Cattolica, “Un rifugio tutto per sé”: inaugurazione della mostra e report annuale del presidio anti violenza
29 Novembre 2023 / Redazione
Una piaga che si allarga sempre di più. In aumento il numero delle donne vittime di violenza che si rivolgono al Centro Chiama chiAma di Cattolica, referente per l’area sud del distretto di Riccione, a cui fanno capo 16 comuni. E i numeri sono ancora parziali, fermi al 31 ottobre 2023. Per entrare nel dettaglio, sono state circa 600 le telefonate ricevute dal presidio cattolichino da gennaio a ottobre, circa 100 in più rispetto al 2022. Di queste, circa una 70ina sono le donne prese in carico dal Cav, di cui più della metà tutti casi nuovi. Un dato che confermerebbe quello del 2022, se non fosse che è invece destinato a crescere considerato che il centro ha in programma altri 15 colloqui. Per quanto riguarda l’identikit, sono, per la maggior parte, donne italiane (57), mentre 16 quelle straniere (Est Europa, Marocco, Nigeria). Delle italiane, 12 sono di Cattolica, 11 di Riccione, 8 di Misano e, a scendere, provenienti dai comuni limitrofi. Arrivano al Centro anche da Rimini e persino da oltre confine, da Gabicce Mare. È questa, in sintesi, la fotografia che emerge, ad oggi, dal report del Cav di Cattolica. Dati illustrati questo pomeriggio nel corso di un incontro pubblico a Palazzo del Turismo, alla presenza dell’assessore alle Pari opportunità Claudia Gabellini, della responsabile del Cav Chiara Mussoni, della presidente di MondoDonna Onlus, Loretta Michelini, della coordinatrice area antiviolenza associazione MondoDonna Onlus Giovanna Casciola e di Giorgia Vannucci, referente case rifugio e casa delle emergenze.
Alle 18 è stata inaugurata la mostra, realizzata dal Comune in collaborazione con l’associazione MondoDonna Onlus, “Un rifugio tutto per sé” della fotografa friulana, Marika Puicher, anche lei presente all’incontro, pluripremiata (nel 2015 vince il Pride Photo Award con il progetto “Ella (She)” e riceve la menzione d’onore ai Moscow International Foto Awards) e specializzata in reportage a sfondo sociale e umanitario. La mostra sarà visitabile fino al 6 dicembre.
“Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici – ha spiegato Mussoni – Gli stupri sono stati commessi nel 62,7 per cento dei casi da partner, nel 3,6 per cento da parenti e nel 9,4 per cento da amici. Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex”.
Tanti i progetti messi in campo dal Cav, tra cui le “cassette viola” che segnalano il presidio e sono indicatori di attenzione sul fenomeno nel territorio. “Il passaggio più importante è la telefonata al nostro centro – continua Mussoni -, è il primissimo e fondamentale contatto. Chiamano per avere informazioni, per segnalare emergenze in corso. Noi rispondiamo h24 e a seconda della richiesta le indirizziamo alle forze dell’ordine o diciamo loro di chiamare il 1522. Poi alcune di queste si presentano al nostro presidio per iniziare il percorso con cui le prendiamo in carico”.
“Incontri di questo tipo sono fondamentali per capire il fenomeno perché ce lo mostrano da vicino – spiega l’assessora Gabellini – e sono importanti perché ci fanno vedere cosa c’è dietro il lavoro del Cav, tutto quello che non si vede e grazie al quale si salvano tante vite. I Cav sono il vero primo presidio di aiuto e lo Stato deve farsene carico. Non possono reggersi solo sulle spalle di province e regioni. Mi spiace dover infine sottolineare che a questo incontro hanno preso parte soprattutto donne e pochissimi uomini”.