HomePoliticaDante di destra fa ridere, ma la sinistra senza più scudo della Costituzione è meno divertente

Ci stanno dicendo che non sono “conservatori” in senso liberale, ma in senso popolare, perciò in grado di “sostituirci”


Dante di destra fa ridere, ma la sinistra senza più scudo della Costituzione è meno divertente


17 Gennaio 2023 / Giuseppe Chicchi

La ricreazione è finita!
Essendo indegnamente Presidente della ravennate Associazione Amici di Dante e dell’Associazione “Istituto Gramsci Rimini”, mi trovo nella spiacevole situazione di essere doppiamente chiamato in causa per le dichiarazioni dedicate a Dante e Gramsci dal Ministro Sangiuliano e dal deputato di Fratelli d’Italia Rampelli,.

Ammesso che i due abbiano letto Dante e Gramsci (Mussolini conosceva bene Dante e conosceva anche Gramsci visto che ospitava su L’Avanti i suoi scritti giovanili), credo sia legittimo porsi qualche domanda. Perché i due suddetti decidono di appropriarsi di due padri della patria di questo calibro?

Dante appartiene a tutti e nessuno nello stesso tempo. Da uomo di sinistra non ho mai pensato di utilizzare Dante a sostegno della mia visione laica dello Stato, se non altro perché in mezzo c’è stato qualcosa che si chiamava Illuminismo. Avrei potuto farlo citando “i due rettori”, il Papa e l’Imperatore, che Dante vuole nettamente distinti in polemica con il potere temporale della Chiesa. La stessa cosa che sosterrà più tardi Cavour (Libera Chiesa in libero Stato) smentito però dal Mussolini del Concordato.

O avrei potuto citare il Dante che, in nome dell’unica lingua nazionale, sufficientemente colta da poter sostituire il latino, ma vicina alla lingua parlata per essere compresa da tutti (quella che si apprende dalla nutrice, dice Dante). Ecco, credo che Dante si sarebbe opposto all’autonomia differenziata del Governo Meloni che allontanerà le scuole del nord da quelle del sud.

Allo stesso modo Gramsci avrebbe respinto la lettura che Rampelli ha fatto del concetto di “egemonia” che non ha nulla a che vedere con il concetto di “forza”, ma attiene piuttosto alla capacità delle idee, in una società socialmente frammentata, di dare un senso di marcia al pensiero collettivo. Esattamente in questo sta la modernità di Gramsci: anche le idee, non solo le condizioni materiali, concorrono alla lotta per l’emancipazione. Naturalmente Gramsci fu accusato (da sinistra) di idealismo, ma questo è un altro discorso.

A mio parere però la vera domanda è un’altra.

Perché, avendo l’obiettivo legittimo di fornire spessore culturale all’azione del loro governo, Rampulli e Sangiuliano non hanno scelto esponenti, pur importanti, della Destra italiana, da D’annunzio a Giovanni Gentile?

Credo che emerga da queste uscite un po’ improvvisate un disegno meno improvvisato di caratterizzare quel “conservatorismo” popolare di cui parla Meloni, strutturalmente connesso con le istanze di progresso che hanno attraversato il popolo italiano sotto le bandiere ormai stanche della sinistra. Ci stanno insomma dicendo che loro partono dalla stessa matrice popolare e si sentono in grado di dare risposte ai bisogni delle masse ancorandoli ai nuclei portanti della tradizione. Ci stanno dicendo che non sono “conservatori” in senso liberale, ma in senso popolare, perciò in grado di “sostituirci”.

Penso che sia un’idea troppo semplice per quella settima potenza industriale che è l’Italia. Ma questa idea semplice opera su una demolizione dei corpi intermedi (gli strumenti dell’egemonia di Gramsci) che la sinistra ha appena compiuto (abolizione di quartieri e province, del finanziamento pubblico ai partiti, jobs act e precarietà, ottocento contratti di lavoro diversi e indebolimento dei sindacati, ecc.) evidenziando subalternità alla egemonia del nuovo liberismo.

Per la prima volta dal dopoguerra, si affaccia al potere una compagine politica che non ha legami profondi con la nostra Costituzione, che ha anzi radicalmente avversato l’atto fondante di essa, la lotta per la Liberazione.

Ecco perché, conversando con amici della mia generazione, mi capita di sintetizzare così questo ragionamento: attenzione, perché la ricreazione è finita! Non è più scontata l’efficacia di quello “scudo” che per settanta anni la Costituzione ha garantito, grazie ai partiti di massa che in essa si riconoscevano.

Giuseppe Chicchi