HomePillole di politicaMattarella Presidente: chi ha vinto e chi ha perso nella settimana da incubo della politica italiana


Mattarella Presidente: chi ha vinto e chi ha perso nella settimana da incubo della politica italiana


29 Gennaio 2022 / Maurizio Melucci

Oggi le pillole le dedico all’elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Siamo un giornale locale ma non per questo la politica nazionale è meno interessante. Il mio punto di vista su una settimana da incubo per la politica italiana.

Gli statisti

Sergio Mattarella e Mario Draghi hanno dimostrato di essere di un altro pianeta politico. Alla fine, hanno fatto vincere l’Italia. Hanno riaffermato la credibilità delle nostre istituzioni. Hanno garantito continuità. Entrambi hanno dovuto rinunciare a qualcosa della loro linea politica. Sergio Mattarella ha dovuto rinunciare al suo riposo, ma soprattutto ha dovuto accettare, per un bene superiore, la forzatura della Costituzione sul secondo mandato per il presidente della Repubblica. Mario Draghi ha dovuto rinunciare (almeno nel medio periodo) all’idea di poter fare il presidente della Repubblica, ma ha rafforzato il suo ruolo di governo nell’ultimo anno.

Chi ha vinto

Hanno vinto Enrico Letta e il PD. Una forza politica che in parlamento poteva contare su circa il 15% dei grandi elettori. Ha lasciato fare, non ha proposto nomi. Ha fatto notare, con garbo, l’inopportunità di alcune candidature sbattute in prima pagina senza nessun accordo preventivo. Aveva due obiettivi: salvaguardare il governo ed eleggere Mario Draghi o Sergio Mattarella al Quirinale. Così è andata. Ha centrato entrambi gli obiettivi. Strepitoso il gioco di squadra con i grandi elettori del Pd e del centrosinistra che hanno fatto crescere la candidatura di Mattarella votazione dopo votazione.

Hanno vinto Matteo Renzi con Italia Viva e Roberto Speranza con Leu. Anche queste due forze politiche hanno tenuto profilo istituzionale, senza mancare di dire la propria opinione di fronte a proposte impraticabili. Più esplicito Renzi, ma è nell’indole del personaggio.

Nel caos

Questo titolo lo dedico ai 5Stelle. Spiace per Giuseppe Conte, che ho sempre considerato e considero persona equilibrata e meritevole di fiducia, ma questa volta ha sbagliato molte mosse. Troppa tattica, ha giocato su più tavoli. Il tutto per cercare di compattare il MoVimento. Così non è stato. Lo ha diviso ancora di più e solo la soluzione Mattarella ha portato un po’ di pace tra i 5 Stelle. Conte voleva vendicarsi della sua uscita dal Governo. Voleva vendicarsi di Draghi e cambiare gli equilibri in campo. Il tentativo su Elisabetta Belloni è stato il punto più basso della sua gestione. È andato in piazza insieme a Salvini (le piazze erano diverse ovviamente) per sbandierare la candidatura della Belloni prima che potesse essere valutata dalle altre forze politiche.  Alla fine, si è chiarito con il centrosinistra ed ha partecipato alla soluzione di Mattarella.

Chi ha perso

Matteo Salvini è il vero sconfitto di questa settimana. Voleva essere il king maker dell’elezione del Presidente. Quello che dava le carte. Voleva dimostrare di essere capace di tenere unito il centrodestra e la maggioranza di governo. Una parte della Lega, infatti, non era d’accordo nel far cadere il governo Draghi e provocare elezioni anticipate.  Ha bloccato Draghi a Palazzo Ghigi, ma cercando di indebolirlo con una sua candidatura al Quirinale. In una settimana ha messo nel tritacarne 6-7 candidature che sono durate poco più di qualche ora. Per il leader leghista è un “Papeete 2”.

Il centrodestra dopo questa settimana esce a pezzi. Non è riuscito a proporre una candidatura credibile e condivisa oltre lo schieramento. Quando ha cercato di dare la spallata con la candidatura della Presidente del Senato ci hanno pensato i franchi tiratori dello stesso centrodestra ad archiviare la faccenda.

Maria Elisabetta Alberti Casellati. Non ha declinato la proposta di essere candidata e di forzare la mano. Le cronache raccontano di centinaia di sms inviati ai grandi elettori per farsi votare. Ha autorizzato la costituzione di un gruppo al Senato di fuoriusciti dal Movimento 5Stelle per ingraziarsi il loro voto. Non ha avuto neanche il buon gusto di non presiedere la seduta dove si votava il suo nome. Imbarazzante. Legittimo chiedersi se debba rimanere presidente del Senato.

 

Giorgia Meloni. Aveva due obiettivi: eleggere un presidente di area culturale vicino al centrodestra o comunque proposto ed imposto dal centrodestra ed andare ad elezioni anticipate. Falliti entrambi gli obiettivi. Alla fine, è rimasta isolata dalle altre forze del centrodestra. “Eravamo d’accordo con la coalizione – dice Meloni – solo su una cosa, il ‘no Mattarella’ e ci scherzavamo pure”. Ora occorre “rifondare il centrodestra”

L’antipolitica

Questa settimana i mezzi d’informazione si sono scatenati nel delegittimare la politica, i partiti, i grandi elettori. Dirette televisive di 5 ore quando si sapeva che non sarebbe successo nulla. Talk show imbottiti di esperti della politica, di giornalisti che da 20, 30, 40 anni dicono la loro opinione che sembrano più sentenze che analisi. Tutti disgustati dal comportamento della politica e dall’incapacità di trovare soluzioni. Nel passato i Presidenti della Repubblica si sono eletti in molti casi in modo ben più travagliato. Ma nei commenti tutto questo non contava. Oggi cinque o sei votazioni fallite davano già l’idea di una caduta senza rete. Un’ondata di antipolitica che si amplierà nei commenti di queste ore dopo l’elezione di Mattarella. Per questa ragione è inevitabile una riflessione sul nostro sistema politico e sull’elezione del presidente della Repubblica. Il rischio è troppo alto per la democrazia. Sempre meno cittadini interessati alla vita della politica e alla partecipazione al voto.

Maurizio Melucci