HomeLia CeliCantieri vs. parcheggi e a Rimini felice il residente che lo trova


Cantieri vs. parcheggi e a Rimini felice il residente che lo trova


20 Agosto 2022 / Lia Celi

Forse non tutti sanno che nelle antiche grammatiche la R era soprannominata «littera canina», la lettera del cane. Facile capire il motivo: il suo suono ricorda un ringhio. Come segno grafico nell’alfabeto latino, la lettera trovò la sua forma definitiva alla fine del III secolo a. C., più o meno negli stessi anni in cui i Romani fondavano la colonia di Ariminum.

Non sono le radici storico-archeologiche il motivo per cui la «littera canina» fa vibrare dopo più di duemila anni i nervi dei cittadini del centro storico, corrispondente alla città romana. R è la lettera gialla che indica i parcheggi riservati ai residenti, privilegio ambito e diventato negli anni sempre più raro causa abbellimenti urbani. Dal reperimento di una piazzola con la R al momento giusto possono dipendere la serenità della vita domestica, la puntualità dei pasti, l’armonia di una coppia: «ci ho messo un’ora per trovare parcheggio» è la scusa più perfetta e credibile per ritagliarsi una parentesi serale per un appuntamento clandestino, reale o virtuale.

Non ho dati precisi che colleghino la diminuzione dei parcheggi per residenti all’aumento di divorzi e separazioni, ma in generale posso garantirvi che non facilitano la vita domestica. Meno ci sono piazzole con la «lettera del cane» disponibili in centro storico, più i/le residenti si ritrovano a girovagare in macchina nel loro quartiere ringhiando come mastini (oltre che consumando inutilmente carburante sempre più prezioso e inquinando l’atmosfera).

Il ringhio diventa latrato furibondo quando qualcuno dei già preziosissimi rettangoli gialli diventa off-limits a causa di transenne, segnali di divieto di sosta h24, minacciosi cartelli con l’icona del carro attrezzi, carriole e sacchi di sabbia, che spesso non vengono spostati per mesi e mesi. Uno dei motivi dell’inamovibilità può essere che intorno a tutto questo apparato, che fa pensare a fervido lavoro manuale diurno e notturno, non si vede mai anima viva. Forse chi ha deciso i lavori ha predisposto tutto l’apparato del cantiere nella speranza dell’arrivo di folletti operai – come nella vecchia favola del calzolaio, che lasciava di notte sul deschetto le scarpe da riparare e gli appositi utensili, e la mattina si ritrovava tutto fatto da una squadra di genietti benefici. Mah.

Per restare in ambito fiabesco, a giudicare dall’avanzamento dei lavori i sacchi di sabbia e le carriole assomigliano più al sorriso del gatto di Alice nel paese delle meraviglie: l’unico dettaglio visibile di qualcosa che è svanito, forse in un’altra dimensione. Ogni tanto troviamo un sacco leggermente spostato, una transenna che avanza o indietreggia di una piazzola, come in un gioco dell’oca di cui non conosciamo le regole e da cui, del resto, siamo tagliati fuori. Si spera che prima o poi la partita finisca e le due piazzole tornino disponibili, aumentando il tasso di serenità nel quartiere.

Perché uno dei pochi aspetti positivi della rarità delle piazzole di sosta per residenti è che quando ne troviamo una libera, magari non troppo lontano da casa e al riparo dalle cacche di piccione, è come quando vinciamo cinque euro al gratta-e-vinci: una piccola soddisfazione che però solleva istantaneamente l’umore. Nella nostra vita complicata c’è almeno una cosa al posto giusto. E rientriamo in casa col cuore più leggero.

Lia Celi