Correva il Sessantotto da Rimini a Piacenza
17 Febbraio 2019 / Paolo Zaghini
William Gambetta, Alberto Molinari, Federico Morgagni: “Il Sessantotto lungo la via Emilia. Il movimento studentesco in Emilia-Romagna (1967-1969)” BraDypUS.
Un lavoro importante, di scavo e di raccordo, per la conoscenza di ciò che avvenne lungo la Via Emilia, da Rimini a Piacenza, fra il 1967 e il 1969. Nell’Introduzione gli autori ricordano come “nel dibattito storiografico sulla ‘stagione dei movimenti’ si insiste da tempo sull’importanza dello studio dei casi locali per arricchire il quadro interpretativo di un’esperienza multiforme, non riducibile esclusivamente alle dinamiche che caratterizzarono le grandi città e i centri più noti della contestazione (…). Un movimento che ebbe tra i suoi tratti peculiari una straordinaria diffusione e una lunga durata, un carattere unitario e nel contempo una molteplicità di articolazioni e sfaccettature”.
La ricerca è stata promossa dalla rete regionale degli Istituti Storici della Resistenza. A Rimini peraltro l’Istituto Storico aveva già prodotto il volume, curato da Fabio Bruschi, “A Rimini il ’68 degli studenti. Storia di un inizio” (Panozzo, 2017).
Il volume comprende tre saggi che affrontano da diverse prospettive l’insorgenza giovanile, convergendo in una visione d’insieme del movimento studentesco in Emilia-Romagna.
Nel primo saggio, “La rivolta degli studenti”, Alberto Molinari esamina l’articolazione della protesta (spazi, tempi, dinamiche, contenuti) e i profili politici assunti dal movimento nelle università e nelle scuole superiori emiliano-romagnole.
“La rivolta studentesca prende forma nelle università – nel gennaio 1967 a Bologna, alla fine dell’anno a Modena, nei primi mesi del ’68 a Parma e a Ferrara – e si estende agli istituti superiori di diverse città della regione. A Bologna, e in forma episodica negli altri atenei della regione, la protesta degli universitari si prolunga nella seconda metà del ’68 e nel 1969, ma tende progressivamente ad esaurirsi. L’onda lunga del Sessantotto si riverbera principalmente nelle scuole medie superiori. Il 1968-’69 è ‘l’anno degli studenti medi’: a partire dal novembre le agitazioni coinvolgono con diversa intensità e durata l’intera regione, in un crescendo di occupazioni, scioperi e manifestazioni che continuano nel 1969 e proseguono nei primi anni ‘70”.
Molinari sostiene che se i centri universitari costituirono il nucleo iniziale e il fulcro della protesta, “il movimento degli studenti medi – trascurato in genere dalla ricerca storica come se si trattasse di un fenomeno ‘minore’, una semplice replica dell’esperienza degli universitari – non è da meno per partecipazione, vivacità, originalità, capacità di esprimere lungo l’intero territorio regionale, in forme e dimensioni inattese, istanze e bisogni di una nuova generazione”.
Nel secondo saggio, “Fuori dalle aule”, William Gambetta si dedica alle agitazioni che il movimento studentesco promuove fuori dall’ambito accademico e scolastico. “Fin dai primi fermenti, tanto gli universitari quanto gli studenti medi hanno la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle ragioni della loro lotta. In ogni città, infatti, la solidarietà e il sostegno di istituzioni, partiti e forze democratiche risultano particolarmente importanti di fronte alle chiusure e alla repressione che le autorità statali mettono in campo per fermare i giovani contestatori”.
Il movimento accompagna ai conflitti dentro scuole e università, mobilitazioni esterne ad esse. “Così, mentre occupazioni, assemblee e gruppi di lavoro segnano il fermento per un sistema educativo e di formazione culturale profondamente alternativo a quello dato, le cronache registrano manifestazioni e cortei studenteschi contro la guerra del Vietnam, il regime militare in Grecia, l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, la violenta repressione a Città del Messico o a sostegno del Maggio parigino”.
Presto il movimento mette in discussione radicalmente ruoli e istituzioni della “società borghese”. E in molte città il movimento si trova a dover fronteggiare provocazioni e aggressioni neofasciste: gli studenti sono così costretti a recuperare il patrimonio politico dell’antifascismo. Ed infine, nel biennio 1968-69 “è cresciuto un nuovo fermento nelle fabbriche e nei posti di lavoro. Fin dall’autunno 1968 durante i picchetti e gli scioperi gli operai trovano al loro fianco i giovani studenti”.
Nel terzo saggio, “La regione rossa alla prova della contestazione”, Federico Morgagni affronta il tema del rapporto tra il movimento studentesco ed il sistema politico-istituzionale emiliano-romagnolo: “l’obiettivo è quello di mettere a fuoco i tratti assunti da un’esperienza di mobilitazione di massa antiautoritaria ed antistituzionale nel contesto di una regione caratterizzata dalla presenza di partiti di massa fortemente radicati, da un alto tasso di partecipazione alla vita politica e da un Partito comunista egemone nella maggior parte dei territori”.
L’autore evidenzia l’incapacità del sistema politico-istituzionale locale di cogliere le novità presenti nel movimento dei giovani: “I partiti si trovano di fronte ad un attore che non è disponibile a farsi ‘istituzionalizzare’ o a delegare le proprie istanze alle forze politiche tradizionali e che esprime contenuti radicalmente nuovi, non riconducibili alle consuete logiche partitiche”.
Lo stesso PCI si trovò spiazzato rispetto ad una protesta che si inscriveva nell’orizzonte della sinistra ma nello stesso tempo metteva in discussione il suo tradizionale monopolio dell’opposizione sociale. “Nel complesso l’atteggiamento del PCI sul piano regionale, in modo simile a quello nazionale, oscilla tra disponibilità al dialogo e chiusure rispetto alle tendenze più radicali che aumentano progressivamente nel movimento col passare del tempo”.
Preziosa la cronologia finale che, città per città, racconta lo sviluppo degli avvenimenti fra il 1967 e il 1969.
Il progetto complessivo della ricerca ha visto, oltre che la realizzazione di questo volume, anche la costruzione di un portale (https://www.viaemilia68.it) nel quale sono confluiti diversi materiali raccolti ed elaborati dalla rete degli istituti storici dell’Emilia-Romagna: una mappatura dei documenti sui movimenti conservati negli archivi delle città della regione, una ricognizione sui luoghi del Sessantotto corredata da schede e immagini, un glossario e una serie di videointerviste.
Paolo Zaghini