le navi da battaglia di quell’epoca, biremi a vela latina eredi delle triremi antiche e antenate delle galee medievali) con i quali attaccò il porto di Ravenna, isolandola completamente. Gli assediati resistettero ancora sei mesi; poi, ridotti alla fame e tramite la mediazione di Giovanni, vescovo della città, iniziarono a negoziare. Il 25 febbraio 493 venne raggiunto un accordo, secondo il quale Teodorico e Odoacre si sarebbero spartiti l’Italia. Patto sorprendentemente generoso, dato che Odoacre era allo stremo. Ma forse Teodorico fece mostra di temere, con qualche buon argomento, che Costantinopoli iniziasse a guardare con sospetto anche lui. Tanto è vero che Gepidi e Rugi erano potuti riapparire entro le frontiere dell’Italia senza che l’impero avesse mosso un dito.

Il 5 marzo i Goti entrarono in Ravenna.Venne organizzato un banchetto per celebrare il trattato. Nel bel mezzo di questa festa, il 15 marzo Teodorico ammazzò Odoacre con le proprie mani.

Il palazzo di Teodorico nel mosaico di S. Apollinare nuovo a Ravenna

Secondo gli Annali Valesiani, «quello stesso giorno, l’intero esercito di Odoacre, ovunque si trovasse, fu ucciso per ordine di Teodorico, così come i suoi familiari». Sunigilda, moglie di Odoacre, fu lapidata a morte, o secondo altri lasciata morire di fame; suo fratello Onoulfo venne ucciso dagli arcieri mentre tentava di rifugiarsi in una chiesa; Thela, figlio di Odoacre, fu esiliato in Gallia e quando tentò di rientrare in Italia Teodorico lo fece uccidere.

A questo punto Teodorico fu il padrone dell’Italia. Iniziava il regno gotico, con Ravenna capitale di fatto, che sarebbe durato oltre mezzo secolo fino alla sanguinosa riconquista di Giustiniano.