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Lido di Dante mi hai convinto, appena i figli crescono mi faccio naturista


26 Maggio 2019 / Lia Celi

Il tempo è dalla loro parte. Nel senso di tempo atmosferico: il prossimo weekend non sarà caldissimo, ma almeno soleggiato. E anche se i protagonisti del raduno in programma a Lido di Dante saranno coloro che in vacanza espongono zone dove tradizionalmente il sole non batte, non devono necessariamente lasciarle pure in balia delle intemperie.

Sì, arrivano i nudisti, come volgarmente vengono chiamati, o i naturisti, secondo la dizione più corretta, perché non praticano la nudità per provocazione o tantomeno esibizionismo, ma all’interno di una scelta esistenziale di contatto e adesione con la natura, che ci ha creato senza vestiti.

La filosofia naturista ha più successo nei paesi nordeuropei dov’è nato, più di cent’anni fa, e negli Stati Uniti, e conserva ancora il retrogusto utopistico e ingenuo della Belle Epoque. In un mondo sempre più tecnologico e artificiale, qualcuno sentì il bisogno di riscoprire i valori dell’autenticità e della semplicità primordiale, in un sogno edenico che era una fuga e insieme una critica alla società.

Proprio questa prospettiva di rigenerazione dell’essere umano fece sì che in Germania parte dei valori naturisti venissero piratati e distorti dal nazismo nel senso di esaltazione della superiorità fisica della razza ariana: il film Olympia di Leni Riefensthal è una specie di manifesto del nazi-naturismo.

Ma il momento d’oro del movimento è scattato, va da sé, negli anni Sessanta, come forma di contestazione estrema al conformismo borghese, con testimonial d’eccezione come John Lennon e Yoko Ono.

Oggi i praticanti in Europa sono venti milioni, di cui 500 mila in Italia, dove non esiste ancora una normativa che disciplini il naturismo; la legge proibisce di togliersi lo slip sulle spiagge “normali”, ma ci sono numerose oasi sparse un po’ in tutta Italia.

Non nel Riminese, dove almeno un perizoma sotto l’ombrellone è d’obbligo; chi vuole farne a meno deve spostarsi un po’ più a nord, appunto, a Lido di Dante – nomen che è un po’ omen, perché nei momenti di affollamento deve ricordare certe vecchie illustrazioni dell’Inferno, con la differenza che non ci sono diavoli e i «dannati» hanno un’aria rilassata e pacifica. (Il premio Umorismo Involontario però lo vince un’altra spiaggia naturista, quella di Punta Chiappa, in Liguria).

Personalmente ho sperimentato il nudismo solo indoor, in una palestra bolognese alternativa, e per caso: non avevo fatto caso ai cartelli «palestra naturista» negli spogliatoi, ma quando mi sono accorta che ero l’unica con l’accappatoio ci sono arrivata da sola. Ho provato la stessa sensazione imbarazzante che si prova quando si sogna di trovarsi nella situazione opposta, e così mi sono adeguata.

Il disagio è durato cinque secondi, seguito da una grande sensazione di libertà e scioltezza: se puoi girare nudo senza che nessuno ti guardi ti senti proprio come a casa tua. E’ stata una scoperta entusiasmante, e se ancora non ho mai fatto vacanze naturiste è perché non sono riuscita a convertire la famiglia.

Ma appena i figli saranno cresciuti mi rifarò del tempo perduto a lavare costumi e assaporerò finalmente sole e mare senza veli, insieme ad altre pantere grigie del naturismo. E’ la vacanza ideale per chi, come me, detesta fare e disfare le valigie.

Lia Celi

(immagine dal sito del camping naturista Classe FKK di Lido di Dante)