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5 ottobre 1861 – La ferrovia arriva a Rimini


5 Ottobre 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO

La Facoltà (ovvero, la concessione) di costruire ed esercitare la ferrovia tra Ancona e Bologna venne accordata dal governo pontificio, con decreto del 21 maggio 1856 al Marchese di Casa Valdes, con la prescrizione di costruirla entro 10 anni e concedendola per la durata di 95. Il 16 agosto successivo il governo approvò lo statuto della Società generale delle strade ferrate romane costituita per la costruzione e l’esercizio dell’intera linea ferroviaria Roma-Ancona e la sua prosecuzione fino a Bologna. Detta società era concessionaria della intera rete detta Pio Centrale che comprendeva anche la Roma-Civitavecchia e favoriva anche gli interessi della rete ferroviaria dell’austriaco Lombardo-Veneto portando la strada ferrata fino a Ferrara e al Po, il confine che allora divideva i due stati.

1866: un treno proveniente da Bologna-Rimini- Ancona entra nella Stazione Termini di Roma

1866: un treno proveniente da Bologna-Rimini-Ancona entra nella Stazione Termini di Roma

La ferrovia fu però aperta all’esercizio solo nel 1861, dopo l’annessione al Regno d’Italia di gran parte dei territori che attraversava. Il tronco Bologna-Forlì fu inaugurato il 1º settembre 1861, quello Forlì-Rimini il 5 ottobre e il 17 novembre fu la volta del tratto ferroviario da Rimini fino alla stazione di Ancona.

Scrive Massimo Bottini (della Confederazione Mobilità Dolce e coordinatore AIPAI-Associazione Italiana Patrimonio Archeologico Industriale per la Romagna): «Il 4 ottobre 1861 il principe ereditario Umberto di Savoia inaugurava la tratta Forlì – Rimini della ferrovia proveniente da Bologna, seguito il 10 novembre dallo stesso re Vittorio Emanuele II, alla cui presenza veniva aperta al traffico la Rimini – Ancona».

Umberto di Savoia, Principe di Piemonte

Umberto di Savoia, Principe di Piemonte

«A Rimini, stazione di “mezza via” fra i due terminali – prosegue Bottini – venne quasi sicuramente istituito subito un deposito locomotive con officina, date le limitate percorrenze delle locomotive a vapore dell’epoca, anche se il primo documento reperito che ne prova l’esistenza è una circolare delle Strade Ferrate Meridionali del 1873; tale impresa privata, facente capo al banchiere Pietro Bastogi, era subentrata nel 1865 alle Strade Ferrate Romane (l’inizio dei lavori era avvenuto nel 1857, sotto il governo della Chiesa). Venne poi nel 1885 il raggruppamento delle linee della parte orientale d’Italia sotto l’egida della Rete Adriatica confluita, fra il 1905 e il 1906 nelle neonate Ferrovie dello Stato».

«In tutti questi cambiamenti di gestione il deposito locomotive di Rimini andò sempre crescendo d’importanza specie, dal 1889, con l’attivazione della ferrovia Rimini – Ravenna – Ferrara. Questo fatto, unitamente alla creazione delle Officine Grandi Riparazioni per le locomotive, tuttora esistenti, dell’Officina Veicoli FS, oggi scomparsa, e degli impianti delle ferrovie secondarie a scartamento ridotto per Verucchio (1916), prolungata a Novafeltria (1922), e per San Marino (1932) facevano di Rimini un polo ferroviario di primaria importanza e delle strade ferrate il primo datore di lavoro cittadino, in un’epoca in cui l’attività turistica era ancora limitata».

Le Officine FS di Rimini

Le Officine FS di Rimini

La linea fu raddoppiata agli inizi del Novecento. L’elettrificazione a 3.000 V CC venne attivata il 12 novembre 1938. 

Come ovunque, l’arrivo del treno fu per Rimini una svolta epocale. La neonata attività turistica ne beneficiò subito al massimo grado, come pure le pur limitate imprese industrali, del resto ben presto sopravanzate proprio dalle Officine ferroviarie. Soprattutto, i binari da allora in poi costituirono la cesura fra il vecchio centro storico e la Marina, ormai avviata verso un’esistenza a parte. Per non parlare di Riccione, Misano e Cattolica, nate al turismo balneare proprio grazie all’arrivo dei convogli, ma allo stesso tempo separando il mare dall’entroterra. Da Pesaro in poi l’impatto fu se possibile ancora più pesante, via via che la linea si inoltrava verso sud: anche oggi la ferrovia corre fra strada litoranea e la spiaggia fino al Gargano, poichè risultava più conveniente, oltre che ragioni orografiche, utilizzare la striscia costiera appartenente al Demanio che doverli espropriare a privati, come si era dovuto fare da Bologna a Rimini.

Ma ecco come Carlo Tonini ricorda quel 4 ottobre 1861, di cui fu testimone oculare: «Memorabile fu l’anno 1861 per Rimini, e per tutta Romagna, per essersi finalmente aperta la Ferrovia, (alla cui costruzione da tanto tempo attendevasi) da Bologna alla città nostra medesima. E la solennità di tale avvenimento fu resa maggiore eziandio dalla presenza dei reali Principi Umberto, Amedeo e Oddone, i quali, mandati dal padre a percorrere il nuovo regno, giunsero qui alle 2 pomeridiane del 23 di settembre 1861, festeggiati non solo dalla città, ma eziandio dal concorso dei vicini castelli e delle loro musiche, e segnatamente dalla Repubblica di S. Marino, che mandò colla banda musicale dello Stato un proprio Rappresentante, al quale nel banchetto fu assegnato il primo luogo d’onore a lato delle Reali Altezze. E queste, appresso ad avere fra le dimostrazioni affettuose delle autorità e del popolo visitati i monumenti della città (nel che fu loro guida lo storico dott. Luigi Tonini) e dopo di essere state la sera al teatro, assistendo anche ad una cantata composta e messa in musica specialmente per esse, la mattina del 24 partirono per Ancona, e a’ 4 di ottobre, fatto qui ritorno, al mezzodì presero la ferrovia alla volta di Bologna, inaugurando cosi questo nuovo tronco, che il giorno appresso fu aperto al servizio del pubblico. Poscia a’ 19 di novembre lo stesso lor genitore, il Re Vittorio Emanuele II, inaugurò solennemente tutto il tratto ferroviario da Bologna ad Ancona: e sebbene nemmeno questa volta degnasse la città di una speciale sua visita, pure volle farle onor singolare; perché non essendosi fermato ad alcun’altra stazione intermedia, fece sosta a questa nostra, accettando la refezione, che la Società delle ferrovie qui allora dimorante aveagli apparecchiata».