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Il libro di Giancarlo Zoffoli, Paolo Pacini, Domenico Eusebi, Roberto Ballarini:"Montebello. A' stìmi bèn insèn!”


“Così abbiamo fatto rinascere Montebello e salvato Saiano”


23 Aprile 2023 / Paolo Zaghini

Giancarlo Zoffoli, Paolo Pacini, Domenico Eusebi, Roberto Ballarini: “Montebello. A’ stìmi bèn insèn!” – Amazon.

La voce narrante di questo libro è quella di Giancarlo Zoffoli, Sindaco di Santarcangelo di Romagna dal luglio 1980 a novembre 1988, poi Presidente del Comitato Circondariale dal novembre 1988 ad aprile 1995, poi Presidente di AMIR dal 1995 al 2001 e dal novembre 2021 Presidente dell’Associazione “OaSì Insieme per le valli”, nata per far conoscere e valorizzare l’identità ambientale, culturale, sociale e paesaggistica del territorio dell’Oasi di Torriana Montebello, e delle valli dei fiumi Marecchia e Uso. Questo libro nasce all’interno dell’Associazione “OaSì” e per realizzarlo Zoffoli, nato a Montebello nel 1951 e trasferitosi con la famiglia a Santarcangelo nel 1958, ha chiamato ad aiutarlo nella raccolta delle memorie e delle immagini gli amici Paolo Pacini (depositario di un importante archivio familiare in cui sono presenti moltissime foto che in parte sono state utilizzate per il volume), Domenico Eusebi e Roberto Ballarini (già Sindaco di Torriana dal giugno 1981 a luglio 1991, pubblico amministratore a cui Montebello deve molto per la sua rinascita).

Bisogna dire che Montebello è stata una frazione del Comune di Sogliano al Rubicone sino al 1979, quando a seguito di un referendum fra la popolazione locale (aventi diritto 90, votanti 90, 100% di si) la frazione passò sotto il Comune di Torriana. Dal 1º gennaio 2014 Torriana e Poggio Berni hanno dato vita, unendosi, al nuovo comune di Poggio Torriana.

“Montebello aveva i suoi naturali collegamenti con la Valle del Marecchia e poco o niente con Sogliano al Rubicone di cui era frazione solo perché nel 1463 Montebello e Sogliano divennero un unico feudo dei conti Guidi di Bagno fino al 1797 (la famiglia dei conti Guidi è ancor oggi proprietaria del Castello). Nel dopoguerra il comune di Sogliano era povero, senza mezzi e risorse economiche neppure per dare un piccolo aiuto ai montebellesi e la convivenza era solo un peso per entrambi”. “Per i servizi del Comune, Sogliano era troppo lontano (…). Non c’erano strade buone tantomeno automobili. Per arrivare a Sogliano partendo da Montebello bisognava fare una camminata di 11 chilometri in andata e altrettanti al ritorno fra i calanchi non sempre agibili per il fango o la neve”.

Nel 1978 Narciso Pacini, Roberto Ballarini e Domenico Eusebi furono i promotori del referendum, sotto l’egida della Regione Emilia-Romagna, che portò al voto del 1979. In quell’anno la popolazione complessiva, bambini compresi, di Montebello e campagne limitrofe assommava a 130/140 abitanti. Durante la guerra la popolazione era di circa mille abitanti. In poco più di vent’anni oltre l’ottanta per cento della popolazione se ne era andata.

Sulla base delle lapidi del cimitero Zoffoli sostiene che “i cognomi si ripetono, meno di 20 famiglie in tutto”, tutte fra loro imparentate. “Era una cosa che avevo sentito spesso ripetere dalle persone del posto: ‘a Mumbèl a sèm tòt parìnt’ (a Montebello siamo tutti parenti)”.

Il dopoguerra, in mezzo a mille difficoltà, vide i montebellesi ripartire: “La vita tornava a vincere”.

“Poi, nei primi anni ’50 iniziava un cambiamento improvviso quasi impercettibile che in pochissimi anni avrebbe travolto tutto come una valanga in corsa. Ciò che non era accaduto in secoli di storia sarebbe successo in poco più di un decennio”. A metà degli anni ’60 la maggioranza dei montebellesi , e tutte le attività economiche, se n’erano andate: “Montebello stava morendo”. “In quel momento ci furono tre coppie, marito e moglie, che decisero di investire il loro futuro su Montebello e con le loro scelte cambiarono il destino scritto. Antonio (Eusebi) e la Pepina (Giuseppina Canducci). Guerrino (Zoffoli) e la Malfalda (Osanna). Narciso (Pacini) e l’Augusta (Toni)”.

La famiglia Eusebi investì su segmenti innovativi dell’agricoltura, il tartufo e le api. I Zoffoli nel 1958 aprirono la trattoria al posto dell’osteria che già gestivano. Nello stesso periodo compirono la medesima scelta i Pacini che trasformarono la loro piccola bottega in ristorante. “I due ristoranti erano in competizione con una loro identità che li rendeva riconoscibili, non si andava a Montebello per mangiare, ma si andava a mangiare da Zoffoli oppure da Pacini”.

“I due ristoranti avevano una clientela diversa, per i sapori, i rapporti ma c’era anche dell’altro. Negli anni ’60 del secolo scorso la società era divisa in due, i bianchi da una parte e i rossi dall’altra. A Montebello prevalevano i rossi e Zoffoli era uno di quelli. Pacini era bianco e legato alla Chiesa, in minoranza a Montebello”.

Importantissimo il ruolo giocato anche dalle tre donne: la Pepina, la Mafalda e l’Augusta. Il sottotitolo del libro “à stìmi bèn insèn!” (stavamo bene insieme) era la risposta che alle domande di Zoffoli e amici esse davano. Era una risposta che sottolineava l’importanza della comunità, della vita vissuta assieme.

E’ grazie a queste tre famiglie che il Paese è rinato, il loro sogno “è diventato realtà con due ristoranti luoghi di eccellenza dei sapori antichi interpretati con maestria; le offerte eccellenti del territorio; il paesaggio incantato; la storia, l’aria del tempo che si respira in questo luogo unico; la ricchezza di un ambiente con diverse nicchie ecologiche adatte per le specie rare di flora e di fauna presenti, il borgo ben curato e il castello di Azzurrina”.

Zoffoli, con il contributo di molti, poi nella seconda parte del libro ci porta, come in un trekking, in giro per i ghetti, spesso abbandonati ed in rovina, del territorio attorno a Montebello, ma pieni di memorie storiche e delle famiglie che li hanno abitati per secoli (Rontagnano, Pian di Porto, Cà Bella Compagnia, Migliarino, Scanzano, Gessi, Casone, Fagnano, Fontebuona), su sino al Santuario di Saiano. Saiano, grazie all’impegno del Sindaco Ballarini, alla fine degli anni ’80 fu salvata dalla distruzione. La chiesa si trovava in un grave stato di abbandono. Un’azione sinergica fra Comune, Regione Emilia-Romagna, Curia, Fondazione CARIM e le sollecitazioni di Tonino Guerra ne consentirono il recupero. In una nota scrive Giuseppe Chicchi: “Così rinacque Saiano che oggi, insieme a Montebello, è uno dei gioielli di una valle che rivendica giustamente uno sviluppo basato sulla bellezza”.

Zoffoli conclude il libro così: “La nostra generazione ha ricevuto grandi eredità dal passato, il modo migliore per ringraziare è trasferirle ancora più belle a quelli che verranno dopo”. Augurio che condivido e mi consente di poter dire grazie a tutte le persone che operano, spesso in silenzio e gratuitamente, perché questo avvenga.

Paolo Zaghini