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Insalata all’insetto, e se fosse novel food?


19 Marzo 2017 / Lia Celi

«Lumache, cavallette, falene, rane, tagliaforbici, bruchi, coleotteri, gechi, ragni, vermi e millepiedi»: mancano bava di rospo e forfora di pipistrello all’elenco di robaccia che, secondo il Corriere di Rimini e i carabinieri, le operaie di un’azienda riminese che confeziona verdura fresca infilavano di nascosto nelle buste dell’insalata.

Non era l’astuto stratagemma di un gruppo di apprendiste streghe pronte a tutto pur di far arrivare i loro intrugli magici alla grande distribuzione, ma, parrebbe, una ritorsione messa in atto dalle lavoratrici insoddisfatte delle condizioni di lavoro.

Se alcune buste di insalata sembravano il cast di A Bug’s Life della Pixar, altre – forse destinate ai vegani – venivano condite dalle lavoratrici con supplementi di origine non animale: frammenti di plastica, pezzi di cartone, mozziconi di sigaretta.

La stampa insiste sull’origine delle indagate, tutte straniere; una, per di più, era rappresentante sindacale. Probabilmente non avevano ancora capito bene le modalità con cui in Italia si protesta contro la propria azienda, fra le quali non rientra un sabotaggio che mette a rischio prima la salute e la sicurezza dei consumatori che i profitti del padrone. O forse la rappresentante sindacale ha fatto un po’ di confusione fra le proteste che si mettono in atto nelle imprese private e quelle dei lavoratori pubblici.

Sono questi ultimi che, manifestando il proprio malcontento verso il datore di lavoro, procurano disagi più o meno pesanti alla malcapitata e incolpevole cittadinanza: basta pensare a cosa succede in occasione degli scioperi dei treni, degli aerei o degli autobus.

D’altronde, a pensarci bene, non sarebbe male se piloti e personale viaggiante rivendicassero il rinnovo del contratto mettendo un geco nell’insalata dell’amministratore delegato, anziché paralizzando mezzo Paese.

Le lavoratrici sotto accusa potrebbero aver inventato un nuovo tipo di protesta con inquietanti contorni, nel senso di verdure.

Nel frattempo sono state licenziate, provvedimento cui associazioni e Cobas hanno risposto con un’immediata mobilitazione. Se c’è la prova televisiva del boicottaggio, non sarà facile ribaltare la situazione.

Più facile che l’azienda trasformi l’incidente in una campagna di lancio per una nuova linea di insalate innovative, arricchite con alimenti che rientrano nella categoria «novel food»: gli insetti e i ragni, appunto. Nel qual caso le operaie sabotatrici meriteranno non solo la riassunzione, ma addirittura una promozione.

Lia Celi https://www.liaceli.com/