HomeEconomia e LavoroQuanto pagano i bagnini al Demanio dopo i rincari: Rimini sud e centri natanti

Fra le anomalie di Rimini anche la separazione fra stabilimenti balenari e mosconai con grossi svantaggi per questi ultimi


Quanto pagano i bagnini al Demanio dopo i rincari: Rimini sud e centri natanti


7 Gennaio 2023 / Redazione

Nei giorni scorsi è scoppiata la polemica da parte delle associazioni più rappresentative dei concessionari di spiaggia (Confcommercio e Confesercenti) per l’aumento dei canoni delle concessioni demaniali. Le due associazioni si lamentano che l’aumento è nettamente superiore al tasso d’inflazione e non tiene conto delle diverse situazioni geografiche delle singole concessioni demaniali. Chiedono il blocco degli aumenti in attesa di un riordino complessivo delle concessioni e dei canoni. L’aumento è stato calcolato facendo la media sul paniere Istat tra i prezzi all’ingrosso e i prezzi al dettaglio dell’anno appena concluso, quindi tra +40% e +9% ed è stato deciso dal Ministero delle infrastrutture.

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato le concessioni di spiaggia dei chioschi-bar-ristoranti, poi gli stabilimenti balneari di Rimini Nord ed ora gli stabilimenti balneari di Rimini Sud, dal porto canale di Rimini ai confini con Riccione.

Sono 160 concessioni che complessivamente pagano euro 1.911.337,40 di canone demaniale e euro 95.566,91 di addizionale regionale, per un totale di euro 2.006.904,31. Poco più di 2milioni di euro per avere in concessione 1.059.177,67 di metri quadri pari a circa 106 ettari. Di questi circa 27mila metri quadri sono destinati a servizi (cabine, centri direzionali ecc). Vi sono anche 335 metri quadri di aree pertinenziali, cioè di proprietà dello stato. I natanti che vengono utilizzati dagli stabilimenti balneari sono 242.

I concessionari di spiaggia di Rimini sud paganomeno di 2 euro al mq (1,86) per una delle spiagge più belle della costa adriatica. Nel conteggio ovviamente vi sono aree che non producono reddito ma servizi, come ad esempio le aree giochi e gli arenili dedicati agli ombrelloni.

La concessione “più cara” è quella del Grand Hotel che paga circa 58mila euro a fronte di una concessione di 15mila mq. La ragione è semplice: è l’unico stabilimento balneare del Comune di Rimini classificato in fascia A, tutti gli altri sono in fascia B. Questo comporta un canone al mq pari a 3,83 euro.

Mentre in tutta Italia le concessioni di spiaggia sono uniche e vanno sotto la definizione di stabilimento balneare che comprende bar-ristorazione e servizi di spiaggia, nella provincia di Rimini le concessioni sono due. Questa anomalia ha comportato negli anni una difficoltà all’innovazione e agli investimenti ed anche trattamenti diversi per i servizi di spiaggia. Ad esempio i concessionari che hanno gli ombrelloni debbono garantire il servizio di salvamento, ma non il concessionario che ha il bar-ristorante.

Ma l’anomalia riminese ha un altro aspetto e sono i “centri natanti”. Non sono delle concessioni ma delle autorizzazioni che vengono date per noleggiare i classici pedalò. Poi ci sono i centri nautici che fanno ulteriori attività di noleggio di piccole imbarcazioni e iniziative in mare.

I centri natanti sono in tutto 37 e collocati nella spiaggia sud di Rimini (dal porto canale al confine con Riccione). Tutti i titolari di centri noleggio natanti pagano un’autorizzazione annuale di 3.770 euro. Una cifra importante per un’attività sempre più marginale. Complessivamente pagano di canone demaniale 130mila euro. I natanti a disposizione sono circa 800.

Per tutte queste ragioni una riforma vera delle concessioni di spiaggia è fondamentale, ad iniziare dall’attuazione delle norme e legge europee ed italiane. Una riforma che deve vedere anche la rimodulazione dei canoni per essere equi rispetto al mercato.

I concessionari di spiaggia hanno polemizzato con gli aumenti decisi dal governo affermando che sulle loro attività insistono anche altri impegni economici, come il servizio di salvamento, la tassa raccolta rifiuti eccetera. Tutto vero. Ma la tassa raccolta rifiuti, per esempio, viene pagata da tutte quante le attività economiche. Inoltre, per molte attività fuori dall’arenile gli affitti degli immobili non sono confrontabili con i canoni demaniali dello Stato. A questo si aggiunga che molto locali poi pagano anche la tassa per l’uso del suolo pubblico, assente per i concessionari di spiaggia.

In conclusione, la riforma va fatta, vanno date certezze agli operatori di spiaggia, vanno rimodulati i canoni. Ma partendo da una certezza: in questi decenni i concessionari di spiaggia sono stati dei priviligiati rispetto ad altre attività economiche turistiche.