HomeCronacaValmarecchia: Futuro Verde dice NO all’allevamento di polli a Maiolo

Futuro Verde: “Dopo i combustibili fossili, l'industria alimentare è uno dei principali fattori che contribuiscono al cambiamento climatico e al depauperamento delle risorse del pianeta”


Valmarecchia: Futuro Verde dice NO all’allevamento di polli a Maiolo


5 Marzo 2023 / Redazione

Futuro Verde ha seguito e segue con attenzione il dibattito che si è aperto sulla costruzione del nuovo impianto di allevamento di polli (composto da ben 16 capannoni), in Valmarecchia. Un dibattito – è scritto in una nota – che arriva tardivo, visto che il progetto ha già l’approvazione della Regione e dei comuni locali, che sicuramente avrebbero dovuto informare con più tempestività la comunità locale, discutendone insieme.

Futuro Verde, realtà associativa impegnata per sostenere una transizione ecologica giusta nel territorio, ci tiene a rendere nota la sua posizione che consiste in alcune osservazioni e considerazioni. Dal punto di vista paesaggistico il progetto ha un forte impatto. È vero che – prosegue la nota di Futuro Verde – si costruisce su un impianto preesistente e dunque in un’aerea già impattata; ciò non toglie che una riconversione di quell’area, cessata l’attività precedente andava valutata e sarebbe stata preferibile, sotto molti punti di vista. Tra l’altro, l’area si sovrappone in parte con un Sito di Importanza Comunitaria.

Nella VIA, per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico si parla solo dei possibili odori provenienti dall’impianto. Però il numero stimato di camion che andranno e verranno nell’arco di un anno è 837. Siccome, si dice, questo numero è inferiore a quelli che si muovevano con il vecchio impianto (perché?) si ritiene che l’impatto sul traffico non sarà significativo. E la stima dei gas e polveri sottili prodotte, che comunque graveranno sui cittadini e sugli habitat della valle?

Sempre nella VIA – continua la nota di Futuro Verde –  leggiamo che l’impianto si avvarrà di un pozzo per il prelievo di acqua preesistente e un secondo “di emergenza” verrà scavato. L’acqua verrà usata per l’abbeveraggio di un enorme numero di animali, e per altre operazioni come il lavaggio e il rinfrescamento dei capannoni. Le stime parlano di 11280 metri cubi di acqua per l’allevamento biologico e 24060 metri cubi per quello convenzionale, praticamente tutti dai pozzi, quindi dalle falde acquifere, in una situazione dove l’acqua è già un bene scarso e prezioso, anche e soprattutto lungo il Marecchia. E poi, dove verrà scaricata l’acqua dei lavaggi? Sarà ricca di nutrienti organici di cui l’Adriatico, già eutrofico, può risentire: saranno trattati i reflui?

C’è poi il tema del benessere animale. Non vogliamo fare processi alle intenzioni, non sappiamo come verranno tenuti gli animali nell’impianto e, pur con negli occhi le immagini del servizio televisivo di Report, concediamo il beneficio del dubbio. Ma un impianto del genere e gli allevamenti intensivi in generale, con tantissimi animali rinchiusi in interno per la maggior del tempo, potrà rispettare tutte le norme esistenti, ma ha poco a che fare con un’idea di benessere animale che attiene alla garanzia di una buona qualità della vita di questi, prima della macellazione. Un’idea contenuta anche nel Trattato di Lisbona (la “costituzione” dell’Unione Europea) che riconosce gli animali come essere senzienti.

Futuro Verde vede in questo progetto il proseguire su una via che ha ormai palesemente poco di sostenibile, quella degli allevamenti intensivi di carne. È un modello che contrastiamo e combattiamo. Dopo i combustibili fossili, l’industria alimentare – e in particolare il settore della carne e del latte – è uno dei principali fattori che contribuiscono al cambiamento climatico e al depauperamento delle risorse del pianeta. Se il bestiame di allevamento rappresentasse una nazione, sarebbe la terza produttrice mondiale di gas serra, dopo la Cina e gli Stati Uniti. Tutta la “macchina” di produzione della carne – prosegue la nota di Futuro Verde – consuma energia e produce emissioni. La produzione di carne bovina richiede 20 volte più terra ed emette 20 volte più emissioni di gas serra per unità di proteine commestibili rispetto alle comuni fonti proteiche vegetali come fagioli, piselli e lenticchie. Pollo e carne suina sono più efficienti dal punto di vista delle risorse rispetto alla carne bovina, ma richiedono comunque tre volte più terra ed emettono tre volte più emissioni di gas serra rispetto ai fagioli.

Infine, nelle richieste che la Regione Emilia-Romagna fa all’azienda proponente, ad approvazione del progetto, c’è anche questa “entro due anni dalla messa a regime dell’allevamento in esame, dovrà essere presentato al Comune di Maiolo ed alla Provincia di Rimini un idoneo progetto di educazione ambientale/alimentare, che possa portare alla conoscenza delle attività di gestione dell’allevamento biologico da parte di scuole, associazioni e soggetti interessati”. Futuro Verde dice no, grazie. Non insegniamo ai nostri bambini gli stessi modelli che ci hanno portato alla crisi ambientale in corso. Diciamo invece loro – conclude la nota di Futuro Verde – che se i 2 miliardi di consumatori dei paesi sviluppati tagliassero del 40% il loro consumo di carne, potremmo riguadagnare una estensione di terreni pari a due volte l’India e eviteremmo di buttare in atmosfera 168 miliardi di tonnellate di gas serra”.