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Riminesi, americani d’Europa


17 Settembre 2022 / Giuliano Bonizzato

Nel 268 a.C., prima che l’augure fornisse istruzioni al mensor (geometra) onde tracciasse nei punti graditi agli Dei il decumano (oggi: Corso d’Augusto) e il Cardo ( Oggi:Via IV Novembre-Via Garibaldi) gli indigeni, quattro gatti, si trovavano tutti appollaiati alla foce del Marecchia dove venivano sbarcate le merci destinate alla regale Verucchio.
Ariminum venne pertanto inizialmente popolata dai venticinquemila soldati-coloni (e relative famiglie) appartenenti a quel ‘Latium Vetus’, attuale parte centrale del Lazio, che per 200 anni era stato in conflitto permanente con Roma. Quei ‘latini’ accettarono certamente di buon grado l’ordine di andare a fondare una Colonia. Avrebbero infatti ottenuto, oltre alla buona terra da coltivare, anche la piena autonomia politica e amministrativa da Roma anche se si trattava di rischiare ogni giorno la pelle difendendone i confini dagli attacchi dei futuri Emiliani (Galli Boi) e Marchigiani (Galli Senoni). Si trattava, dunque, di gente molto simile a quegli Europei che, stanchi di subire gli oppressivi regimi politici e religiosi del Vecchio Continente, decisero di abbandonarlo trasferendosi nel Nuovo Mondo pronti a combattere contro gli Inglesi in nome della propria libertà e indipendenza.

E, tanto per proseguire il paragone con l’America:

– Da noi si arriva da tutte le parti venendo rapidamente integrati.

– Siamo dinamici e pragmatici. Basta vedere con che rapidità abbiamo ricostruito dal nulla e senza l’aiuto di nessuno una città quasi completamente rasa al suolo, utilizzando perfino il materiale edilizio di un Teatro appena lesionato da una bomba e abbattendo il Kursaal per dar lavoro ai disoccupati e far vedere il mare ai turisti.

– Non amiamo Dittatori e Imperatori. E siccome non sopportiamo di vederli neppure in effige, seppelliamo le loro statue (Cesare, Tiberio e Augusto) sperando non vengano più ritrovate. Si è salvato solo il Giulio Cesare regalato dal Rotary, piazzato prima dietro una edicola e ora pronto ad aprire un conto all’Unicredit.

– Dopo aver confinato i nostri pellerossa su due ruote nelle riserve lungo i fiumi, massacrandoli col Settimo Cavalleria (pardon: Automobileria) quando sconfinavano, ci siamo infine riscattati grazie a un Capo Bianco inviato dal Grande Spirito, che li ha nuovamente inseriti nella terra dei loro nonni grazie a moderne e funzionali piste ciclabili.

Infine i Riminesi di Marina (come gli Americani che messi da parte un po’ di dollari cercano di recuperare le loro origini con un viaggio in Europa) riallacciano i contatti con le tradizioni e la cultura del Centro Storico soltanto al termine della stagione estiva.

Ma dura poco. Anch’essi, come gli americani, non vedono l’ora di ritornare al lavoro.
Perfino a Natale.

Giuliano Bonizzato

(nell’immagine in apertura: la “Reunion” di moto a Rimini nel 2019 con il sindaco Andrea Gnassi – @Luigi Rizzo photographer)