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Da villaggio a capitale del turismo: la lezione di Riccione


19 Marzo 2023 / Paolo Zaghini

Andrea Pollarini, Claudio Villa: “Imparare da Riccione. Analisi storica dei significati di una capitale turistica” – Maggioli.

Imparare da Riccione? Sì certamente, perché spesso Riccione è stata la prima in tante situazioni: la “città giardino”; i grandi spazi per avvenimenti ricreativi, sportivi, culturali; i parchi tematici; i locali da ballo; le mode susseguitesi nei decenni; e tanto altro ancora.

Ma quello che è straordinario complessivamente è la storia della trasformazione di un piccolo ghetto di case, frazione periferica di Rimini, che nel 1881 contava appena 2.228 abitanti, in uno dei centri turistici più importanti d’Europa nei suoi 160 anni di storia turistica (l’atto fondativo del turismo riccionese viene comunemente ricondotto all’inaugurazione della fermata ferroviaria posta lungo il tratto Bologna-Pesaro, avvenuta il 1° gennaio 1862, e fortemente voluta da don Carlo Tonini, parroco di San Martino).

I due autori hanno contribuito negli ultimi decenni a “leggere” l’evoluzione di Riccione, meta turistica: Andrea Pollarini, autore di questi testi del volume, come animatore della Scuola Superiore del Loisir e degli Eventi di Comunicazione; Claudio Villa, come testimonial e autore dell’iconografia del libro, in quanto direttore dei parchi riccionesi e consulente per la comunicazione turistica.

“Queste caratteristiche particolari (l’esistenza di un’’intelligenza collettiva’ che ci consente di considerare questo sistema territoriale, almeno nel suo primo periodo di sviluppo, come una sorta di ‘impresa familiare’ in grado di sviluppare un’identità ‘di marca’ riconoscibile e la capacità di questa impresa di adeguarsi per lungo tempo alle complesse trasformazioni del mercato turistico) fanno di Riccione un punto di riferimento molto particolare per chiunque voglia analizzare l’evoluzione del turismo balneare in Italia nelle sue diverse configurazioni storiche, quanto meno per quanto concerne il periodo compreso tra la ‘seconda età balneare’ (quella definita della centralità della spiaggia) e il consolidamento dei ‘turismi’ ossia, in pratica, per tutto il XX secolo. E’ in questo intervallo di tempo che Riccione costruisce quel ‘catalogo’ di attività e di significati che ne attestano la peculiarità”.

Pollarini ci fornisce una lettura direi sociologica dell’evoluzione della Città di Riccione e del suo rapportarsi con la sua principale (se non unica) attività economica: il turismo. Partendo dai primordi, cioè dai ragazzi malati di tubercolosi e di scrofola, portati a Riccione da don Tonini, e sistemati nei primi ospizi marini di Emilio Amati e del conte Giacinto Martinelli sino all’avvento odierno dei turismi (giovanile, sportivo, culturale). Passando per gli anni del fascismo e della presenza riccionese di Benito Mussolini e della sua famiglia (dal 1933 al 1941).

Straordinario leader mediatico, Mussolini attraverso la stampa, i cinegiornali LUCE, la radio, costruisce la propria immagine pubblica. E Riccione è per lui un palcoscenico straordinario. Da un lato la mitizzazione del capo, dall’altro la quotidianizzazione della sua immagine per apparire come “il prototipo dell’uomo nuovo fascista anche nelle attività più comuni (…). Un politico che pratica gli sport meglio di qualunque sportivo, che pilota l’aereo o la moto con consumata perizia, che miete il grano o innalza edifici come il più solerte dei contadini o il più abile dei muratori e che una volta approdato in spiaggia diventa il bagnante perfetto, perso tra le migliaia di altri bagnanti ma, allo stesso tempo, assolutamente inconfondibile”.

Pollarini è bravissimo a mixare, traendo dal racconto degli avvenimenti nei decenni, tutto ciò che è utile a promuovere Riccione, la sua immagine, il suo fascino attrattivo. Solo per citare alcuni di questi: dalle corse in moto ai film girati a Riccione, dal Raduno delle stelle e dei divi del 1939 al Premio Ilaria Alpi (svoltosi fra il 1995 e il 2014), dai ‘treni popolari’ del 1931 al Delphinarium (aperto nel 1962), dalla pedonalizzazione di Viale Ceccarini (avvenuta nel 1989) all’apertura del Cocoricò nel 1989, dal Premio per il Teatro a partire dal 1947 ai libri di Pier Vittorio Tondelli. Passando dalle presenze di grandi personaggi a quelle di attrici ed attori. E’ dagli anni ’20 e ’30 che “Riccione comincia a manifestare una propensione non comune per la ricerca della ‘novità’ nei diversi aspetti dell’offerta turistica che la caratterizzerà per i decenni a seguire”.

Una sottolineatura sulla famiglia Savioli: “Quella dei Savioli è una vera e propria dinastia le cui iniziative hanno inciso nella definizione dell’’identità di marca’ di Riccione forse più di chiunque altro nella storia turistica della destinazione (…). Sono albergatori ma con un gusto particolare per l’intrattenimento e per la messa in scena (…). Il [dancing] Savioli partecipa alla definizione dello ‘standing’ dell’età d’oro di Riccione – che va dal 1922 al 1939, ossia dalla costituzione del Municipio allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale”.

“Riccione è una ‘città nuova’ non solo nella realizzazione ma soprattutto nell’impostazione e per le funzioni che è chiamata a svolgere. Nella ‘nuovissima città del loisir’ tutto costituisce una novità, per il semplice fatto che tutto deve essere ancora inventato a cominciare dal ‘concept’ – inimmaginabile solo pochi anni prima – di una spiaggia antropizzata e luogo delle relazioni sociali. E’ quindi naturale che in questo contesto hardware urbano e software turistico tendano ad intrecciarsi e ad alimentarsi reciprocamente nel segno della novità”.

Sicuramente uno dei libri più interessanti letti sulla storia riccionese, ma nel libro manca però completamente la politica, gli uomini che compirono le scelte strategiche, fossero essi in Municipio o all’Azienda di Soggiorno. Senza di essi la filosofia della innovazione su cui Pollarini ha accentrato tutti i suoi ragionamenti nel volume difficilmente si sarebbe potuta attuare.

Infine una domanda. Pollarini scrive: “Una comunità alla cui coesione ha sicuramente giovato, almeno fino agli anni Venti, l’esistenza di un ‘avversario’ esterno (rappresentato dall’Amministrazione Comunale di Rimini, di cui Riccione costituiva l’estremo lembo meridionale)”. Siamo sicuri “fino agli anni Venti”?

Paolo Zaghini