Widmer, l’intrepido triestino che nel 1913 volò per primo fra Rimini e San Marino
9 Agosto 2020 / Paolo Zaghini
Daniele Celli – Massimo Gugnoni “16 aprile 1913. Il primo volo Rimini-San Marino di Gianni Widmer alla luce di alcuni documenti inediti” – Youcanprint.
Ricercatore non professionista riminese, recita la nota biografica di Daniele Celli (classe 1961) su Scoprirete. Vero, in quanto di professione fa il geometra, ma la sua passione per tutto ciò che vola in questi ultimi quindici anni lo ha portato a pubblicare una ventina di testi, autoprodotti, che ci hanno svelato molte storie sulla nascita dell’aviazione a Rimini e su fatti accaduti sul nostro territorio nel corso della seconda Guerra Mondiale.
Molti di questi testi sono scaricabili dal sito dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini.
Citerei, fra questi testi di Celli, per la storia aviatoria riminese: “Aeroporto di Rimini : la S.R.A.M. (squadra riparazione aeromobili e motori)” (2016), “Aeroporto di Rimini : il volo a vela” (2016), “Un dirigibile nella valle dell’Uso” (2017), “Un riminese nella pattuglia acrobatica: Giuseppe Melandri” (2017), “Aeroporto di Rimini : i piloti del riminese” (2018); invece per episodi avvenuti nel corso dell’ultima guerra “Max E. Johnston 1944. Odissea di un americano tra Riccione e San Marino” (2011), “Un Me 323 a Gabicce” (2012), “James Henry Longino: 1944, da Atlanta a Maiolo, un uomo una storia” (2013), “James Edwin Outerbridge: pilota della Royal Air Force, Bermuda 05/09/1922 – Rimini 01/05/1943: un uomo una storia” (2015), “Rimini 24 marzo 1944: analisi di un bombardamento” (2016), “1 SM 79 disperso in mare: Rimini 13 marzo 1944” (2016).
Lavori frutto di ricerche accurate in archivi e biblioteche, ma spesso contattando le famiglie dei protagonisti di questi racconti da cui ha potuto ricevere materiali inediti e fotografie ancora accuratamente conservati.
Anche quest’ultimo lavoro, fatto assieme a Massimo Gugnoni (di cui recentemente ho segnalato il suo romanzo dedicato alla storia di un militare riminese nella Prima Guerra Mondiale “Il soldato che correva” Youcanprint, 2019), ci riporta agli albori del volo nel nostro territorio.
Celli e Gugnoni, attraverso la storia del pilota triestino Gianni Widmer (1892-1971), ricostruiscono la storia della nascita del volo ad inizio Novecento. “Il primo volo ufficialmente riconosciuto su un velivolo a motore avvenne il 17 dicembre 1903 negli Stati Uniti ad opera dei fratelli Orville e Wilbur Wright”. In Italia il primo a volare fu il sottotenente di vascello Mario Calderara nell’aprile del 1909 sul campo di volo di Centocelle a Roma.
Widmer, triestino e quindi ancora cittadino austriaco, figlio di un ingegnere ed imprenditore edile, si appassionò sin da giovanissimo al mondo dell’aviazione. “Il 18 giugno 1911 conseguì il brevetto di pilota registrato all’Aereo Club d’Italia col numero 41 e, poche settimane dopo, il 5 luglio 1911 conseguì anche il brevetto numero 34 dell’Aereo Club d’Austria”. “Widmer, appena abilitato al volo, animato da spirito avventuroso e da una buona dose di coraggio, si lanciò in memorabili imprese che gli diedero fin da subito notevole fama”.
I rischi che i piloti correvano in queste prime imprese erano enormi ad ogni volo, “sia per la qualità dei materiali, sia per le ancora scarse conoscenze tecniche e la relativamente poca esperienza di volo”. Si volava a vista, senza alcuna strumentazione tecnologica.
Il volo Rimini-San Marino nacque da un fallimento, quello del raid Venezia-Roma nel marzo 1913. L’11 marzo il Blériot XI, il monoplano utilizzato da Widmer per l’impresa, fu costretto ad un atterraggio di fortuna presso Porto Garibaldi: “l’atterraggio fu molto brusco tanto che l’aereo cappottò e Widmer vi rimase sotto. Venne subito tratto fuori dall’abitacolo, fortunatamente incolume”. L’aereo e il pilota furono portati ad Ancona e qui grazie all’intraprendente console locale sammarinese Giuseppe Russi nacque l’idea del volo Rimini-San Marino.
“Nessuno nel territorio della Repubblica aveva mai visto fino ad allora volare un aeroplano e il raid divenne fin da subito l’argomento principe per l’intera popolazione”. Il volo, programmato inizialmente per il 13 aprile, fu rinviato per il maltempo al 16. Widmer decollò alle 18.00 da Rimini, dal Prato della Sartona (l’area oggi fra lo stadio e il palazzetto dello sport) per dirigersi verso San Marino, sulla pista di atterraggio allestita a Monte Carlo, a due chilometri dalla città.
Il pilota impiegò 11 minuti per coprire il tratto da Rimini a San Marino: “La fase finale dell’impresa, quella più difficile e rischiosa, l’atterraggio. Widmer spense il motore e da ottocento metri di quota impostò il volo planè puntando sulla corta pista del pianoro che aveva il pregio di essere in leggera salita, facilitando così il rallentamento dell’apparecchio sprovvisto di freni”.
Il successo dell’iniziativa, a cui avevano assistito migliaia di persone, trovò vasta eco sulla stampa locale e nazionale. Il Consiglio Grande e Generale gli assegnò una medaglia d’oro e sul pianoro venne realizzato un monumento a ricordo dell’avvenimento. Nel 1963, in occasione del 50° anniversario del volo, venne emesso, su annullo speciale, un francobollo di posta aerea.
Widner, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, scappò in Italia il 3 aprile 1915 e per questo venne condannato a morte dalle autorità austriache. Ma in quanto austriaco in Italia si sospettò di lui e gli venne rifiutato l’arruolamento nel Corpo Aeronautico Italiano. Combatté con gli alpini sino al 1917, quando tornò a volare come collaudatore di aerei sino al 1920. Poi fu caposcalo agli aeroporti di Trieste, Venezia e Reggio Calabria. Morì a Milano il 30 ottobre 1971 a seguito di un grave incidente con la sua moto.
La dedica di apertura del libro è una frase bellissima di Leonardo Da Vinci: “Le ali verranno. Se non per merito mio, per merito di un altro, ma l’uomo volerà”.
Paolo Zaghini