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Cesare Pronti da Cattolica, il pittore visionario nel grande come nel piccolo


13 Febbraio 2022 / Paolo Zaghini

“Cesare Pronti da Cattolica (1626-1708). Un omaggio in quattro atti” A cura di Alessandro Giovanardi – Pazzini.

Si è chiusa da poche settimane, il 9 gennaio (aveva aperto le sale il 10 luglio 2021), la mostra dedicata al pittore cattolichino Cesare Pronti (1626-1708), l’esponente più antico, tra quelli noti, dei pittori di Cattolica. Straordinaria figura di pittore sacro e monaco agostiniano, fu discepolo di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666) e figlio della grande cultura bolognese del Seicento. “La sua raffinata cultura e profonda sensibilità lo portarono alla costruzione di complesse e vertiginose scenografie architettoniche abitate da giocose ed esultanti presenze celesti, figure angeliche che divennero la cifra stilistica delle sue opere”.

Questa piccola mostra (solo 4 i quadri esposti) ha ottenuto comunque un duplice, importante, risultato: il ritorno in attività, dopo anni di assenza, della Galleria Comunale di Santa Croce, storica sala mostre del Comune di Cattolica da una parte. E dall’altro la “riscoperta” di un’artista del Seicento che ha, a lungo, operato a Bologna e in Romagna.

Ha scritto l’Assessore alla Cultura Marialuisa Stoppioni (in carica in quel momento, prima delle elezioni comunali del 3 ottobre e il ballottaggio del 17 ottobre): “Con la piccola esposizione attuale si sono messe le fondamenta, storico-scientifiche e di riflessione critica, su questo pittore che ha lasciato il suo segno in molti centri della Romagna e che era ben consapevole di quanto l’arte stava esprimendo intorno a lui. Il numero delle opere in mostra è esiguo, si tratta esclusivamente di dipinti di proprietà privata, ma la riflessione critica si è allargata alle pitture eseguite a Rimini per la Confraternita di San Girolamo, a Covignano per l’abbazia di Scolca, a Savignano sul Rubicone e a pitture ed affreschi presenti a Forlì (Palazzo Albicini) e a Ravenna (chiese di San Romualdo e di San Nicolò), a disegnare un primo profilo dell’artista; e poi quCesare Pronti da Cattolicaesto, ci auguriamo tutti, non è che l’avvio di una ricerca che condurrà, forse, alla piena riscoperta e soprattutto alla conoscenza di Cesare Pronti e della sua opera”.

Il volume contiene quattro interventi: due di Alessandro Giovanardi (“Scenografie del sacro. Cesare Pronti, monaco e pittore” e “L’’ammirabile fatica’ di Cesare Pronti: una fabula ‘mystica’ per San Girolamo”), di Ivana Balducci (“Fotogrammi di Cesare Pronti. Presenze riminesi di un maestro del Seicento”), di Maurizio Castelvetro (“Cesare Pronti ‘prospettivo’ e ‘architetto’. Scienza, estetica e mistica della quadratura”). Più quattro corpose schede sui quadri esposti: Ivana Balducci presenta “Sansone e Dalila”, grande olio su tela “L’’ammirabile fatica’ di Cesare Pronti: una fabula ‘mystica’ per San Girolamo” attualmente in deposito presso i Musei di Rimini; Annamaria Bernucci presenta “Il martirio di Sant’Agata”, un altro olio su tela di collezione privata; Alessandro Giovanardi presenta “Il Battesimo dei Magi”, olio su carta  attualmente a Cattolica (collezione privata) e Massimo Pulini “La Madonna e il Bambino appaiono a un Santo”, un olio su tela di collezione riminese.

Non vorrei essere cattivo, ma l’italiano di Giovanardi usato per i suoi due saggi mi è risultato di difficile comprensione. Mi scuserà, ma il mio quoziente intellettivo medio non raggiunge le vette descrittive da lui usate per raccontarci l’arte di Cesare Pronti. Pertanto da questi due saggi mi permetto di riprendere solo la frase iniziale del primo, di cui forse ho compreso qualcosa: “Tutto quanto è pieno di Angeli”: “solo parafrasando il celebre adagio di Talete di Mileto, si può individuare la cifra insieme stilistica e spirituale dell’opera di Cesare Pronti. Al di là dei dettati canonici e tradizionali, i messaggeri celesti abitano quasi sempre lo spazio pittorico di ogni storia sacra, di ogni agiografia, di ogni allegoria mistica, di ogni icona di santità uscita dal pennello del pittore romagnolo”. Provando a tradurre: in tutte le opere del Pronti sono presenti immagini di piccoli angeli, dentro scenografie architettoniche.

Scrive nel suo saggio Castelvetro: “è a partire dal Rinascimento che prende avvio lo studio e la sperimentazione pittorica in termini ottici e geometrici della prospettiva”. “E’ all’interno di questo processo evolutivo che nasce e si diffonde un vero e proprio genere pittorico, la ‘quadratura’, sinteticamente definibile come l’arte di dipingere architetture illusorie funzionali ad un soggetto protagonista posto al centro dell’opera”.

I committenti di Pronti furono quasi esclusivamente ecclesiastici, e “durante tutto l’arco della sua vita mostrerà la sua versatilità operando sia come pittore di figura sia come quadraturista, possedendo entrambe le capacità e conoscenze, caso piuttosto insolito”.

Celeberrimo e apprezzatissimo al suo tempo, Pronti venne purtroppo dimenticato dalla critica successiva. Nel saggio della Balducci viene scritto: “La fortuna, in qualità di artista, che egli conobbe in vita non raggiunse tuttavia ugual misura negli studi storiografici successivi: la sua memoria appare oggi offuscata, le sue opere dimenticate”. Un artista ancora poco valorizzato, considerato a lungo secondario rispetto alle grandi figure della storia dell’arte barocca, tuttavia non meno importante rispetto ai colleghi più illustri. Pronti rappresenta un tassello importante per ricostruire un quadro più completo della cultura, dell’arte e della religione romagnola di età barocca.

Nel suo secondo saggio Giovanardi attira la nostra attenzione sul ciclo di ventisei dipinti per la chiesa, non più esistente (fu distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale), della Confraternita di San Girolamo a Rimini, realizzato fra il 1680 e il 1688. Un ciclo narrativo raffigurante altrettanti episodi della vita del Santo, oggi visibili presso l’Oratorio di San Giovannino. Le scene per le quali si sceglie la tecnica monocromatica, presentano un colore rossiccio, forse per riprendere il colore del rame, e sono sempre accompagnate da un’iscrizione; “ambientate di volta in volta in interni o in esterni, offrono scorci meticolosi di paesaggi e architetture, così come dettagli minuziosi di cartigli e lapidi, nell’insieme di un lavoro di carattere grafico ed evocativo”.

“Pronti – dice Giovanardi – è un visionario nel grande come nel piccolo: costruisce per la Confraternita di San Girolamo il suo capolavoro che sta tra il teatro sacro e il libro di fiabe. Un gioiello splendido mal conosciuto dalla Città e che deve, invece, renderci orgogliosi”.

Paolo Zaghini