‘Ci vuole un fiore’ è il titolo del brano meraviglioso di Gianni Rodari e Sergio Endrigo che descrive il ciclo di vita di un qualcosa che è un tutt’uno con l’ambiente, quel qualcosa che esprime il senso della seconda edizione di Meraveja Mestieri in Versi. Dopo l’eccezionale successo del 2023 alle Officine del Sale di Cervia, il nuovo appuntamento è per lunedì 18 marzo al The Box Hotel di Riccione. Sarà un pomeriggio di incontri e condivisioni, degustazioni e cultura del buono e bello, dedicato alle eccellenze del gusto e del food lifestyle. Il progetto è firmato da meraveja.land ed è prodotto da Turci Bevande, azienda romagnola di distribuzione bevande protagonista sul mercato dal oltre 50 anni, in collaborazione con Officine del Sale - Cervia. Meraveja Mestieri in versi è il salotto italiano del bere e del mangiare bene dove i mestieri sono come le poesie. Ogni fase produttiva è un verso poetico e contribuisce al completamento del poema. I produttori sono i poeti che presentando i prodotti declamano le loro poesie. Sarà possibile, per il pubblico operante nel settore HORECA - Hotellerie-Restaurant-Café -, conoscere l'ampia gamma di offerta prodotti d'eccellenza che TURCI Bevande può offrire e distribuire sul territorio. Ogni stanza e ogni spazio del bellissimo
Recuperato, nell’archivio comunale di San Clemente, un documento della seconda metà dell’Ottocento, nel quale si dettano le disposizioni contro la sofisticazione del vino. Un tema, quello del vino adulterato, ricorrente spesso nell’attualità: gli ultimi fatti di cronaca, dedicati al mercato non immune da “alterazioni”, “ritocchi” e “aggiustamenti”, sono storia recente. Nel fascicolo riemerso dai faldoni, troviamo veri e propri dettami “obbligatori” attraverso cui il “Regolamento per la vigilanza igienica”, firmato dall’allora Sindaco Bartolini, siamo ai tempi del Regno d’Italia e più precisamente all’8 ottobre 1893, chiarisce cosa non è assolutamente lecito fare. A cominciare dall’articolo 42 che recita: “È proibita la vendita delle uve guaste o immature”. San Clemente ha una tradizione vitivinicola che affonda le proprie radici in epoca malatestiana (o forse addirittura antecedente). Non a caso il Vescovo Leale Malatesta, dal quale deriva il nome del borgo di Castelleale, già allora disponeva di possedimenti adatti alla coltivazione della vite e, la storia insegna, lui stesso si disponeva al controllo della vendemmia. La viticoltura è stata ed è ancora vanto del territorio in virtù della presenza di cantine e aziende riconosciute a livello nazionale e internazionale. Tornando al nostro reperto, sono quattro gli articoli inseriti nel Regolamento e preposti a dare indicazioni
Löwengrube, il franchising che promuove in Italia il modello del ristorante-birreria in stile autentico bavarese, va alla conquista di Rimini. Aprirà infatti a inizio aprile il quinto ristorante in Emilia-Romagna con l'insegna presente oggi con una solida rete di oltre trenta punti vendita e 600 persone già impiegate in tutta Italia. Dopo Bologna, Casalecchio di Reno, Modena e Ravenna è dunque la volta di Rimini: e per la nuova avventura in via Bastioni Settentrionali di fronte a Porta Galliana l'azienda ricerca 50 persone tra camerieri di sala, operatori e cuochi di cucina, e team manager, per il servizio a pranzo e cena. Riapre così l’area giardino a fianco dell'area di Porta Galliana, oggetto di recente riqualificazione, e mentre stanno per partire i lavori di restauro delle mura duecentesche che dalla porta raggiungono corso Giovanni XXIII lungo via Bastioni Settentrionali. La bierstube, il tipico ristorante-birreria bavarese, avrà una superficie interna di 600 metri quadri per ospitare circa 200 persone nelle sale suddivise in area Oktoberfest conviviale per i gruppi, spazio family con adiacente area bimbi ispirata al metodo montessoriano e la zona più riservata adatta a coppie e piccoli gruppi di amici. All'estero un grandissimo biergarten di 1200 metri quadri per 700 persone. Il format
