HomeEconomia e Lavoro“Fatturati record ma stipendi fermi”: sciopero blocca comparto legno Emilia-Romagna

Secondo i sindacati adesioni oltre il 90%


“Fatturati record ma stipendi fermi”: sciopero blocca comparto legno Emilia-Romagna


21 Aprile 2023 / Redazione

Si ferma l’industria del legno in Emilia-Romagna per lo sciopero nazionale del comparto legno e arredo indetto da Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil. Secondo le stime dei sindacati, la partecipazione alla mobilitazione è stata alta, con una media del 90%. Ecco qualche esempio: Vertaglia Infissi 95%, Ferretti Rimini 95%, Ferretti Cattolica 85%, Tecnoform 90%, Coop Imballaggio 100%, Marinelli 65%, Imola legno 60%.

Al centro della protesta il rifiuto di FederLegno di riconoscere “i giusti aumenti retributivi ai lavoratori nonostante il settore venga da tre anni di fatturati record (+14% nel 2020, + 25,5% nel 2021, +12,6% nel 2022)”, spiegano i sindacati. “Di questi profitti i lavoratori non hanno visto un euro, anzi FederLegno vuole far saltare il meccanismo di recupero automatico dell’inflazione reale. Oggi le imprese hanno deciso di non rispettare l’accordo firmato che prevede un meccanismo di recupero dell’inflazione reale, e negano la rivalutazione delle retribuzioni che, per il 2022, corrisponde a circa 130 euro al mese di aumento della paga base”, spiegano le sigle di categoria. “Federlegno chiede inoltre che il contratto venga bloccato per un anno, negando ai lavoratori ogni miglioramento su orario, diritti e tutele. Tutto ciò è per noi inaccettabile e continueremo a chiedere: aumenti retributivi in linea con l’inflazione per tutelare il potere d’acquisto e per combattere l’incremento di prezzi e delle bollette, meno ore di lavoro a parità di retribuzione, maggiore formazione per gli operai e per gli impiegati di un settore che resta fondamentale per l’economia italiana, come dimostra il successo del Salone del Mobile di Milano”, aggiungono Fillea, Filca e Feneal.

“Non dimentichiamo che i lavoratori del settore del mobile e arredo hanno affrontato le difficoltà dovute alla crisi economica 2010-2018 e al Covid, supportando e sostenendo le loro aziende attraverso flessibilità, riduzione dei salari, processi di riqualificazione, casse integrazioni e licenziamenti, permettendo a molte aziende di traguardare la crisi e rilanciarsi. Oggi queste imprese riscuotono i positivi risultati generati da questi passaggi ed è corretto contrattualmente ed eticamente che diano ai lavoratori, non di più, ma almeno quanto loro spettante a seguito di accordi sottoscritti per il rinnovo del contratto nazionale”, scandiscono i sindacati, che si sono ritrovati questa mattina assieme ai lavoratori di fronte alla sede di Confindustria a Forlì. Una delegazione composta dai segretari generali del territorio di Forlì Cesena è stata ricevuta dal direttore generale di Confindustria Romagna, Marco Chimenti.

“Confindustria locale, pur consapevole delle posizioni divergenti, si è assunta l’impegno di cercare di far riaprire il confronto al fine di evitare ulteriori forme di lotte”, riferiscono i rappresentanti dei lavoratori. Anche la Fillea Cgil di Piacenza ha partecipato con una delegazione di lavoratori piacentini. “Siamo qui per rivendicare aumenti retributivi, meno ore di lavoro a pari retribuzione, maggiore formazione per gli operai e gli impiegati di uno dei settori cardine dell’economia e dell’export italiano”, ha spiegato Marco Efori, segretario generale della Fillea-Cgil di Piacenza. Alta la partecipazione allo sciopero anche nelle aziende imolesi: 90% alla 3Ellen, 80% alla Flay, 60% a Imola Legno.

(Agenzia DIRE)