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3 gennaio – “Un capess gnenca tre pigri t’un gren”


3 Gennaio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Il 3 gennaio la Chiesa festeggia Santa Genoveffa (nell’immagine di apertura), ovvero Genevieve (in celtico, “dalla bianche guance”), celeberrima patrona di Parigi, che dalle nostre parti diventava  Senta Zenuvefa (Gianni Quondamatteo, “E’ Luneri rumagnol”).

Oltre ad esserle dedicata la città francese per averla salvata dagli Unni, per diverse ragioni Genoveffa è stata eletta a patrona anche da forze armate, tappezzieri, fabbricanti di cera e pastori. La sua venerazione era diffusissima in tutta Europa; Romagna compresa, dove pur non aveva luoghi di culto, soprattutto sotto l’aspetto di Santa taumaturga, cioè guaritrice (aveva liberato Parigi anche da una pestilenza) e per invocare le piogge.

Anche da noi, dove non esistevano grandi comunità di pastori ma l’allevamento ovino era ben radicato sia per il nutrimento che per la lana, non era raro appendere una medaglietta di Senta Zenuvefa al collo della pigra maleda, la pecora ammalata, o porre un’immaginetta nell’ovile.

“Re Davide pastore” nella Bibbia Morgan (1240)

“La pigra quan la bé la pèrd e’ bcon” la pecora quando beve perde il boccone (sempre Quondamatteo, ma nel “Dizionario romagnolo (ragionato”), La Pieve 1983): “Lo dice chi mangia e tace, più attento alle vivande che ai commensali”. E ancora: Magnè dla pigra sta, in campagna, per ‘mandarne giù di ogni sorta’. Sia della povera donna schiava di un marito violento (la n’ha magnè dla pigra, la purèta!), sia del contadino sotto un padrone tiranno”.

E Quondamatteo riferisce sulla città di cui fu sindaco: “A Riccione, per definire un allocco, c’è una bella espressione: Un capess gnenca tre pigri t’un gren, la cui interpretazione è duplice. O non sa vedere addirittura tre pecore in un campo di grano, o non capisce (ciò che per un contadino è gravissimo) il danno che tre sole pecore possono arrecare in una presa di grano”.

Il 3 gennaio la Chiesa festeggia Santa Genoveffa (nell’immagine di apertura), ovvero Genevieve (in celtico, “dalla bianche guance”), celeberrima patrona di Parigi, che dalle nostre parti diventava  Senta Zenuvefa (Gianni Quondamatteo, “E’ Luneri rumagnol”).

Oltre ad esserle dedicata la città francese per averla salvata dagli Unni, per diverse ragioni Genoveffa è stata eletta a patrona anche da forze armate, tappezzieri, fabbricanti di cera e pastori. La sua venerazione era diffusissima in tutta Europa; Romagna compresa, dove pur non aveva luoghi di culto, soprattutto sotto l’aspetto di Santa taumaturga, cioè guaritrice (aveva liberato Parigi anche da una pestilenza) e per invocare le piogge.

Anche da noi, dove non esistevano grandi comunità di pastori ma l’allevamento ovino era ben radicato sia per il nutrimento che per la lana, non era raro appendere una medaglietta di Senta Zenuvefa al collo della pigra maleda, la pecora ammalata, o porre un’immaginetta nell’ovile.

“Re Davide pastore” nella Bibbia Morgan (1240)

“La pigra quan la bé la pèrd e’ bcon” la pecora quando beve perde il boccone (sempre Quondamatteo, ma nel “Dizionario romagnolo (ragionato”), La Pieve 1983): “Lo dice chi mangia e tace, più attento alle vivande che ai commensali”. E ancora: Magnè dla pigra sta, in campagna, per ‘mandarne giù di ogni sorta’. Sia della povera donna schiava di un marito violento (la n’ha magnè dla pigra, la purèta!), sia del contadino sotto un padrone tiranno”.

E Quondamatteo riferisce sulla città di cui fu sindaco: “A Riccione, per definire un allocco, c’è una bella espressione: Un capess gnenca tre pigri t’un gren, la cui interpretazione è duplice. O non sa vedere addirittura tre pecore in un campo di grano, o non capisce (ciò che per un contadino è gravissimo) il danno che tre sole pecore possono arrecare in una presa di grano”.

“La pigra quan la bé la pèrd e’ bcon” la pecora quando beve perde il boccone (sempre Quondamatteo, ma nel “Dizionario romagnolo (ragionato”), La Pieve 1983): “Lo dice chi mangia e tace, più attento alle vivande che ai commensali”. E ancora: Magnè dla pigra sta, in campagna, per ‘mandarne giù di ogni sorta’. Sia della povera donna schiava di un marito violento (la n’ha magnè dla pigra, la purèta!), sia del contadino sotto un padrone tiranno”.

E Quondamatteo riferisce sulla città di cui fu sindaco: “A Riccione, per definire un allocco, c’è una bella espressione: Un capess gnenca tre pigri t’un gren, la cui interpretazione è duplice. O non sa vedere addirittura tre pecore in un campo di grano, o non capisce (ciò che per un contadino è gravissimo) il danno che tre sole pecore possono arrecare in una presa di grano”.