Sabato 30, domenica 31 Marzo e lunedì 1° Aprile, presso l’Area Bowling, sulla stale Rimini-San Marino, il 2° Festival internazionale del cibo di strada, organizzato da Eventi 3000. In quei giorni Rimini diventerà, quindi, la capitale dello street food, offrendo ai fortunati visitatori la possibilità di gustare delle ottime birre artigianali e i migliori cibi di strada del mondo e delle Regioni italiane I più originali e selezionati Food Truck daranno la possibilità di assaporare le cucine più variegate: dai tacos e burritos messicani al tradizionale sushi giapponese, passando per piatti di origine coreana, argentina. Il cibo di strada, preparato e poi servito per essere consumato “al volo”, è un’usanza radicata nel tempo e diffusa in tutte ad ogni latitudine, rappresentando una vera e propria espressione di cultura. Mangiare in strada significa sperimentare gusti nuovi e genuinamente aderenti alle tradizioni dei popoli che hanno, nel tempo, elaborato i prodotti delle proprie terre; significa anche dialogare con gli altri ospiti e con i ristoratori, portavoce ciascuno della propria cultura. Info: 327 5775500 eventi3000.com
“Da Nanninella” arriva a Cattolica. Il ristorante e pizzeria napoletana, che conta già tre locali nel centro storico di Napoli, sbarca nella Regina e aprirà in via Fiume, 61 (dove si trovava la Pizzeria Amarcord), nel centro della movida cattolichina. L’apertura è prevista per venerdì 15 marzo. Dalle 17,30/18 fino alle 20 si svolgerà una piccola inaugurazione con un brindisi e poi il locale sarà aperto al pubblico. Michele Colicchio, 44 anni, uno dei soci titolari che hanno avviato questa catena di ristoranti e pizzerie, spiega il perché hanno voluto iniziare questa nuova avventura proprio nella Regina: “Sono nella ristorazione ormai da dieci anni, è un settore che mi è sempre piaciuto, prima facevo l'orefice, tutta un'altra cosa. Ho aperto il primo “Nanninella” nel 2019 e di questo locale sono l’unico proprietario. Poi, insieme a Cristian Moscato, abbiamo deciso di aprire, nel 2021, “Nanninella a Toledo”. E, infine, sempre nel 2021, con Giovanni Rainone, un famoso pizzaiolo, abbiamo dato vita a “7 passi a Chiaia”. Lavorando tantissimo con i turisti, ogni giorno, ci chiedevano quando ne avremmo aperto uno al nord, così io e Rainone ci siamo lanciati in questa nuova avventura. Questo è solo uno dei tanti progetti che abbiamo in
Proseguono le cene “a quattro mani” in 'salotto', il nuovo format ideato e promosso dal Victor Lounge di viale Ceccarini e rivolto ad un target amante delle esperienze luxury. Dopo il grande successo della serata inaugurale in compagnia dello chef Francesco Sposito, un'altra stella della ristorazione farà tappa a Riccione. Giovedì 14 marzo sarà la volta dello chef Domenico Iavarone dello Zest Restaurant del Grand Hotel La Favorita di Sorrento, pronto a conquistare il palato degli appassionati di fine dining in tandem con lo chef 'padrone di casa', Fernando Squitieri. Il tutto accompagnato, come sempre, dalla ricca e selezionatissima proposta di beverage targata Victor Lounge. Domenico Iavarone, originario di Casavatore in provincia di Napoli, ha iniziato il suo percorso professionale all'età di 15 anni. Nel corso della sua carriera ha avuto modo di lavorare al fianco di Gennaro Esposito e Oliver Glowig, mettendo a punto una proposta fortemente ispirata alla valorizzazione in chiave creativa delle materie prime 'povere', con una cucina territoriale e tradizionale nella quale trovano però grande spazio originalità e creatività. E' stato al timone del ristorante "Maxi" (una stella Michelin) dell'hotel Capo la Gala di Vico Equense. Insieme alla sua brigata, è stato il primo chef a portare l’ambita stella Michelin a Torre del Greco. Quella formata
"Ebbene sì a distanza di 6 mesi devo sottopormi ad un nuovo intervento dopo cuore, l'emorroidi.. ora la spalla che mi terrà fermo per 3 mesi. Dopo 2 anni d'inferno prima con problemi di Ernie discali presi calmati e fatto infiltrazioni per arrivare fino alla fine dell'estate scorsa, è arrivato il momento di prendersi del riposo. Abbiamo deciso dopo un periodo di molte riflessioni di chiudere l'attività". E' l'annuncio sui social di Paolo Pacini, che assieme alla moglie Marinella conduceva il ristoramte Pacini nel borgo medievale di Montebello. Uno dei templi della cucina tradizionale romagnola, piatti fatti in casa e prezzi modici oltre a un'impareggiabile vista sulla Valmarecchia che si può godere dalle finestre e dal terrazzo. [caption id="attachment_457317" align="alignleft" width="1440"] La Valmarecchia vista dal ristorante[/caption] "Alla morte improvvisa di mio padre nel novembre 1980 - racconta ancora Paolo Pacini - sono passato in prima persona, avevo 22 anni, con i miei fratelli mia moglie e mia madre a capo del Ristorante realizzato nel lontano 1962 dai miei impavidi genitori lungimiranti nel vedere potenzialità su Montebello, all'epoca non vi erano servizi e strade agiate per arrivare. Direi che se fosse riuscito a vedere dove è arrivato il locale ne sarebbe stato molto orgoglioso.
“Ai funerali vorrebbe essere il morto, ai matrimoni, lo sposo”. Il mio amico, The Doctor, ha ragione, sono così. Mi sono dovuto conquistare lo spazio perché nessuno ti regala niente, nulla è scontato. Ma il mio amico lungimirante dal pelo bianco si è superato. Fuori dalla pazza folla, fuori dalla scontata e violentata Valle, fuori dai luoghi comuni e banali, là dove osano le aquile e con Piero, l’unica certezza ai fornelli, dove si trova la felicità? Nei posti belli, nei vini buoni (No Santini, no party), nelle persone gentili. Ai fortunati e non pochi commensali, il pranzo, ed è riduttivo, è stato fotonico. Poca roba, ma tanta sostanza. Poca roba significa che non siamo usciti con la fame, come è d’abitudine nelle cucine stellate, ma il livello, la qualità, il gusto restano nella memoria, come le poesie che ho liberamente interpretato. Insomma uno spettacolo. I lumachini con il finocchietto (si può ancora dire finocchietto?) erano sublimi, come la seppia con i piselli, il cefalo dorato e gli spaghetti con le poveracce di dimenticata memoria. Il resto è il piacere della Valle, senza cellulari, bambini che rompono i coglioni, un cane bastardo più umano degli umani. Grazie, Doctor, alla prossima. Rurali sempre,
Un altro riconoscimento di prestigio per il Masterchef Cosimo Milanese del ristorante “Losteria del Pesce” di viale Ceccarini a Riccione. L’Associazione Italiana Cuochi, infatti, gli ha conferito il Premio “5 Stelle d’oro della cucina”, un riconoscimento che Milanese si era già aggiudicato nel 2022 e che ritirerà martedi prossimo nel corso di una sfarzosa cerimonia in programma al Best Western Plus di Lecce. Un premio molto importante perché - come spiega il presidente nazionale Aic Simone Falcini - “rappresenta il coronamento della fatica quotidiana che ogni professionista mette ogni giorno per regalare momenti di convivialità ed emozione sulle tavole dei propri clienti. E il premio vuole essere una spinta per continuare quotidianamente con lo stesso impegno a diffondere la buona cucina nel mondo”. [caption id="attachment_457114" align="alignleft" width="935"] Cosimo MIlanese[/caption] Cosimo Milanese - che lo scorso mese di dicembre trascino’ l’Emilia Romagna al successo ai Campionati Italiani AIC di Firenze - ha conquistato l’ambito premio con un piatto di alta cucina: un Tataki di ricciola affumicata, erbe di campo, tartufo (bianchetto) con crumble di pistacchio e frutti rossi. Due anni fa, invece, aveva vinto il premio con un’ostrica in tempura gluten-free con la chutney di mango piccante al profumo di Campari: “Non é la
Più programmazione per limitare gli sprechi e garantire la freschezza di quanto arriva sulle tavole. È la filosofia emersa nella trasmissione “La Natura dal campo alla tavola” andata in onda nei giorni scorsi sul circuito nazionale 7Gold. Durante la puntata sono stati accesi i riflettori sulle filiere dell’azienda Cedior, in particolare su quella degli agrumi, con servizi anche all’interno dello stabilimento e sulle certificazioni ottenute dalla ditta. “Quest’anno la qualità dei mandarini è ottima, grazie a un elevato grado zuccherino - ha esordito il produttore Andrea Tesauro, alla guida di un’azienda agricola in provincia di Palermo -. Confezioniamo per Cedior i mandarini in casse da 7 kg e, in 24 ore, il prodotto passa dal campo allo stabilimento in Lombardia”. Dalla Sicilia alla Calabria: il produttore Salvatore Longo, in provincia di Reggio Calabria, ha prodotto clementine da novembre a metà gennaio, per poi proseguire con altre varietà più tardive. “Da oltre 20 anni facciamo programmazione con Cedior, e siamo soddisfatti del rapporto in essere”. Programmazione pare essere la parola chiave, come sottolinea Maria Angela Cugini responsabile commerciale di Cedior. “I nostri clienti chiedono continuità di forniture e questo è possibile solo grazie a una precisa programmazione che, grazie a produttori
Conserva ancora tutte le caratteristiche della vecchia osteria di una volta, l'ultima attività che da venerdì scorso è entrata a far parte del prestigioso Albo delle Botteghe Storiche del Comune di Rimini. Si tratta dell'Osteria "Le Logge", che a Marina Centro, in viale Trieste 5, svolge da decenni la sua ambita attività di ristorazione e pizzeria. Un locale i cui arredi, nella quasi totalità, sono rimasti quelli dell'apertura, e che conserva attrezzature d'epoca pienamente in uso, come la macchina del caffè del 1964 che ancora svolge degnamente il proprio servizio. Custode del tempo e delle tradizioni culinarie e testimone della storia, la famiglia di ristoratori Giacomozzi, che da decenni fa questo mestiere (anche se in gestione alle Logge "solo" dal 1998). Segreto e punto di riferimento della cucina, l'ex titolare Maria, che ancora oggi è dietro i fornelli, con i suoi 88 anni, per la soddisfazione di una clientela affezionata. Un locale che esercita da oltre 50 anni e che ha avuto varie gestioni, fino all’aprile del 1998, quando è subentrata la famiglia Giacomozzi, papà Mario, mamma Maria e i figli Carlo e Sandra che lo hanno trasformato in osteria pizzeria. Ancora oggi nel locale sono custoditi tanti ‘cimeli’, che si possono
Valentina Pecci insieme al babbo Ezio e alla mamma Antonietta sono stati al concorso di packaging e visual design "Le forme dell'olio" durante l'evento Olio Officina presso la Fabbrica del Vapore di Milano, lo scorso venerdì 1 marzo, per ritirare un prestigioso riconoscimento. La famiglia Pecci di Morciano di Romagna ha conquistato l'oro in tre categorie distintive: Linea Commerciale Oli Gourmet, Condimenti Aromatizzati e Oli Gourmet. Un trionfo che sottolinea la straordinaria fusione tra l'arte dell'olio extra vergine d'oliva e il design geometrico innovativo proposto dal designer Francesco Capocci. Il designer ha ispirato la creazione di una collezione unica, che unisce forme pulite, colori audaci e un'estetica moderna, offrendo un'esperienza sensoriale senza precedenti. La grafica delle etichette trasmette la purezza e l'equilibrio dell'olio extra vergine d'oliva attraverso sfumature eteree di verde, giallo e blu, tipiche del movimento Bauhaus. Linee precise, cerchi e quadrati avvolgono le bottiglie, narrando la storia di un processo di produzione accuratamente elaborato, enfatizzando la qualità superiore del prodotto. La sperimentazione e il connubio tra la tradizione dell'olio evo e l'avanguardia del design Bauhaus danno vita a un'esclusiva collezione di opere da gustare. Ogni bottiglia diventa così un connubio tra il gusto autentico dell'olio e la